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Nuovo processo per Berlusconi: «Comprò De Gregorio»

Nuovo processo per Berlusconi: «Comprò De Gregorio»L'ex senatore dipietrista Sergio De Gregorio

Napoli «Tre milioni per far cadere Prodi», Il Cavaliere rinviato a giudizio. Gli avvocati di Lavitola: non credevamo che sarebbe andata così. De Gregorio: i pm mi hanno creduto

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 24 ottobre 2013

«Noi non credevamo che avremmo dovuto fare questo processo, ora ci attrezzeremo». Commenta così, a caldo, Guido Iaccarino, uno degli avvocati di Valter Lavitola che ieri, insieme a Silvio Berlusconi, è stato rinviato a giudizio per la presunta corruzione dell’ex senatore Sergio De Gregorio. Il gup del tribunale di Napoli, Amelia Primavera, dopo un’ora e mezza di camera di consiglio ha stabilito che l’ipotesi corruttiva sta in piedi e che il processo di deve celebrare. Così si darà il via al 55esimo procedimento (secondo i calcoli dei falchi del Pdl) a carico dell’ex presidente del consiglio. Inizierà a metà febbraio.

Una vittoria per l’impianto accusatorio della Procura e per i pm Woodcock e Milita, una soddisfazione per De Gregorio che ha patteggiato 20 mesi di carcere, ma è stato creduto nelle sue vesti di grande accusatore di Berlusconi. In base alle dichiarazioni dell’ex leader di Italiani nel mondo il Cavaliere l’avrebbe pagato 3 milioni di euro, dal 2006 al 2008, per passare dalle file dell’Idv a quelle di Forza Italia, facendo cadere il governo Prodi e usando Lavitola come mediatore.

Secondo il pentito De Gregorio il suo contributo faceva parte dell’Operazione libertà, un’azione congiunta, portata avanti con ogni mezzo, in base alle sue parole, da tutti i rappresentati di Silvio per far tramontare la stagione del centrosinistra e riprendere il potere.

«Con questa decisione il gup conferma quello che ho detto ai pm e crede nella mia versione dei fatti», ha commentato ieri De Gregorio con i cronisti. L’ex senatore quindi ha chiesto nuovamente scusa a tutta l’Italia in tono anche eccessivamente ravveduto. Poi ha rilanciato lasciando intendere di non essere stato il solo a cedere alla compravendita: «E se non posso parlare di cose che non conosco – ha aggiunto – non ci vuol molto a capire che la corruzione può avere varie forme, promesse di incarichi o di futuri benefici». Agli antipodi, come si poteva prevedere, la versione del faccendiere ex consulente di Finmeccanica che durante la deposizione, nell’aula del tribunale al Centro direzionale, ha parlato a ruota libera, tanto da essere richiamato dallo stesso gup. Lavitola ha ammesso di aver consegnato i soldi all’ex socio occulto dell’Avanti, ma sostenendo che il denaro era stato recapitato per la liquidazione del quotidiano.

L’ex direttore ha confermato di aver preso una parte dei due milioni, versati in nero, da un conto in Svizzera, mentre un altro milione era stato corrisposto in qualità di contributo per il partito Italiani nel mondo. Motivo per il quale i suoi legali sostengono che il reato configurato potrebbe essere contributo illecito ai partiti e non certo corruzione. Valter si è quindi a lungo soffermato sul suo ruolo: «Se avessi davvero portato i soldi sarei stato comunque solo un corriere – ha detto al gup – non c’è alcuna prova che io potessi sapere». Quindi ha insistito, non senza contraddizioni, sulla provenienza del denaro: «Se vi studiate la vicenda della bancarotta fraudolenta, capite quei denari da quale giro venivano. Tra l’altro De Gregorio mi chiedeva aiuto, era in mano a usurai». Sempre ieri Lavitola è stato condannato in Cassazione a tre anni e 8 mesi proprio per la bancarotta fraudolenta del quotidiano. Si tratta di vicende che vanno dal 1998 al 2000, quando L’Avanti usufruì di ingenti fondi pubblici per un giornale che non si trovava nemmeno in edicola. La sentenza di ieri ha scosso profondamente il Pdl, che potrebbe essere affossato definitivamente da questo nuovo processo a carico del suo capo. Il presidente dei senatori Renato Schifani ha parlato di fuoco incrociato, «Milano chiama Napoli risponde».

Tutti con Silvio, hanno ribadito Capezzone, Gelmini, Carfagna e Brunetta. E i legali di Berlusconi parlano di «decisione straordinaria che contraddice la precedente decisione del gip», Marina Cimma, che aveva respinto la richiesta di giudizio abbreviato avanzata dai pm.

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