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Nuovo record negativo per le nascite

Nuovo record negativo per le nascite

Il report Istat riferito al 2021 L'anno scorso ci sono stati circa 4.500 nati in meno rispetto al 2020, dal 2008 il calo è del 30,6%. L’età media per partorire il primo figlio sale ancora attestandosi a 31 anni e 6 mesi

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 20 dicembre 2022

Nel 2021 le nascite in Italia sono state 400.249, circa 4.500 in meno rispetto al 2020 (meno 1,1%). Dal 2008 sono diminuite di 176.410 unità (meno 30,6%). Un calo attribuibile per la quasi totalità alle coppie di genitori entrambi italiani (circa 166mila in meno rispetto al 2008). Sono i dati Istat contenuti nel rapporto su natalità e fecondità 2021. A diminuire sono soprattutto le nascite all’interno delle coppie sposate (240.428), quasi 20mila in meno rispetto al 2020 e 223mila in meno rispetto al 2008 (meno 48,2%). Un dato che deriva dal forte calo dei matrimoni su cui poi si è innestata la pandemia. Infatti, secondo i dati provvisori riferiti a gennaio-settembre 2022, le nascite sono calate di 6mila unità rispetto allo stesso periodo del 2021, poco più della metà di quanto osservato nei mesi gennaio-settembre del 2021 nel confronto con gli stressi nove mesi del 2020, epoca Covid.

Il calo delle nascite risente innanzitutto dei cambiamenti della popolazione femminile in età feconda (15 – 49 anni): in questa fascia d’età le donne italiane sono sempre meno numerose. Quelle nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta sono quasi del tutto uscite dalla fase riproduttiva; le generazioni più giovani sono sempre meno numerose poiché scontano il forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995. A partire dagli anni 2000 l’apporto dell’immigrazione ha solo parzialmente contenuto gli effetti del baby bust. E l’apporto positivo sta perdendo efficacia man mano che invecchia anche la popolazione straniera residente.

Si rafforza, invece, l’aumento dei nati fuori dal matrimonio: sono stati 159.821 nel 2021 (più 14mila nell’ultimo anno, più 47mila dal 2008) pari al 39,9% del totale. Il peso è maggiore nel Centro (46%) mentre nel Sud la quota è inferiore (34,8% nel 2021) ma suo incremento è più rapido e sta riducendo i differenziali con le altre zone del Paese. Nel caso di genitori entrambi italiani, i nati fuori del matrimonio raggiungono il 43%. Nel caso di coppie miste, l’incidenza è più elevata se è il padre a essere straniero (37,3%) rispetto alle coppie con madre straniera (31,8%). Per i nati da genitori entrambi stranieri la quota raggiunge il 26,5%. Dal 2012 al 2021 diminuiscono anche i nati con almeno un genitore straniero (21.461 in meno) che, con 85.878 unità, costituiscono il 21,5% del totale dei nati. Nel 2021 hanno ottenuto la cittadinanza italiana 121.457 stranieri; le donne sono 61.544 (il 50,7% del totale), il 57,9% ha un’età tra 15 e 49 anni.

Nel 2021 si è registrato un valore medio di 1,25 figli (1,24 nel 2020) per donna in età feconda, si tratta di una modesta ripresa che segue un lungo periodo di diminuzione in atto dal 2010, quando si registrò 1,44 figli per donna. Per trovare livelli di fecondità così bassi bisogna tornare ai primi anni 2000 (ma il minimo è di 1,19 registrato nel 1995). Una decrescita compensata, come detto, solo in parte dalla popolazione residente di origine straniera.

Al Nord i livelli più elevati di fecondità (1,31 nel Nord est e 1,26 nel Nord ovest) con Bolzano e Trento (rispettivamente 1,72 e 1,42), Veneto (1,30), Lombardia ed Emilia Romagna (1,27). Un dato che si spiega anche con la maggior percentuale di popolazione di origine straniera. Al Sud si segnalano Sicilia (1,35) e Campania (1,28). Al Centro il livello di fecondità è risalito da 1,17 a 1,19. La Sardegna continua a presentare il valore più basso (0,99). Rispetto al 1995, l’età media del parto è aumenta di oltre due anni, raggiungendo i 32 anni e 4 mesi; in misura ancora più marcata è cresciuta anche l’età media alla nascita del primo figlio, che si è attestata a 31 anni e 6 mesi nel 2021 (oltre tre anni in più rispetto al 1995).

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