Nulla di fatto al tavolo su Portovesme: lunedì ripartirà la protesta operaia
Vertenze Irrisolte Il governo propone solo un credito d'imposta sull'energia. Per Glencore non basta a far ripartire gli impianti Durante (Cgil): ma i costi sono in calo
Vertenze Irrisolte Il governo propone solo un credito d'imposta sull'energia. Per Glencore non basta a far ripartire gli impianti Durante (Cgil): ma i costi sono in calo
È destinata a crescere di livello la mobilitazione degli operai della Portovesme srl dopo il nulla di fatto con il quale, ieri mattina al ministero delle Imprese, si è concluso il confronto con la Glencore, la multinazionale anglo-svizzera proprietaria dello stabilimento che a Portoscuso, in Sardegna, produce piombo, zinco e oro. Venti giorni fa l’azienda ha bloccato gli impianti e ha messo in cassa integrazione a rotazione tutti i 1500 dipendenti. Quindici giorni fa la clamorosa azione di protesta di un gruppo di cinque operai, che si sono barricati a cento metri di altezza sulla ciminiera della fabbrica. Lunedì prossimo, di fronte al fallimento del vertice romano, un’assemblea deciderà nuove azioni di lotta.
Ieri mattina con la sottosegretaria Fausta Bergamotto il governo Meloni ha offerto a Glencore di attivare un credito d’imposta per i prossimi tre mesi, con una cifra che dovrebbe essere definita in una riunione del consiglio dei ministri la settimana prossima. Proposta lontanissima dalle richieste sia dell’azienda sia dei sindacati, che chiedono invece una riduzione stabile del costo dell’energia, la cui impennata sui mercati internazionali è alla base della decisione della multinazionale di sospendere la produzione e di attivare gli ammortizzatori sociali. Ridurre la tassazione per tre mesi alla Glencore non basta. Per i manager del gruppo metalmeccanico l’offerta è irrisoria. Dal canto loro, i sindacati insistono perché al problema dei costi elevatissimi dell’energia venga data una soluzione strutturale. Lo strumento potrebbe essere la cosiddetta super interrompibilità.
L’interrompibilità è un’opportunità di remunerazione per le aziende che hanno consumi molto elevati di energia elettrica. Consente di ottenere forti rimborsi sul costo dei kilowattora in cambio della disponibilità al distacco della fornitura di elettricità per periodi limitati di tempo. In sostanza, a fronte dell’eventualità di un’interruzione dell’approvvigionamento di energia elettrica legata alle esigenze di bilanciamento nelle reti di distribuzione, le aziende energivore ricevono dal governo un rimborso. Per Terna, il gestore nazionale dei circuiti di rifornimento dell’elettricità, il vantaggio è di poter interrompere il proprio servizio con un preavviso minimo. Per le aziende è un sostanzioso sconto. La super interrompibilità è una versione rafforzata dell’interrompibilità. È tecnicamente identica, ma la remunerazione economica è doppia. La soluzione che potrebbe indurre Glencore a sospendere la cassa integrazione e a fare ripartire gli impianti potrebbe essere quella di un ulteriore rafforzamento della super interrompibiltà. Ma attraverso la sottosegretaria Bergamotto il governo ha risposto che la cosa non si può fare perché l’Unione europea direbbe di no: sarebbe un aiuto di stato, inaccettabile.
«Restano – commenta Fausto Durante, segretario della Cgil Sardegna – tutte le perplessità sulle reali intenzioni della Glencore riguardo alla prosecuzione delle produzioni. Dopo l’incontro al ministero e le informazioni che ci sono state fornite sui reali costi dell’energia, che in questa fase sono in calo, chiediamo all’azienda di riattivare gli impianti, di far rientrare i lavoratori dalla cassa integrazione e di confermare gli impegni dichiarati sulle annunciate nuove produzioni nel campo del litio per le batterie elettriche. Ogni ulteriore ritardo è ingiustificato e intollerabile». «Ma anche il governo nazionale e quello della Sardegna – aggiunge Durante – sono chiamati a un’assunzione di responsabilità: da un lato, il quadro di riferimento rispetto al prezzo dell’elettricità per aziende energivore come la Portovesme srl deve essere il più possibile certo sia sui prezzi sia sulla durata di incentivi e benefici, per agevolare la programmazione e la continuità delle attività. Dall’altro lato, la Sardegna deve dotarsi di una strategia chiara e definita sulla politica energetica e sulle fonti di approvvigionamento per il sistema industriale». «Per queste ragioni – conclude il segretario della Cgil – l’attenzione sulla vertenza resta alta e, a partire dall’assemblea che si svolgerà lunedì in fabbrica, verranno decise nuove e incisive azioni di lotta».
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