La redazione consiglia:
La rivoluzione del MaestroneUna vita da mediano, una da attaccante. Così è stata, così è la parabola artistica di Gian Piero Alloisio, e ogni parola è pesata. Partiamo dal computo degli anni, che riassumiamo nel generico “una vita”: sono cinque decenni pieni di attività, e la corsa da attaccante continua. Un mediano, perché la sua destrezza nel costruire canzoni e drammaturgie efficaci, ficcanti, che danno il senso esatto del momento storico che stiamo vivendo è servita a tante figure importanti della nostra scena: due su tutti, Giorgio Gaber, al quale Alloisio ha dedicato un libro affettuoso sulla loro storia comune di teatro canzone, Francesco Guccini, che ha preso in dote dal “ragazzo del movimento” genovese chicche preziose, come la dolente Venezia. Ci sarebbe poi il discorso sul teatro, sui carnevali storici, sul festival della Resistenza, ma il tutto diventerebbe un compendio di poliedricità da parte di un protagonista della nostra scena culturale non sempre ricordato a dovere. Segnaliamo perciò qui il suo splendido ritorno sul palco del Teatro della Tosse, due date dal vivo, il 3 e il 4, per registrare il nuovo lavoro di teatro – canzone nel solco migliore di quella storia oggi parecchio trascurata: Questa meravigliosa vita d’artisti. Era dal 1998 del Gaber di Un’idiozia conquistata a fatica che in Italia non si registrava più teatro – canzone.

C’E’ UNA GRANDE assenza – presenza, sul palco, quella che rende conto del titolo e guida questo viaggio d’autore lieve e feroce, appassionato e disilluso assieme: sua sorella Roberta. Che con quella frase ironica e un’allegria incontenibile amava salutare i colleghi. Donna di teatro, voce eccelsa, cantautrice, inventrice di mille scenari mediterranei e sul tango. Se n’è andata di colpo nel 2017, ha lasciato qualche disco prezioso, centinaia di concerti e di spettacoli nel ricordo e un vuoto sbigottito che ora, anni dopo, Alloisio torna a segnalare e a riempire con le sue nuove canzoni e un incastro perfetto di monologhi. Sul palco Lorenzo Marmorato a piano e tastiere (un fondale elettronico di bella efficacia, preparato dai giovani Globular Waves e The Bleeding Sequence), ospite Gianni Martini alla chitarra, che in anni remoti fu con lui nella palpitante avventura dell’Assemblea musicale Teatrale. Dietro al mixer, a curare la registrazione, Aldo De Scalzi. Umberto Bindi, Fabrizio de André, Max Manfredi, Giorgio Gaber, Fausto Mesolella sono le presenze che affiorano, per citare il titolo di una nuova toccante canzone di Alloisio su musica di Bindi, da quel “Rumore di fondo” delle nostre vite che è un invito a guardarsi dentro e al contempo a fare i conti con gli altri, nei percorsi accidentati, dolenti, gioiosi che ci imbastisce la vita.C’è una grande assenza – presenza, sul palco, quella che rende conto del titolo e guida questo viaggio d’autore lieve e feroce, appassionato e disilluso assieme: sua sorella Roberta.

LA STORIA di Gian Piero e dei suoi incontri accorpa e amplifica la vita di Roberta, che si affaccia giovanissima sui palchi a tredici anni con la sua voce argentina e una presenza magnetica. Sono due ragazzi di Oregina, il quartiere proletario in una Genova dura immersa in un “eterno dopoguerra”, dove le guide possibili sono Don Gallo, prete di strada, e una chitarra per esorcizzare il disagio. A un certo punto compare anche lei, Roberta Alloisio, su un grande schermo: due ballerini di tango volteggiano sulle note di Barbon, tango in genovese di Vittorio de Scalzi su musiche di Bacalov. Si fa fatica a trattenere le lacrime, ma Gian Piero le ricaccia dentro, e chiude con il pubblico in piedi ad applaudire. Questa è la “meravigliosa vita d’artisti”.