Dopo un esordio riuscito come Three Knots, pubblicato da nusica.org, e la vittoria ottenuta al Top Jazz 2023 come miglior nuovo talento, giunta il giorno stesso del concerto, era tanta la curiosità di vedere dal vivo il quartetto di Michele Bonifati, Emong: con lui Michele Caliumi (sax contralto, i due sono già insieme nei Blend 3 di Andrea Grossi), Federico Pierantoni (trombone) e Evita Polidoro (già nel quintetto di Enrico Rava) alla batteria e alla voce in un paio di tracce. Il chitarrista modenese classe 1989 dal 2017 dirige l’Orchestra interculturale Modena MoltiMondi, che mette insieme ragazzi, storie, musiche e culture, riunendo in un gruppo aperto studenti delle scuole superiori locali.Stimoli musicali molteplici, temi originali e tributi a Don Cherry e John Lennon

PRIVILEGIANDO, nella più ampia accezione possibile, la dimensione dell’ascolto, centrale nell’operato del chitarrista emiliano, che si esibisce nella sua città, nello spazio La Tenda, per la rassegna Arts&Jam, giunta alla dodicesima edizione. «Per me l’ascolto è senza dubbio l’elemento fondamentale nella produzione musicale, sia in fase compositiva che improvvisativa», ha dichiarato in una recente intervista a Musica Jazz: «come molti musicisti della mia generazione sono fondamentalmente un poliassuntore di stimoli musicali molteplici, che portano ad una polisemia espressiva».Questi elementi della poetica di Bonifati risuonano lungo tutta l’esibizione, dove il il quartetto tiene fede al suo nome: Emong è un tipo di aquilone in grado di volare senza vento; si passa così, in una brezza costante di creatività, da peculiari tributi a Don Cherry (Starting With a Cherry) a brani ispirati alle fibrillazioni elettroniche degli inglesi Autechre (Outer Care). Musica sempre meditata, dai movimenti ampi su acque calme, che poi si increspano in crescendo avvolgenti e non didascalici. Una versione dilatata e rarefatta di Working Class Hero, un classico della produzione di John Lennon , con la voce della Polidoro in grande spolvero, una stravolta di Settle For Nothing dei Rage Against The Machine, che diventa un’edera talking soul che si arrampica su un muro un tempo intaccato da ruggini rock.

MUSICISTA decisamente sensibile, sempre molto attento a calibrare elementi e dettagli, Bonifati ha orizzonti ampi, ottimi compagni di band, una scrittura matura e idee chiare e non banali nel presentare i pezzi. Verso la fine ricorda la figura di Jorge Semprún, prigioniero a Buchenwald, membro del partito comunista clandestino spagnolo e poi scrittore, a cui è dedicato El Largo Viaje: chissà cosa ci riserverà in futuro il viaggio del chitarrista.