Economia

Nove finanziarie in meno di un anno, l’emergenza continua

Nove finanziarie in meno di un anno, l’emergenza continua

L'ago del bilancio A un passo dal voto di fiducia della Camera sul maxi-testo con 1.150 commi, la legge di bilancio ieri sera è tornata in commissione perché la Ragioneria generale dello Stato ha bocciato quattordici norme per mancanza di coperture economiche. Una delle norme più importanti cassata è stata la nona salvaguardia per i cosiddetti «esodati»: la spesa prevista 115,1 milioni in sei anni per 2.400 persone. Chieste 60 modifiche agli emendamenti approvati dalla commissione Bilancio. Il relatore della manovra Fassina (LeU): «Questo è il nono provvedimento economico significativo da marzo». Oggi in Cdm arriva il Milleproroghe con lo stop alle trivellazioni. E già si preparare un altro decreto ristori e lo scostamento di bilancio a gennaio. L’emergenza economica è drammatica e continua

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 23 dicembre 2020

A otto giorni dall’esercizio provvisorio ieri sera la legge di bilancio vagava tra l’aula della Camera e la Commissione Bilancio. Atteso per tutto il giorno il responso sulle coperture effettuato dalla Ragioneria dello Stato si è rivelato così negativo da arrestare i lavori alla Camera, già pronta a votare la fiducia su un mega testo con il record di 1.150 commi, e rinviare tutto di nuovo alla Commissione Bilancio. I tecnici hanno chiesto lo stralcio di 14 emendamenti alla manovra: la nona salvaguardia per gli esodati. Si tratterebbe di una »salvaguardia» e non c’è copertura per questo aumento della spesa pensionistica. L’intervento costerebbe 115,1 milioni in sei anni e riguarda 2.400 persone.

NON C’ERANO COPERTURE ieri sera per le agevolazioni fiscali alle imprese che zone economiche speciali (Zes) presentate come necessarie per fare investimenti nel Mezzogiorno. Un esito modesto rispetto alle premesse. Le altre osservazioni riguardano la proroga della Cassa integrazione in deroga per le aree in crisi di Trento e Bolzano, l’Iva al 22% sui marina resort, l’istituzione di un centro di formazione dei Vigili del fuoco a L’Aquila, il finanziamento di 5 milioni l’anno per tre anni per lo screening neonatale. Sono stati segnalati dalla Ragioneria anche errori sull’esonero dell’Iva su vaccini e tamponi e per la riorganizzazione della Croce Rossa. Colpito anche uno dei bonus ,quello per le «tv smart», non proprio essenziale per la vita di un paese in completa emergenza. In totale sono state chieste sessanta modifiche di piccolo taglio che in serata, prima di una nuova convocazione dell’aula prevista dopo le 23, erano ritenute risolvibili.

QUELLA AL VOTO è la nona finanziaria del 2020. Da marzo la politica economica pubblica è una legge di bilancio permanente. L’emergenza sociale è continua, durerà anche dopo il momento più acuto e drammatico della pandemia del Covid. I tempi sono sempre strettissimi. Il ritmo è lo stesso dei «decreti ristori»: quattro da fine ottobre, votati insieme, per un stanziamento di 18 miliardi di euro. E mentre ci sarà il voto di fiducia sulla legge di bilancio da 40 miliardi, è già in preparazione il Milleproroghe. Arriverà oggi al Consiglio dei ministri.

OLTRE ALLA PIOGGIA di norme estemporanee il Mille proroghe dell’emergenza prevede di tutto: dallo stop agli aumenti ai caselli autostradali almeno fino a luglio a quello alle alle trivelle. Saranno bloccati i «nuovi permessi di prospezione, di ricerca e le nuove concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi» in tutta Italia. Questo è un fronte caldo per la maggioranza dove ieri già si polemizzava. C’era chi parlava di”colpo durissimo»,mentre le associazioni erano soddisfatte. Nel testo c’è anche il prolungamento degli hotel Covid nel 2021, quello dell’operatività del commissario Arcuri e dei tempi dei concorsi pubblici. Nei 22 articoli c’è il rinvio delle celebrazioni ovidiane, il completamento del progetto Mantova hub e norme per la semplificazione per i collegamenti in fibra ottica delle scuole e degli ospedali.

NON È FINITA. A gennaio sarà il turno di nuovo decreto «ristori», ribattezzato ottimisticamente «Ristori finale». La speranza del governo è che le quarantene a singhiozzo finiranno con il nuovo anno, il virus smetterà di circolare e lo stato di «ristorare». Non sarà probabilmente così. Per approvare il prossimo decreto ristori sarà necessario un nuovo scostamento di bilancio ha detto ieri in aula a Montecitorio il viceministro all’Economica Antonio Misiani che ha confermato l’introduzione di «un meccanismo perequativo che ci permetterà di garantire un maggiore contributo a chi ha perso di più in questo terribile anno di crisi«. Il relatore alla legge di bilancio Stefano Fassina (LeU) ha ricordato che la manovra in discussione è il «nono provvedimento rilevante di finanza pubblica dopo il Cura Italia» di marzo. L’emergenza continua ha penalizzato i tempi della discussione parlamentare anche sulle politiche economiche. È quello che sta accadendo con la finanziaria: solo la Camera riuscirà ad apportare modifiche, in molti casi bonus e mance. Il Senato dovrà ratificare e ricominciare con il prossimo intervento. «È un’anomalia» – ha riconosciuto Fassina – Un passaggio difficile é avvenuto in un tempo molto ristretto per ragioni che hanno a che fare con il contesto».

IL «MONOCAMERALISMO» a cui ha indotto l’alluvione normativa dell’emergenza è uno dei temi dell’opposizione delle destre. Sulla manovra c’è stato chi nella maggioranza ha riconosciuto alcune proposte e ha parlato di «unità nazionale». Concetti impegnativi per descrivere misure come un ammortizzatore sociale simbolico per il lavoro autonomo. In realtà, quest’ultimo è stato sostenuto da Pd e Italia Viva nella maggioranza e riguarda solo gli iscritti alla gestione separata Inps. La ministra del lavoro Catalfo continua a promettere un intervento anche per le partite Iva iscritte agli ordini. C’è anche il risarcimento delle spese legali per chi è dichiarato innocente. Per Berlusconi è «una vittoria». Forza Italia voterà «No» a un «governo lontanissimo da noi». «Vogliamo la flat tax» ha aggiunto Berlusconi per compiacere il suo alleato Salvini. Un’idea, come un’altra, per allungare un’altra ombra sul dramma in corso.

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