Nuova Alitalia, ancora dieci giorni per trattare su cigs e occupazione
Verso la nazionalizzazione Rinviata al 3 aprile la trattativa sulla proroga della cassa integrazione straordinaria. Una cigs che doveva essere per 3.960 dipendenti, ma che l'emergenza coronavirus stava facendo ievitare, nei piani del governo e del commissario Giuseppe Leogrande, fino a 6mila. Troppi secondo Filt Cgil &c, pronti a non firmare l'intesa.
Verso la nazionalizzazione Rinviata al 3 aprile la trattativa sulla proroga della cassa integrazione straordinaria. Una cigs che doveva essere per 3.960 dipendenti, ma che l'emergenza coronavirus stava facendo ievitare, nei piani del governo e del commissario Giuseppe Leogrande, fino a 6mila. Troppi secondo Filt Cgil &c, pronti a non firmare l'intesa.
Meglio rinviare, perché i nodi Alitalia sono sempre difficili da sciogliere, specialmente in questi giorni. E’ saltato l’incontro fra i sindacati di categoria e il ministero del lavoro per chiudere la trattativa sulla proroga della cassa integrazione straordinaria. Una cigs che doveva essere per per 3.960 dipendenti, ma che l’emergenza coronavirus stava facendo lievitare, nei piani del governo e del commissario Giuseppe Leogrande, fino a 6mila. Troppi secondo Filt Cgil &c, già pronti a non firmare l’intesa. Ecco così che il ministero ha deciso di rinviare l’appuntamento al 3 aprile, per concedere alle parti una decina di giorni per una ulteriore trattativa.
«La riunione è stata aggiornata – ha spiegato Fabrizio Cuscito della Filt – perché, pur condividendo la necessità dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali in questo momento drammatico per tutto il trasporto aereo e per il paese, e pertanto il percorso di cassa integrazione straordinaria, abbiamo richiesto chiarimenti in merito alcuni aspetti applicativi che impediscono ai lavoratori di percepire le retribuzioni, ribadendo l’esigenza che si eliminino immediatamente gli elementi ostativi, permettendoci di finalizzare gli accordi che garantiscano il reddito ai lavoratori Alitalia e di tutto il settore». Un esercizio di diplomazia.
A riprova, il tema Alitalia era stato affrontato in mattinata dal viceministro dell’economia, Antonio Misiani, intervenuto a Radio Anch’io con la stessa cautela: «Il governo sta facendo uno sforzo notevole per il trasporto aereo del nostro paese. Lo ha fatto negli scorsi mesi, lo sta facendo adesso, in una condizione di totale blocco in tutti i paesi avanzati, dove tutti stanno facendo qualcosa per salvare i propri vettori nazionali. Certo bisogna fare i conti con la realtà di una situazione già difficile in partenza, che la pandemia ha complicato ulteriormente».
In discussione in questi tempi supplementari della trattativa ci sarà soprattutto la “mission” di Alitalia, dopo che il ministro Patuanelli aveva annunciato ai sindacati l’idea di arrivare in tempi brevi alla costituzione di una nuova compagnia di bandiera a partecipazione statale. «Pur riconoscendo la straordinarietà della grave crisi che il paese sta attraversando – avevano risposto Cgil e Filt – la nuova Alitalia deve nascere con un’idea di sviluppo e aumento dei voli, superata la fase emergenziale. Abbiamo chiesto chiarimenti sull’eventuale piano industriale, che per noi deve essere a tutela dell’occupazione».
I chiarimenti sul piano industriale non sono arrivati, per questo in questi dieci giorni ci sarà una serie di incontri con i ministeri dello sviluppo economico, dei trasporti e appunto del lavoro. Perché, al momento, la nuova Alitalia a proprietà statale si baserebbe in sostanza sul perimetro con il quale sta attualmente operando: circa 25-30 aerei rispetto a una flotta di 113 aeromobili. Di conseguenza si ridurrebbero di parecchio gli attuali 10/11mila addetti diretti, ipotesi che ha portato anche i parlamentari di Fdi a prendere posizione a sostegno dei lavoratori.
Lavoratori che per giunta hanno denunciato pubblicamente il mancato rispetto delle regole di tutela della salute nel call center di Fiumicino, con uno sfogo raccolto da Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana-Leu, che si è detto pronto a presentare una interrogazione in Parlamento. L’azienda ha smentito, ma il segnale di malessere è preciso.
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