Cambierà il reato di abuso d’ufficio, non sarà la prima volta. Sarà la quinta, negli ultimi 32 anni. Questa volta, per chiudere il discorso, il reato potrebbe persino sparire del tutto. Il centrodestra aveva nel programma di intervenire su questa norma del codice penale (articolo 323) che turba i sonni degli amministratori e in generale di tutti i «pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio». La presidente del Consiglio ha confermato giovedì l’impegno. Ieri il ministro della giustizia ha fatto sapere che mercoledì incontrerà i rappresentanti dei sindaci. Che con il presidente dell’Anci Decaro, sindaco di Bari, precisano: «Vogliamo chiarezza di regole da rispettare, non impunità».

Non che adesso ci siano regole oscure. L’abuso d’ufficio si è espanso e si è contratto, sia nella definizione del reato che nell’entità della pena. Diversamente da altre fattispecie che riguardano gli amministratori pubblici, l’espansione è arrivata prima della stagione di Tangentopoli e la contrazione subito dopo. Da due anni, comunque, i confini del reato sono definiti: perché ci sia abuso d’ufficio occorre che il pubblico ufficiale violi precise e tassative norme di legge (escluso l’ambito di discrezionalità), serve che ci sia il dolo, cioè l’intenzione di commettere il reato, e serve che il vantaggio patrimoniale (o il danno ingiusto ad altri) si sia effettivamente verificato. Eppure, secondo l’Anci (l’associazione dei sindaci) ci sono ancora moltissimi amministratori (addirittura il 90%) che verrebbero indagati e poi prosciolti.

Da qui il grido di dolore per la «paura della firma», raccolto giovedì da Meloni e ieri da Nordio. Grido che approfitta della corsa alle opere pubbliche legate al Pnrr. Questa «paura della firma» viene adesso raccontata dal governo come un ostacolo alla ripresa. Si aspetta allora il disegno di legge che dovrebbe superare le iniziative già in campo di Lega e Forza Italia che sono la riproposizione di vecchie proposte. Enrico Costa di Azione, neo presidente della giunta per le autorizzazioni a procedere della camera, racconta che proprio secondo Nordio, che anni fa era stato da lui nominato in una commissione che doveva occuparsi dell’argomento, «l’abuso d’ufficio non è riformabile, va solo abolito».

L’abolizione però potrebbe aprire nuovi problemi, il reato infatti è tra quelli che funzionano da «spia» per reati più gravi, tipicamente la corruzione. Il Pd, malgrado le intemerate del presidente campano De Luca (uno che è stato assolto dall’accusa di abuso d’ufficio), è per mantenere il reato. Ma la prossima settimana, ha annunciato la responsabile giustizia Rossomando, presenterà due proposte, una per evitare il problema delle cosiddette responsabilità omissive improprie, quelle che ricadono sui sindaci – come nel caso del primo cittadino di Rivarolo Canavese che pochi giorni fa è stato condannato per la morte di un cittadino in un sottopasso allagato. Un altro per cancellare la norma della legge Severino (la cui totale abolizione mediante referendum è pochi mesi fa fallita per mancanza di quorum) che prevede la decadenza e ineleggibilità degli amministratori locali, oggi, dopo una condanna anche solo in primo grado.