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Note indipendenti

Note indipendentiUn momento dell'edizione 2013 del Medimex a Bari

Medimex 2013 Si chiude oggi la terza edizione del salone dell'innovazione musicale. Evento dove ciò che conta non è il disco e il mercato, quanto portare in scena le voci di una generazione che non ha altri modi per esprimersi

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 8 dicembre 2013

Le più entusiaste, paradossalmente, o forse no, sono le mamme. Che inseguono il tatuatissimo Fedez, dopo il suo incontro pubblico, sicuramente non perché contagiate dal fanatismo dei fanciulli preadolescenti, ma per esprimere il sostegno convinto a un ragazzo che, in poco più di un’ora, ha raccontato sui loro figli, molto di più di quanto pensavano di sapere. È anche questo il Medimex, il «Salone dell’innovazione musicale», in programma a Bari dal 6 all’8 dicembre, un progetto di Puglia Sounds, che aspira a riportare la musica a quello che dovrebbe essere (e che finalmente è). Un luogo di incontro e di scambio di passioni, uno spazio dei sentimenti, una «stazione radio alternativa», come dicevano qualche anno fa i Public Enemy, dove quello che conta non è tanto il «disco» e il mercato, quanto la capacità di portare sulla scena le voci di una generazione che altre maniere per esprimersi non ha.

Ed è per questo che artisti giovani come lo stesso Fedez o Emis Killa (altro protagonista del Medimex), affascinano il pubblico, perché, in fondo, nelle loro parole, forse inconsapevolmente, c’è un po’ di etica punk. Quel «Potete farlo anche voi» che ha spinto tantissimi ragazzi ad affollare quest’anno gli stand della Fiera del Levante. Testimoniando che, se è vero che l’industria discografica è di fronte a irreversibili cambiamenti, mai come in questo momento la musica è una forma di narrazione «globale». Un ritorno alla necessità della comunicazione che il Medimex sottolinea in una serrata serie di incontri che fanno di Bari la capitale di una maniera nuova del «fare musica», nella quale il rapporto tra l’artista e l’ascoltatore è sempre più stretto. Non a caso grande successo hanno riscosso gli appuntamenti sul crowdfunding curati da Giovanni Gulino dei Marta su Tubi, che ha ideato la piattaforma musicraiser, che ha già, finanziato, dal basso, oltre 200 progetti, di ogni genere, dalle produzioni discografiche alla nuova radio «casalinga» di Alessio Bertallot che ha dimostrato come sia possibile allestire un media di successo (una radio, appunto), facendo conto esclusivamente sulla passione degli ascoltatori.

Uno strumento, il crowdfunding che ribalta completamente le logiche imprenditoriali dell’investimento, ma che si basa sull’amore per una espressione artistica che altrimenti non avrebbe alcuna maniera di essere realizzata. E, in fondo, forse l’aspetto più interessante del Medimex, è proprio nell’invito, che traspare in ogni iniziativa, all’agire, alla possibilità di fare di una passione una professione. Contando, certamente sulle strade infinite che aprono le nuove tecnologie, come Deezer e il suo streaming legale di tutta la musica del mondo, ma anche sul fatto che i nuovi talenti possono oggi guardare ai loro idoli con meno devozione e più desiderio di emulazione. Una miscela nella quale viene ricordato anche, e sottolineato, il valore che hanno avuto, sia dal punto di vista dell’informazione che della formazione, le riviste, musicali e quelle sulle culture giovanili. Che, proprio a Bari, hanno trovato una casa, unica in Italia, grazie a una donazione di Luca de Gennaro, direttore artistico di MTV, che ha messo a disposizione della Mediateca Regionale Pugliese, la sua collezione di oltre 5000 giornali, che dai primi anni 70 a oggi, hanno descritto le trasformazioni profonde, non solo della musica, ma anche della società.

Tutti affascinati dalla parole di Francesco de Gregori e di Piero Pelù, che ha ricordato i suoi 33 anni di concerti dal vivo, spiegando come salire su un palco sia una esperienza simile a quella descritta dal regista Wim Wenders, quando dice, «Il rock’n’roll mi ha salvato la vita». Perché di questo, in fondo, si tratta, e il Medimex è l’appuntamento in Italia che meglio lo testimonia. Portare sulla scena un flusso a volte caotico, ma molto creativo, di energie culturali che adesso provengono, per usare una espressione di moda qualche anno fa, ‘dal basso’ e che nella manifestazione barese si intrecciano dimostrando che davvero, come recita lo slogan che campeggia all’esterno della Fiera di Bari’, «La musica è lavoro» Un desiderio che, in Puglia, inizia a concretizzarsi.

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