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Nuovi Ogm: giù la maschera

Questa pretesa, già di per sé opinabile, è da ora non più sostenibile anche da un punto di vista scientifico. Una nuova ricerca pubblicata il 7 settembre 2020 (Chhalliyil, P.; […]

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 1 ottobre 2020

Questa pretesa, già di per sé opinabile, è da ora non più sostenibile anche da un punto di vista scientifico. Una nuova ricerca pubblicata il 7 settembre 2020 (Chhalliyil, P.; Ilves, H.; Kazakov, S.A.; Howard, S.J.; Johnston, B.H.; Fagan, J. A Real-Time Quantitative PCR Method Specific for Detection and Quantification of the First Commercialized Genome-Edited Plant), ha utilizzato con successo un test quantitativo altamente sensibile e molto accurato per la prima coltura a modificazione genetica commercializzata: la Canola SU (sulfonylurea- tolerant). Si tratta del primo test di rilevamento open source per una coltura geneticamente modificata. Nuovi organismi geneticamente modificati (Ogm) vengono immessi sul mercato con la pretesa di essere «naturali». Una pretesa che nasce dal fatto che la tecnica del gene editing non lascerebbe tracce sfuggendo ai controlli. Secondo questo punto di vista, non essendo tale tipo di modificazione genetica rintracciabile, l’organismo modificato dovrebbe essere equiparato a un organismo naturale e quindi sfuggire alle norme sugli Ogm.

La nuova generazione di Ogm viene introdotta sul mercato per coprire il fallimento dei vecchi Ogm. In particolare, il fallimento del cotone Bt per il controllo dei parassiti e il fallimento delle colture Roundup Ready per il controllo delle erbe infestanti.

A fronte dell’introduzione di questi Ogm, l’agricoltura industriale si trova ora ad affrontare il problema ingestibile dei super parassiti e delle super infestanti. Uno dei maggiori assertori di queste tecnologie è Bill Gates. Il potente filantro-capitalista statunitense sta finanziando nuove tecnologie Ogm, tra cui il gene editing e i gene drives. Ha inoltre investito in Editas, una società che controlla i brevetti sulle nuove tecnologie Ogm. Insieme alla Darpa (Defense Advanced Research Projects Agency), sta promuovendo l’uso dei gene drives per l’estinzione deliberata delle specie.

Nel numero di Foreign Affairs di maggio/giugno 2018, in un articolo dal titolo Gene Editing for Good: How Crispr Could Transform Global Development, Bill Gates sostiene che sono necessari investimenti massicci per sostenere l’editing genetico per «accelerare la ricerca che potrebbe aiutare a porre fine alla povertà estrema consentendo a milioni di agricoltori nei paesi in via di sviluppo di coltivare e allevare bestiame in maniera più produttiva, più nutriente e più resistente».
Simili affermazioni sono state fatte anche riguardo ai vecchi Ogm. Il fallimento del Bt Cotton è ora riconosciuto dalla comunità scientifica.

La Corte di giustizia europea il 25 luglio 2018 aveva stabilito che il Crispr è una tecnologia di modificazione genetica e deve essere regolamentata come tutti gli Ogm: «La Corte di Giustizia ritiene, in primo luogo, che gli organismi ottenuti per mutagenesi siano Ogm ai sensi della Direttiva Ogm, nella misura in cui le tecniche e i metodi di mutagenesi alterano il materiale genetico di un organismo in modo non naturale.
Ne consegue che tali organismi rientrano, in linea di principio, nell’ambito di applicazione della direttiva Ogm e sono soggetti agli obblighi previsti da tale direttiva».
Organismi geneticamente modificati sono dunque classificati come Ogm nell’Unione Europea. Il test open source appena sperimentato lascia i promotori degli Ogm senza più alcun appiglio per continuare a chiedere la deregolamentazione del settore.

Nonostante l’inaffidabilità e l’imprevedibilità di queste nuove tecnologie di modificazione genetica, si osserva una corsa nel voler acquisire brevetti sulle piante o gli organismi modificati, ignorando i potenziali rischi e cercando di bypassare qualsiasi regolamentazione.

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