Ci sono cretini che hanno visto la madonna, e cretini che non hanno visto la madonna, diceva Carmelo Bene. Nel caso di Pina Bausch, molti l’hanno vista, e molti di più non l’hanno vista, anche nei suoi ripetuti passaggi romani, sfociati per altro nei due meravigliosi Viktor e O Dido. È stato presentato all’Argentina Pina Bausch a Roma, documentario sulle sue ricerche filmato da Graziano Graziani. Peccato che in quella rincorsa al «io c’ero», sullo schermo e in sala, nessuno abbia spiegato davvero perché Pina sia stata artista straordinaria, che linguaggio parlasse e che importanza abbia avuto. Solo memorie «diverse» (dai rom alle drag queen). Nel gran finale, anche il campidoglio: per la prima volta la Lupa capitolina, equivalente alle chiavi della città, è stata assegnata a Bausch, defunta purtroppo ormai da oltre otto anni. Forse sarebbe stato meglio pensare ai superstiti.