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Nord Corea, sparita la figlia dell’ex ambasciatore a Roma

Nord Corea, sparita la figlia dell’ex ambasciatore a Roma

Intrigo internazionale La ragazza, 17 anni, sarebbe stata rimpatriata con la forza da agenti di Pyongyan

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 21 febbraio 2019

Assomiglia sempre più a un intrigo internazionale la scomparsa dell’ex incaricato d’affari nordcoreano Jo Song Gil e di sua moglie, spariti nel nulla lo scorso novembre da Roma dopo aver «disertato» dal regime di Kim Jong-Un e chiesto asilo a un Paese occidentale. La figlia diciassettenne della coppia sarebbe stata rapita nella capitale nei mesi scorsi da una squadra di agenti inviati appositamente da Pyongyan per riportarla in patria prima che potesse raggiungere i genitori.

A renderlo noto è stato ieri un altro ex diplomatico della Corea del Nord, Tae Yong-ho, fino al 2016 viceambasciatore a Londra prima di disertare a sua volta. L’uomo si è detto sicuro che la ragazza sia stata «rimpatriata con la forza» e che attualmente si trovi «sotto la custodia» delle autorità nordcoreane. «Non sono sicuro di quanti figli avesse Jo, ma quella che era in Italia è stata rimandata in Corea del Nord» ha detto Yong-ho parlando da Seul, dove si trova attualmente. Un sequestro che, se dovesse trovare conferma, si sarebbe svolto sotto gli occhi dei servizi italiani, ai quali spettava la protezione della giovane. La Farnesina «sta facendo in queste ore le verifiche necessarie», ha spiegato nel pomeriggio Enzo Moavero Milanesi, ma prima che il ministro degli Esteri intervenisse una nota della Farnesina aveva confermato la partenza della ragazza: «L’ambasciata della Corea del Nord a Roma il 5 dicembre ha informato la Farnesina che l’ex incaricato di affari Jo Song Gil e la moglie avevano lasciato l’ambasciata il 10 novembre e che la figlia, avendo richiesto di rientrare nel suo paese dai nonni, vi aveva fatto rientro il 14 novembre 2018, accompagnata da personale femminile dell’ambasciata».
Jo Sing Gil era stato nominato incaricato d’affari a Roma un anno fa, dopo che il governo italiano aveva chiesto a Pyongyan di richiamare il suo predecessore, Mun Jong-Nam, per protesta contro gli esperimenti missilistici di Kim.

A novembre si è saputo che il diplomatico era scomparso insieme alla moglie, probabilmente dopo aver chiesto asilo politico a u paese occidentale, probabilmente agli Stati uniti, Nessuna spiegazione, invece, sui motivi che avrebbero spinto la coppia lasciare da sola la figlia diciassettenne.

La scomparsa della giovane, che a quanto pare sarebbe stata iscritta a un liceo romano, si è subito trasformata in un caso politico e nell’ennesimo motivo di scontro tra Lega e M5S. «Chiediamo al ministro dell’Interno di riferire in parlamento», hanno scritto i deputati e senatori grillini delle commissioni Affari esteri di Camera e Senato. «Se i fatti fossero confermati sarebbero gravissimi. Non è tollerabile che agenti dell’intelligence di un paese straniero agiscano indisturbati in territorio italiano compiendo attività illegali. La giovane rischia di essere imprigionata e torturata».

I parlamentari pentastellati ricordano il caso di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov rimpatriata forzatamente con la figlia nel 2013, quando agli Viminale sedeva Angelino Alfano, da funzionari del Kazakistan. In realtà le analogie con il caso Shalabayeva sono poche, ma servono comunque ai grillini per polemizzare con il leader della Lega. Il quale, impegnato nella campagna elettorale in Sardegna, per una volta si guarda bene dal rispondere.

Più propriamente, il dem Piero Fassino se la prende con il governo: «La figlia dell’ex ambasciatore ha lasciato l’Italia di sua volontà o è stata forzata da agenti dell’ambasciata?», ha chiesto il vicepresidente della commissione Esteri della Camera. «E’ indispensabile e urgente che il governo dia una risposta chiara. L’Italia non potrebbe accettare sequestri di persona, tanto più da parte di agenti di un Paese straniero». L’intervento dell’esecutivo gialloverde viene chiesto anche dal presidente della camera Roberto Fico e da Pierferdinando Casini: «Non intendo fare speculazioni su un fatto che non appare chiarito nella sua dinamica reale – ha detto il senatore -, ma di certo non ci accontentiamo di spiegazioni di comodo perché almeno sui diritti umani, elementari, non si può consentire che l’Italia diventi territorio di scorribande di servizi stranieri». Un’interrogazione al governo per chiedere chiarezza è stata infine presentata anche dall’ex presidente della Camera Laura Boldrini.

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