Nugnes espulsa dai 5 Stelle. «E lasci anche il parlamento»
5Stelle Il blog: «Ha detto al manifesto di voler lasciare il movimento. Dovrebbe liberare il posto». Il dissenso di Fico: «Paola sarà sempre M5S, niente può cancellare 12 anni di lavoro insieme»
5Stelle Il blog: «Ha detto al manifesto di voler lasciare il movimento. Dovrebbe liberare il posto». Il dissenso di Fico: «Paola sarà sempre M5S, niente può cancellare 12 anni di lavoro insieme»
Aveva appena postato sui social il commento del Forum italiano dei movimenti per l’acqua pubblica conto l’articolo 24 del decreto Crescita, quello che converte l’Eipli (l’ente che gestisce le grandi opere idrauliche nel Mezzogiorno) in una Spa, quando sul Blog delle stelle è arrivata la comunicazione dell’espulsione dal Movimento di Paola Nugnes. La senatrice partenopea aveva già anticipato al manifesto l’intenzione di abbandonare i 5S dopo più di 10 anni di militanza perché con il nuovo statuto del 2017 e l’ingresso di Davide Casaleggio «qualsiasi critica costruttiva è diventata impossibile. Ogni aspetto della vita del Movimento, dentro e fuori dal parlamento, è sottoposto alla volontà del capo politico». Ieri l’M5S ha bruciato le tappe con la scomunica ufficiale.
Sul blog le motivazioni: «Ha rilasciato un’intervista al manifesto in cui affermava il suo intendimento di lasciare il Movimento, dovrebbe dimettersi e liberare il posto». E ancora: «La decisione è stata presa prendendo atto delle reiterate violazioni dello Statuto e del regolamento del gruppo parlamentare. Ad esempio il fatto di aver votato in contrasto al gruppo 131 volte. Si è aggiunto nella seduta di ieri (giovedì, ndr), il voto contrario alla fiducia al governo presieduto da un presidente del Consiglio dei ministri espressione del M5S, in violazione dell’articolo 3 del Codice etico».
La macchina della comunicazione si è messa in moto e sono fioccati i commenti pentastellati contro Nugnes: Barbara Floridia, Laura Bottici, Alessandra Maiorino, tutte esponenti del direttivo, si sono affrettati a chiedere che lasci il parlamento. «Non posso tirarmi indietro – la replica -, andrò tra gli indipendenti, dove continuerò la mia battaglia. Avevo chiesto una separazione concordata con una conciliazione legale. Non sono piaciute le mie dichiarazioni ma io continuo, zittirmi sarebbe un’abiura». L’espulsione è arrivata in base al codice etico: «Ma il codice etico è in contrasto con la costituzione – afferma Nugnes – che vieta il mandato imperativo. La nostra Carta è nata dopo la terribile esperienza della dittatura e ci dice che gli eletti devono rispondere agli elettori, non devono sottostare a un capo politico che detta il voto in aula. Nel 2012 Beppe Grillo aveva detto che non saremmo stati dei pigia bottoni. Con lo statuto del 2017, invece, siamo dei meri esecutori della volontà del capo politico che, per di più, è anche il vicepremier. Il parlamento diventa uno strumento della volontà del governo, invece di controllarne l’attività. Il sogno di Renzi».
Il nuovo statuto, l’abbraccio con la Lega, la mancanza di discussione nei gruppi parlamentari, l’abbandono dei principi del Movimento hanno prodotto i 131 voti contrari: «Dovevamo separarci – prosegue Nugnes – ma sono i 5S che sono cambiati, non io. Avevamo fatto la campagna elettorale spiegando che l’ambiente avrebbe dovuto dettare le politiche di sviluppo, invece sta succedendo il contrario». Nel decreto Crescita tre articoli raccontano la rottura: «Come ho spiegato nella dichiarazione di voto contrario, quello sull’Ilva perché non toglie l’impunibilità penale per l’attuazione del programma ambientale, l’articolo 14 sulla Sanità privata e l’articolo 24 sull’Eipli». Quest’ultimo punto riguarda l’acqua pubblica, che è una delle 5 stelle del Movimento: «Ho chiesto un parere pro veritate a un docente di diritto societario, la scelta di convertire l’Eipli in Spa (anziché in società consortile o speciale) apre le porte a future privatizzazioni. Si dice che non si vogliono aggravare le casse pubbliche ma si sceglie di lasciare le agevolazioni alle fossili. Alla Spa passeranno proprietà e concessioni, se ci saranno crisi economiche qualsiasi privato potrà aggredirle. Potevamo lavorare al Senato per migliorare il testo ma il Movimento ha deciso di trasformarci in passacarte».
Luigi Di Maio è netto: «Nessuno sconto a chi non condivide le posizioni». La dichiarazione di guerra mira a blindare i 5S. Roberto Fico, che con Nugnes ha condiviso l’esperienza dei meetup, è sulla sponda opposta: «Paola sarà sempre Movimento, niente può cancellare 12 anni di lavoro fianco a fianco. Se il Movimento è qui oggi lo si deve anche a Paola».
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