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Nuovi Ogm, non aprite quella porta

Nuovi Ogm, non aprite quella porta – foto Getty Images

Agricoltura Dopo un primo tentativo fallito, la Commissione europea insiste per dare il via libera alle «nuove» tecniche genomiche, gongolano le multinazionali agrochimiche

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 21 dicembre 2023

La Commissione europea prosegue nella sua opera di smantellamento del «principio di precauzione», importante elemento di riferimento all’interno dell’Unione europea per tutelare salute e ambiente. Dopo aver autorizzato per altri 10 anni l’impiego dell’erbicida glifosato, ora la Commissione vuole dare il via libera ai nuovi Ogm, ottenuti con le nuove tecniche genomiche (Ngt). Nella riunione dei ministri dell’Agricoltura della Ue, che si è conclusa l’11 dicembre, la resistenza di alcuni paesi ha impedito l’approvazione della proposta della Commissione. In questo semestre è la Spagna a presiedere il Consiglio dell’Unione europea e a spingere per una rapida approvazione di nuove norme che sottraggono i nuovi Ogm alle procedure di valutazione del rischio.

SI VUOLE DEREGOLAMENTARE PER LIBERALIZZARE le varietà vegetali Ngt, rinunciando alla tracciabilità e alla etichettatura di questi prodotti. Il primo tentativo è fallito perché non è stata raggiunta la maggioranza qualificata per l’approvazione (il 55% dei paesi membri che rappresentino almeno il 65% dei cittadini della Ue). I paesi che hanno mostrato contrarietà all’introduzione delle nuove norme sono: Germania, Austria, Grecia, Polonia, Romania, Slovenia, Croazia, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria. L’Italia ha votato a favore della deregolamentazione dei nuovi Ogm, definendoli «essenziali per garantire la sicurezza alimentare».

L’OPINIONE PUBBLICA DEL NOSTRO PAESE è sempre stata favorevole, nella stragrande maggioranza, ad una stretta regolamentazione dei prodotti dell’ingegneria genetica e i governi passati non hanno potuto ignorare questa volontà. L’attuale governo, che sostiene di difendere l’agricoltura nazionale e il Made in Italy, si trova schierato con le lobby dell’agricoltura industriale che, attraverso i nuovi Ogm, si propongono di estendere il controllo sul mercato dei semi e sulla filiera alimentare. La situazione di stallo che si è determinata con la mancata approvazione della proposta della Commissione non può durare a lungo, perché le multinazionali dell’agrochimica non danno tregua. L’obiettivo è di far approvare le nuove norme entro l’attuale legislatura che si concluderà tra sei mesi con le elezioni europee.

IL 22 DICEMBRE – DOMANI – È PREVISTA UNA NUOVA riunione tra gli ambasciatori della Ue e la presidenza spagnola è intenzionata a fare ulteriori pressioni per spaccare il fronte dei paesi contrari. La Coalizione Italia libera da Ogm, formata da più di 30 organizzazioni contadine, dell’agricoltura biologica, ambientaliste e dei consumatori, lancia un appello ai rappresentanti politici ad impegnarsi per evitare l’approvazione della proposta della Commissione. Va ricordato che il Governo e il Parlamento italiano hanno giocato d’anticipo rispetto al pronunciamento degli organismi europei.

NEL «DECRETO SICCITÀ» DELL’APRILE DI QUEST’ANNO, poi convertito in legge nel mese di giugno, è stata inserita una norma che con la siccità ha ben poco a che fare e che scavalca tutta la normativa vigente: la possibilità di sperimentare in pieno campo quelle che vengono definite «tecnologie di evoluzione assistita» (Tea). Un artificio linguistico ipocrita e mistificatorio utilizzato dal governo italiano per equiparare le Ngt alle varietà tradizionali, senza attendere le disposizioni europee in materia. I consumatori italiani avranno il privilegio di essere i primi in Europa a portare in tavola, senza saperlo, prodotti con modificazioni genetiche.

ATTUALMENTE TUTTI GLI OGM DEVONO ESSERE sottoposti alla valutazione scientifica del rischi per la salute e l’ambiente, avere una tracciabilità ed essere etichettati. Anche le varietà vegetali Ngt,ottenute con le tecniche del gene editing, devono essere regolate dalla stessa normativa sugli Ogm tradizionali, come ha sentenziato la Corte di giustizia europea nel luglio del 2018, invocando il principio di precauzione richiesto dall’articolo 191 del trattato dell’Unione europea. Un articolo che richiama alla necessità di garantire che i potenziali rischi non si trasformino in danni in assenza di prove scientifiche conclusive. Una garanzia che è stata ignorata nel caso del glifosato e ora si tenta di ripetere l’operazione con i nuovi Ogm.

LA COMMISSIONE EUROPEA NELLA SUA PROPOSTA individua due categorie di Ngt. Alla categoria 1 vengono assegnate le piante che «potrebbero essere presenti anche in natura o prodotte tramite riproduzione convenzionale» e considerate «piante equivalenti» se vengono ottenute con un «massimo di 20 modificazioni genetiche». Queste varietà possono essere messe in commercio e coltivate con una semplice notifica agli organismi competenti, senza alcuna valutazione del rischio, né tracciabilità ed etichettatura. Siamo di fronte a un approccio approssimativo e superficiale, che definisce un numero massimo di modificazioni genetiche accettabili in modo arbitrario, senza alcuna base scientifica e senza alcuna certezza sul livello di sicurezza di queste nuove varietà vegetali.

NELLA CATEGORIA 2, INVECE, VENGONO INSERITE le piante Ngt che non hanno le caratteristiche della categoria 1 e per esse sarà applicato solo in parte l’attuale regolamento sugli Ogm. Le piante di questa categoria sfuggiranno alla normativa più restrittiva, con l’eliminazione di molti test di sicurezza, e godranno di una procedura semplificata per le autorizzazioni alla coltivazione pur avendo subito profonde trasformazioni del loro genoma.

SECONDO L’AGENZIA FEDERALE TEDESCA per la protezione della natura, le aziende sementiere opereranno in modo da far rientrare nella categoria 1 più del 90% delle varietà Ngt. Intanto è partita la corsa per brevettare sementi o tratti Ngt e sono le multinazionali agrochimiche che controllano i vecchi Ogm a presentare il maggior numero di richieste di registrazione di varietà Ngt. All’Ufficio europeo dei brevetti se ne contano già 200. Si calcola che, se passasse la proposta della Commissione europea, nei prossimi 20 anni più della metà delle nuove varietà coltivate avranno uno o più tratti geneticamente modificati. Assisteremo a un rapido e incontrollato cambiamento del genoma di molte piante, con gravi conseguenze in termini di biodiversità. Per gli agricoltori si tradurrà in una ulteriore perdita di autonomia nelle scelte produttive, mentre i consumatori avranno difficoltà ad operare scelte consapevoli per l’assenza di tracciabilità ed etichettatura dei nuovi Ogm.

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