Lavoro

Nonostante proprietà e governo, la BredaMenarini di Bologna è ancora salva

Nonostante proprietà e governo, la BredaMenarini di Bologna è ancora salvaIl presidio sotto il ministero dei lavoratori della ex BredaMenarini di Bologna – Foto Ansa

Crisi Infinite In mattinata il presidio a Bologna con Schlein e il sindaco Lepore. Nel pomeriggio a Roma il tavolo di crisi Iia. La nuova proprietà ha riproposto il trasferimento della produzione a Flumeri ma la mobilitazione di lavoratori e istituzioni locali ha prodotto la retromarcia. «In arrivo soci cinesi»

Pubblicato circa un mese faEdizione del 4 settembre 2024

Il giorno della verità per la ex Bredamenarini di Bologna è stato una lunga montagna russa conclusa con il risultato minimo portato a casa grazie alla mobilitazione dei lavoratori: nonostante la volontà della nuova proprietà la fabbrica non chiuderà.

Si era partiti la mattina con lo sciopero con adesione totale nei due stabilimenti: quello di Flumeri – dove hanno lavorato solo gli interinali – e quello di Bologna. Qui alle 7 i pullman erano in partenza per Roma per presidiare il tavolo di crisi convocato al ministero per le 15. In mattinata al presidio organizzato dai sindacati ai cancelli della storica fabbrica di via San Donato – come annunciato – erano presenti sia il sindaco di Bologna Matteo Lepore che la segretaria del Pd Elly Schlein a testimoniare la loro vicinanza ai lavoratori e la contrarietà alla procedura di trasferimento per 77 di loro presentata dalla proprietà il 2 agosto – il giorno della commemorazione della strage fascista alla stazione di Bologna – e congelata fino a ieri. «Proprio a Bologna il 2 di agosto, come un insulto, sono arrivati 77 provvedimenti di trasferimento in Campania, a 600 chilometri di distanza e questo vuole dire licenziare quei lavoratori – attacca la segretaria del Pd – . Questa è una vicenda paradigmatica del fatto che questo governo evidentemente non ha idea di dove stia andando il mondo e di come mettere in campo politiche industriali: questa è un’azienda che da 100 anni fa autobus, fa autobus elettrici anziché comprarli da altri paesi europei o dalla Cina dobbiamo costruirli in Italia, abbiamo tutte le competenze. Questo è un sito strategico per le nuove filiere industriali che anche grazie al Pnrr – ha concluso Schlein – dovremmo cercare di costruire e consolidare in Italia e non possiamo tollerare che questo stabilimento venga chiuso e smantellato», ha concluso.

«Ora il governo deve dare delle risposte, perché da qui ci sono progetti e anche investimenti di imprenditori sani che vogliono il bene di Industria Italiana Autobus e il governo sta andando in una direzione opposta», ha aggiunto il sindaco Lepore prima di scendere anch’esso a Roma.

L’importanza della giornata era confermata dalla presenza – non anticipata – del ministro Urso al tavolo che si è aperto alle 15. Ma la proprietà del nuovo gruppo Seri – completamente estraneo finora alla produzione di autobus e assai chiacchierato per reindustrializzazioni fallite e altri precedenti giudiziari – ad inizio riunione ha confermato la volontà di trasferire la produzione a Flumeri e quindi di chiudere Bologna. Dopo le parole di circostanza del ministro Urso, è toccato alla sottosegretaria con delega alla crisi industriali Fausta Bergamotto chiedere alla proprietà di prendere tempo ma è stato l’assessore dell’Emilia-Romagna Vincenzo Colla a sferrare l’attacco diretto che ha prodotto la marcia indietro.

La nuova proprietà di Iia aveva illustrato un piano industriale suddiviso in due fasi, una prima di risanamento e una successiva di rilancio, per poi evocare il solito produttore cinese: «Si sta lavorando ad una collaborazione con un grande produttore cinese, che entrerebbe col 25% nel capitale e consentirebbe l’accesso a componentistica a prezzi molto bassi, riservandosi comunque di proporre nelle gare i propri mezzi laddove Iia non fosse in grado di fornirli. Quest’ultimo particolare fa temere che IIA possa diventare in pratica un veicolo di commercializzazione di autobus prodotti in Cina», denunciano Fim, Fiom e Uilm.

Che poi rivendicano: «Su richiesta sindacale e su intervento sia del Mimit sia della Regione Emilia Romagna è stata oggi bloccata la volontà di riaprire la procedura di trasferimento della produzione da Bologna a Flumeri. Partirà un confronto con la nuova proprietà di Iia prima in sede locale e poi di nuovo a livello nazionale il 16 settembre. Siamo alla fine riusciti ad ottenere l’apertura di un confronto di merito, che per noi deve conseguire continuità industriale e occupazionale in entrambi i siti di Bologna e di Flumeri. In assenza di risposte riprenderemo le mobilitazioni», annunciano i sindacati unitariamente. «Al governo chiediamo di mantenere gli impegni presi al momento della cessione e di intervenire per difendere l’industria e i lavoratori», conclude la nota unitaria.

«Al nuovo proprietario Civitillo abbiamo spiegato che la volontà di riaprire una procedura di trasferimento di tutta la produzione da Bologna a Flumeri era inaccettabile – spiega il segretario nazionale della Fiom Samuele Lodi – e che bisogna aprire una fase di confronto sul piano industriale, che non ci è stato mai stato presentato. Quindi, sul merito del piano industriale, siamo disponibili al confronto, mantendendo la produzione a Bologna», ha concluso Lodi.

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