Internazionale

Nuove misure per fermare i «foreign fighters»

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Italia/Isis Previsto il ritiro del passaporto, esteso il reato di terrorismo internazionale

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 13 dicembre 2014

Il governo si prepara a varare nuove misure per contrastare il fenomeno dei «foreign fighters», gli italiani e i cittadini stranieri che vivono o transitano per il nostro Paese diretti verso Siria e Iraq per combattere nelle file dell’Isis.
Le norme contro il terrorismo internazionale sono contenute in un disegno di legge presentato ieri sera in consiglio dei ministri ma abbondantemente annunciato nei giorni scorsi dal ministro degli Interni Alfano. Si tratta di provvedimenti analoghi a quelli adottati o in procinto di essere varati da altri paesi europei – primi fra tutti Francia e Gran Bretagna – con l’obiettivo di limitare la libertà di movimento di quanti decidono di arruolarsi nelle file jihadiste, ma anche di perseguirli una volta rientrati in patria.
Il testo presentato ieri sera in consiglio dei ministri da Alfano, e la cui discussione è stata rinviata, prevede il ritiro del passaporto o della carta d’identità valida per l’espatrio agli aspiranti terroristi, che potranno anche essere sottoposti alle stesse misure di controllo previste oggi per i mafiosi. Il testo prevede inoltre l’estensione del reato di terrorismo internazionale, oggi previsto solo per chi progetta o commette un reato nel nostro paese, anche a chi fa rientro in Italia dopo aver combattuto per un periodo nel conflitto siro-iracheno.
Il governo pensa in questo modo di arginare un fenomeno come quello del «reducismo» considerato in continua crescita. Si calcola che siano diverse migliaia (secondo alcuni calcoli quasi diecimila) gli stranieri partiti dall’Europa con destinazione il fronte siriano o quello iracheno. I Paesi maggiorente coinvolti sono Francia, Gran Bretagna e più in generale quelli del Nord Europa, ma l’Italia non fa eccezione anche se si parla di numeri molto più ridotti e compresi al massimo tra i 50 e 90 soggetti. In prevalenza, secondo il servizio centrale antiterrorismo, sono stranieri che vivono in Italia (ma non manca un italiano morto combattendo ad Aleppo), persone già conosciute alle autorità e che in passato hanno già combattuto all’estero. Accanto a questi ci sono poi persone più giovani che devono la propria formazione politica soprattutto ai siti web che incitano al terrorismo.
La censura dei siti del terrore è uno dei temi che in Francia ha suscitato maggiori polemiche nelle nuove norme contro il terrorismo internazionale approvate dal parlamento che prevedono la possibilità di oscurare tutti i siti legati o comunque simpatizzanti dei terroristi e obbligano i provider e gli host a segnalare qualunque azione legata al terrorismo. Inoltre anche Parigi prevede la revoca dei passaporti per i sospetti fighters, ma soprattutto la possibilità dio colpire i singoli individui e non più solo i gruppi, come previsto in passato dalla legislazione antiterrorismo francese.
Misure analoghe, infine sono state adottate recentemente anche dalla Gran Bretagna dove il premier David Cameron ha chiesto di poter estendere le misure antiterrorismo e ampliati i poteri della polizia. I presunti jihadisti dovranno sottoporsi a programmi di deradicalizzazione, emettere le compagnie aeree sono obbligate a fornire informazioni a servizi segreti sui passeggeri che viaggiano da e per le zone di conflitto.

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