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Nostalgia e contaminazione, è lo scontro della moda

Nostalgia e contaminazione, è lo scontro della modaPierre Cardin davanti al modello del suo Palais Lumière

ManiFashion Arrivano da Parigi due segnali opposti sulle tendenze contemporanee. E non

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 29 novembre 2013

 

Arrivano da Parigi due segnali opposti sulla strada che sta percorrendo la moda in questi tempi. Il primo si è svolto nel ristorante Maxim, dove è andata in scena una puntata affettuosa della serie A volte ritornano. Nel suo ristorante, meta da sempre del bel mondo parigino, infatti, Pierre Cardin ha fatto sfilare una sua collezione di Haute Couture con il marchio Maxim de Paris composta di tailleur pantaloni con le giacche da smoking disegnate con dettagli grafici di vernice lucida, abiti con drappeggi sorretti da bulloni di raso, gonne con ruches e un’invenzione che lui stesso ha presentato come «rivoluzionaria», cioè una grande borsa da sera con manici a cerchi metallici dove è possibile, secondo le indicazione del designer, conservare le scarpe con il tacco alto nel caso che, nel corso di lunghe serate, i piedi femminili soffrano dolori impossibili.

Pierre Cardin ha 91 anni, e questa sfilata potrebbe essere nata dalla volontà dell’ex fidanzato di Jeanne Moreau di festeggiare il suo sessantesimo compleanno nella moda, nonché il suo ritorno sulla scena dopo la sua ultima sfilata del 1996. Cardin ha avuto un ruolo molto importante nella moda degli Anni 60 e 70 del secolo scorso, quando lui stesso è stato tra i fondatori dello Space Age, la moda spaziale che immaginava donne e uomini del XXI secolo abbigliati con abiti geometrici con dettagli metallici e caschi da astronauta in testa. Insomma, lo stesso imaginario che abbiamo ben visto in 2001: Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick e che poi è stato fatidicamente sconfessato dalla realtà. Vista con gli occhi dell’affetto, questa collezione di Pierre Cardin denuncia tutto l’intestardimento di alcuni protagonisti della moda del passato per la ribalta della passerella, pur non potendo offrire una visione della contemporaneità. Tant’è che l’abito più attuale di questa collezione potrebbe essere quello lungo, nero e con le maniche a mantella la cui modernità è già stata consumata dai travestimenti di Lady Gaga.

Mentre l’amabile Cardin, seduto a un tavolo del suo ristorante, raccoglieva gli applausi di uno show di 40 minuti (oggi considerati un’eternità per una sfilata di moda), ad alcune centinaia di metri, nel palazzo di Place de Iena del Conseil économique, social et environnemental che usa come sede delle sue sfilate di Miu Miu, Miuccia Prada teneva a battesimo la mostra Auguste Perret, Huit Chefs d’oeuvre !/? – Architectures du béton armé con gli autori e i curatori, tra cui l’architetto Rem Koolhaas (mostra organizzata in collaborazione con la Fondazione Prada, aperta fino al 19 febbraio 2014).

I due eventi, messi a confronto, sottolineano la divaricazione del senso della moda di questi anni. Da una parte la visione nostalgica di un passato ritenuto più bello, più glamorous, più ricco e più creativo, dall’altra la volontà di contaminazione che potrebbe portare al ridisegno completo del significato, della forma, delle formalità e dell’implicazione sociale e culturale della moda del XXI secolo.

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