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I repubblicani sul piede di guerra, ma gli Usa sono pronti al «disgelo cubano»

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Usa/Cuba A Panama John Kerry ha incontrato il ministro degli esteri cubano Bruno Rodriguez

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 11 aprile 2015
Luca CeladaLOS ANGELES

È iniziato col ricevimento in onore dei capi di stato il 7mo Summit del Oas a Panama, il primo che vede la partecipazione di Cuba esclusa finora per volontà degli Stati uniti dai vertici emisferici. Mentre scriviamo, la cena offerta dal presidente panamense Varela Rodriguez era in programma per venerdì sera (alba di oggi in Italia) e la solenne apertura della cumbre de las Americas è anche la prima occasione per l’incontro da tutti atteso fra Raul Castro e Barack Obama.

La stretta di mano fra i due leader, la prima da quella storica del 2013 ai funerali di Nelson Mandela in Sud Africa, sarà l’evento clou del summit e dovrebbe sancire ufficialmente davanti a tutte le nazioni dell’emisfero il «disgelo cubano» annunciato da Obama lo scorso dicembre. Un prerequisito in questo senso riguarda la rimozione di Cuba dalla lista americana degli stati «sponsor di terrorismo», che comprende tre altri paesi: Siria, Iran e Sudan. Si tratta di un elenco unilaterale e artificioso, strumentale agli interessi geopolitici americani di cui Cuba fa parte dal 1982, una reliquia ormai anacronistica delle fiction sottese agli interventi nei conflitti regionali degli anni 80, col pretesto della «destabilizzazione» cubana in Centro America, l’appoggio all’Eta e i contatti diplomatici dell’Avana con la Corea del Nord.

Come parte della meticolosa manovra sul re-approchement caraibico, alla vigilia di Panama City, Obama ha compiuto una tappa di avvicinamento in Giamaica dove ha annunciato che il dipartimento di Stato avrebbe inoltrato «al vaglio della Casa bianca» la propria valutazione in merito alla lista.

Precedentemente il presidente aveva puntualizzato che la lista non deve necessariamente riflettere «la completa unità di vedute» fra Usa e il paese in questione ma solo l’effettiva attività terroristica. Il premier giamaicano Portia Simpson-Miller lo ha ringraziato per «l’apertura cubana» dandogli il benvenuto «dalla parte giusta dell storia.»

La «promozione» di Cuba è dunque virtualmente acquisita, anche perché si tratta di una precondizione dell’ambasciata che Washington vuole riaprire all’Avana. L’unica incognita a questo punto è se l’annuncio verrà fatto oggi, domani o successivamente alla conclusione del vertice. Sempre alla vigilia, Obama ha parlato al telefono – per la seconda volta in tre mesi – con Raul Castro, mentre a Panama John Kerry si incontrava col ministro degli esteri cubano Bruno Rodriguez, primo incontro ufficiale di questo livello in 50 anni.

Si profila insomma un trionfo, che assieme al dialogo iraniano, dovrebbe essere un pilastro di una nuova realpolitik estera obamiana, anche se sicuramente non mancano le incognite da risolvere. Ne è stata una dimostrazione la scazzottata avvenuta giovedì davanti all’ambasciata cubana a Panama fra elementi pro governativi e dissidenti. Questi ultimi fanno riferimento – in particolare – alla comunità oltranzista degli emigrati in Florida e sono in grado di tenere ostaggio la politica cubana degli Usa in virtù dell’importanza decisiva dello Stato nelle elezioni presidenziali.

Non a caso il senatore cubano-americano Marco Rubio – giovane promessa repubblicana e prossimo candidato presidenziale – ha subito fatto dell’opposizione all’apertura cubana il tema centrale della propria campagna, annunciando opposizione ad oltranza nel congresso a maggioranza repubblicana. Per la prima volta in mezzo secolo non è però assicurato che l’opposizione sia abbastanza compatta da deragliare la distensione anche per l’entità degli interessi economici in ballo.

Altri «dettagli» destinati a far parte dei negoziati già in corso da gennaio fra Washington e l’Avana sono l’estradizione reclamata dal governatore conservatore del New Jersey Chris Christie, della ex pantera nera Joanne Chesimard accusata dell’uccisione di un poliziotto nel 1973 e rifugiatasi a Cuba dopo una rocambolesca fuga di prigione nel 1979. Castro ha escluso la sua estradizione, soprattutto dato lo scandaloso asilo di cui gode tuttora Luis Posada Carriles, il più famigerato dei terroristi esiliati cubani, autore con l’ausilio della Cia dell’attentato al volo Cubana de Aviacion 455 costato la vita 73 passeggeri nel 1976.

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