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Nuovo progetto editoriale di Yoani Sanchez. Pagato e propagandato da Miami

Nuovo progetto editoriale di Yoani Sanchez. Pagato e propagandato da MiamiLa blogger cubana Yoani Sanchez – Reuters

CUBA Lo sfogo del suo ex traduttore italiano: "pensa solo ai soldi"

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 18 maggio 2014

La superbloguera Yoani Sánchez ha annunciato che il prossimo 21 maggio inizierà a uscire la sua nuova creatura, il periodico digitale «14Ymedio» che verrà diffuso online, e a Cuba anche per Cd e con chiavetta Usb. Per gli appassionati – a Cuba veramente pochi – la giornalista ha annunciato al mondo che la nuova testata contiene la Y, marchio di fabbrica del suo premiatissimo blog «Generación Y», il numero 14 in riferimento al suo appartamento dell’Avana dove si «riunirà la redazione» e infine la parola medio, come mezzo di comunicazione.

La giornalista ha fatto sapere che il periodico sarà «indipendente», dunque, come la sua ispiratrice, «non sarà legato ad alcun partito». Il fatto che la notizia sia stata data attraverso Martí noticias, il portale digitale di Miami – portavoce ufficioso della Sánchez – finanziato da governo nordamericano come parte della sua politica «per abbattere il regime dei Castro», non testimonia a favore di tale «indipendenza».
Per cercare di acuire l’interesse dei soliti duri anticastristi e di chi, purtroppo molti, ha pensato alla giornalista – come l’ha accreditata anche il settimanale Time – alla stregua di una specie di Davide che si batte contro il Golia del «regime cubano», Sánchez, nel suo noto blog, ha già provveduto a informare di pressioni e minacce ricevute dalla redazione.

«Sarà un’impresa difficile, ha scritto, alcuni collaboratori hanno già ricevuto avvertimenti dalla Sicurezza di Stato». Come in passato, non viene fornita alcuna prova di tali vessazioni e minacce, che peraltro pochi all’Avana, anche tra analisti indipendenti, come lo storico Lopez Oliva, credono veritiere. «È risibile pensare che il governo si preoccupi della nuova iniziativa della Sánchez. Quasi nessuno nell’isola la conosce e ben pochi cubani de a pié (gente comune) ha la possibilità o la voglia di leggere un periodico scaricabile su internet. Il suo blog, poi, nell’ultimo anno – dopo che l’autrice ha potuto uscire industurbata a ritirare i vari premi e le prebende per i suoi scritti – è diventato una specie di broma (barzelletta) che si occupa di problemi (fontane senz’acqua ad esempio) ben lontani dalle preoccupazioni quotidiane dei cubani.

Al contrario, il nuovo periodico online sarà una prova che a Cuba si può criticare il governo, purché chi lo fa non conti nulla. E infatti, per sua ammissione, nè lei, nè il marito Reinaldo Escobar che fa parte della redazione, hanno ricevuto alcuna minaccia».

Le stesse critiche provengono dall’ex traduttore italiano della Sánchez, Giordano Lupi –rimasto senza lavoro dopo che la bloguera ha sciolto il contratto che la legava alla Stampa – il quale ora si rende conto che «in realtà lo scopo di Yoani Sánchez è sempre stato quello di diventare ricca e famosa». Alla faccia della «lotta per la libertà di Cuba» contro la «dittatura dei Castro», proclamata per anni e regolarmente tradotta e avallata dallo stesso Lupi. Il quale confessa candidamente di «dubitare che Yoani non fosse un’agente della Cia – come dicevano i suoi detrattori – quanto della famiglia Castro, stipendiata per gettare fumo negli occhi…Una blogger che a Cuba nessuno conosce e che nessuno infastidisce, che non viene minacciata, imprigionata, zittita, che non ha problemi a entrare e uscire dal suo paese».

Dal dramma alla farsa dunque. Dove uno degli autori di questa sorta di bufala mondiale – così pensa Lupi – si pente in ritardo. E si unisce alle accuse al vetriolo che nella stessa «opposizione» al governo cubano, divisa e litigiosa, erano state indirizzate alla Sánchez. E proprio servizi segreti Usa, rendendosi conto del poco impatto di Yoani, sono passati a pratiche ben più «invasive», come il twitter anticastrista «Zunzuneo» e la nuova ondata di messaggi diffusi nei giorni scorsi da @DespiertaCuba che si definisce «il wifi umano di Cuba» che utilizza «capitali al 100% cubani». I testi diffusi uniscono alla critica politica l’invito alla protesta e a unirsi ai dissidenti; di alcuni di questi vengono diffusi i numeri di telefono.

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