Nuove proteste, La Familia corre in soccorso di Netanyahu
Israele Gli hooligans, tifosi del Beitar Gerusalemme ed estremisti di destra, sono stati protagonisti in questi giorni di aggressioni e pestaggi a danno di manifestanti anti-Netanyahu. Le contestazioni però non si arrestano, il premier in difficoltà
Israele Gli hooligans, tifosi del Beitar Gerusalemme ed estremisti di destra, sono stati protagonisti in questi giorni di aggressioni e pestaggi a danno di manifestanti anti-Netanyahu. Le contestazioni però non si arrestano, il premier in difficoltà
C’erano in strada ieri a Gerusalemme anche gli hooligans di estrema destra, La Familia, “tifosi” del Beitar Gerusalemme, nella serata che ha visto nella città e a Tel Aviv due nuove ampie manifestazioni organizzate da Bandiera Nera e altri gruppi davanti alle residenze ufficiali del premier Netanyahu e del ministro della sicurezza interna Ohana. La Familia ha mantenuto la promessa, non ha mancato l’appuntamento a dispetto dello schieramento delle forze di sicurezza e delle assicurazioni date dal capo della polizia ad interim Motti Cohen: «Non consentiremo alcuna violenza contro i manifestanti, i civili e gli agenti». Ma la stessa polizia è stata accusata nei giorni scorsi di brutalità, di usare i cannoni ad acqua per ferire i dimostranti e di non aver fatto nulla per fermare i picchiatori di La Famiglia e, a Tel Aviv, di altri hooligan di estrema destra, i Fanatics, “tifosi” del Maccabi. Tanto che è dovuto intervenire il capo dello stato, Reuven Rivlin, per chiedere che sia fatto il possibile per impedite le violenze e proteggere i manifestanti. Non pochi israeliani hanno avuto un assaggio, nei giorni scorsi, della mano pesante della polizia. Non paragonabile comunque a quella che di solito viene usata nei confronti delle proteste palestinesi, a Gerusalemme Est e soprattutto in Cisgiordania, dove i militari israeliani e la guardia di frontiera (un corpo paramilitare della polizia) fanno uso anche di armi da fuoco contro i palestinesi.
Netanyahu non si è unito all’appello di Rivlin. Messo sotto pressione per la sua gestione della crisi economica causata dal coronavirus e anche, da una parte dei manifestanti, per le accuse di corruzione di cui dovrà rispondere nei prossimi mesi al tribunale di Gerusalemme, il primo ministro ripete di essere vittima di complotti della sinistra e dei media. Ieri ha preso di mira la stazione tv Canale 12. I suoi sostenitori si sono subito mobilitati. La Familia ha chiamato i propri aderenti a radunarsi al complesso della Prima Stazione di Gerusalemme, non lontano dalla residenza del premier, per «mostrare» ai manifestanti anti Netanyahu che «le regole del gioco sono cambiate». E ha già preso parte a due contro-dimostrazioni a Gerusalemme scagliandosi contro i manifestanti. «Gli odiatori e i demolitori di Israele prendono in giro i simboli ebraici e danneggiano ogni valore ebraico», ripetono in questi giorni sui social i leader di La Familia. «Nessuno poteva immaginare che ciò potesse accadere nello Stato di Israele – aggiungono riferendosi ai manifestanti avversari -, continuano a caricare foto e video, denigrano noi e la religione ebraica. Pertanto – avvertono – non intendiamo rimanere indifferenti».
La Familia ufficialmente è solo un gruppo di tifosi. In realtà, sin dalle sue origini, è una organizzazione di estrema destra a tutti gli effetti, fortemente razzista e antiaraba, che si rifà al movimento giovanile sionista revisionista, Beitar, che assieme a forze di destra, anni dopo, ha formato il Likud, il partito oggi guidato di Netanyahu. Lo stesso primo ministro è un tifoso accanito del Betar Gerusalemme, club che si porta dietro il marchio dell’estrema destra e che è noto nel mondo per la violenza e la rabbia dei suoi tifosi. Le partite di calcio tra il Beitar Gerusalemme e le squadre arabe di solito sono costellate di insulti e avvertimenti minacciosi che spesso si traducono in aggressioni fisiche. Secondo il quotidiano Haaretz, in passato Netanyahu ha mostrato parecchia simpatia per La Familia nonostante fosse già indicata come pericolosa dalle stesse forze di sicurezza.
Il pericolo di aggressioni, come quelle avvenute nei giorni scorsi, ha spinto alla fondazione del gruppo Protest Watch, a protezione dei manifestanti minacciati da provocatori. Invece la conduttrice televisiva Emilie Moatti e alcuni attivisti di sinistra hanno raccolto fondi per farsi proteggere da una società di sicurezza e per acquistare telecamere di sorveglianza. In ogni caso, spiegavano ieri sera gli organizzatori delle manifestazioni, non si faranno più intimidire dagli attacchi degli estremisti di destra. E continueranno a protestare contro Netanyahu che mai come in queste settimane di tensione appare indebolito e in discesa nei sondaggi assieme al Likud.
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