Il presidente degli Stati uniti arriva a Roma, dove incontrerà il Papa, dopo un importante incontro a Bruxelles circa la cooperazione tra Usa e Unione europea, terminato con un discorso che ha esaltato i «giovani ucraini scesi in piazza contro il governo corrotto di Yanukovich», dimentico forse della componente neonazista che ha determinato militarmente l’esito di quelle proteste.

Il presidente degli States, accusato in patria di essere troppo attento ultimamente alla strategia «pivot to Asia» (da notare che anche il presidente cinese Xi Jinping sta svolgendo un tour europeo, tutto basato su contratti commerciali) e poco incline a dedicarsi al rapporto, un tempo privilegiato, con la vecchia Europa, ha usato toni da maestro che torna sui banchi di scuola per richiamare all’ordine gli alunni.

Obama ha ricordato gli impegni dei paesi dell’Alleanza circa la necessità di difendersi, senza mancare di ricordare la rilevanza di quei paesi ex patto di Varsavia, che hanno la necessità di armarsi più di altri. Secondo Obama il caso ucraino dimostrerebbe che «la libertà non è gratis», ma si paga. E a riscuotere sarebbero sempre loro, gli Stati uniti. Questa volta su due fronti, quello delle spese della difesa, vedi gli F35 all’Italia, e perfino quello del gas. Alla fine, infatti, la crisi ucraina potrebbe giocare a favore proprio delle riserve di gas americano che Obama ha ufficialmente decretato «a disposizione dei paesi europei». Un decisionismo, quello di Obama, che secondo i suoi critici è spesso mancato.

Rispetto all’Europa, poi, gli Stati uniti anche con la guida Obama, sembrano percorrere quella strategia neocon che vede una «Nuova Europa», formata dagli allettanti paesi dell’est e una «Vecchia Europa», più riottosa a sottostare ai diktat di Washington.

In primo luogo, la Nato. Obama ha sottolineato l’importanza delle spese per la difesa, dicendosi anzi «preoccupato» per il calo di tali voci nei bilanci nazionali. Per questo, controllerà i compiti a casa, come forse direbbe Renzi: La Nato – ha specificato Obama – «è la pietra angolare della sicurezza degli Usa e dell’Europa e al centro c’è l’articolo 5 per la difesa collettiva». Ci sono «paesi piccoli e grandi, ma sono tutti uguali» quando si tratta di difenderli e ci sono piani per tutti. Per questo, ha aggiunto Obama, «ho chiesto che la prossima settimana i ministri Nato verifichino se i piani sono aggiornati».

E chi più di altri dovrebbe preoccuparsi delle proprie spese militari? I vicini di casa, nonché ex alleati dei russi, a confermare come il piano di espansione a est della Nato, non sia solo un sospetto dei critici nei confronti del presidente Usa. L’Alleanza – infatti – dovrebbe «fare di più per garantire una normale presenza della Nato in quei paesi che si possano sentire vulnerabili», aggiungendo che un’azione del genere «potrebbe essere eseguita con le nostre capacità attuali». Il presidente Usa ha poi sottolineato che un’adesione di Ucraina e Georgia alla Nato non è una prospettiva immediata, mentre continueranno le esercitazioni con i paesi ex patto di Varsavia: Public Order 2014 si svolgerà con la polizia militare polacca, paese tra i più vicini in questo momento agli Usa, come confermato dalla visita di Biden che ha ribadito l’ok al proseguimento dello scudo spaziale. Infine c’è l’operazione Sud 2014 con le fanterie di montagna di Romania e Moldova.

E a proposito di scenari di guerra, ancora ieri il Pentagono si è detto allarmato per la presenza di decine di migliaia di soldati russi nei pressi della frontiera orientale ucraina.

C’è poi il non secondario discorso energetico: la crisi ucraina rischia di lasciare all’Europa un problema ingente con la fornitura di gas dalla Russia, ne sanno qualcosa a Kiev. Per questo Usa e Ue hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, secondo la quale «la situazione in Ucraina dimostra la necessità di rafforzare la sicurezza energetica in Europa. Per questo stiamo valutando nuove collaborazioni per raggiungere questo obiettivo».

Ue e Usa accolgono «con favore la prospettiva di esportazioni future di gas naturale liquefatto dagli Usa: l’Europa e altri partner strategici beneficeranno di ulteriori forniture a livello globale». Usa e Ue «concordano sull’importanza di raddoppiare gli sforzi transatlantici a sostegno della sicurezza energetica europea».