Nonostante i divieti, Bagnoli si trasferisce a Montecitorio
Roma La manifestazione si è trasformata in un’assemblea a piazza Montecitorio, dove si sono ritrovati in circa mille. Niente palco ma microfono e striscione «Difesa dei territori dai commissariamento», hanno preso la parola realtà di movimento da Roma, Taranto, Bologna. Molto apprezzati gli interventi dei No Tav e dei lavoratori della logistica
Roma La manifestazione si è trasformata in un’assemblea a piazza Montecitorio, dove si sono ritrovati in circa mille. Niente palco ma microfono e striscione «Difesa dei territori dai commissariamento», hanno preso la parola realtà di movimento da Roma, Taranto, Bologna. Molto apprezzati gli interventi dei No Tav e dei lavoratori della logistica
Il corteo a Roma, nonostante il divieto di manifestare nei giorni feriali, due ore di assemblea in piazza Montecitorio, il documento con la richiesta di ritiro del commissariamento di Bagnoli consegnato a Palazzo Chigi: l’assemblea popolare dell’area ovest di Napoli ieri pomeriggio è tornata alla base dopo aver centrato tutti gli obiettivi. Alla partenza nove pullman e qualche auto: in viaggio per la capitale circa 600 attivisti e aderenti al sindacato Usb.
Al casello autostradale di Roma Sud hanno trovato le forze dell’ordine: «Siamo stati perquisiti singolarmente, hanno frugato in ogni angolo delle borse e degli zaini, ci hanno sottoposto ai cani antidroga. Tutto quello che hanno requisito è un bastone da passeggio di uno dei conducenti del pullman, acquistato a Medjugorje».
Nessun altro stop fino a largo Argentina, dove si sono messi in marcia verso il Pantheon e poi Montecitorio. In testa al corteo il Renzi-Pinocchio che da mesi segna tutte le marce partenopee contro il governo. Il burattino formato gigante con il viso del premier è stato portato a spalla per Roma circondato dai cartelli «No al referendum» e «I quartieri a chi li vive»: al ritmo di tamburi e tammorre, il corteo ha intonato «Se Bagnoli sarà commissariata ogni giorno una barricata», «Renzi via da Napoli» e «Chi ha inquinato deve pagare». A chi li fermava per chiedere i motivi della protesta, rispondevano: «È passato un anno dall’insediamento del commissario Salvo Nastasi, voluto dal premier, ma finora non abbiamo visto nessun risultato se non la sconfitta del Pd alle elezioni».
L’assemblea popolare di Bagnoli ha consegnato il documento a una delegazione di Palazzo Chigi, capitanata dal sottosegretario Claudio De Vincenti: «Non abbiamo chiesto nessuna interlocuzione, solo consegnato le richieste del territorio – spiega Eduardo Sorge -. Primo il ritiro del commissariamento, secondo il riconoscimento dell’assemblea popolare come luogo della decisione sui destini di Bagnoli. Non avevamo nient’altro da dirci. Quello che vogliamo è l’avvio immediato dei processi di bonifica reale a partire dai fondali, e non quelli farsa come l’imminente operazione spreca soldi della manutenzione degli Arenili Nord, un piano alternativo sulla base di proposte e principi consolidati in anni di lotte: un nuovo sviluppo di comunità, cura dell’ambiente, lavoro stabile e sicuro, spazi verdi, servizi sociali».
La manifestazione si è trasformata in un’assemblea a piazza Montecitorio, dove si sono ritrovati in circa mille. Niente palco ma microfono e striscione «Difesa dei territori dai commissariamento», hanno preso la parola realtà di movimento da Roma, Taranto, Bologna. Molto apprezzati gli interventi dei No Tav e dei lavoratori della logistica. Da Napoli è arrivato anche Mimmo Mignano, uno dei cinque operai licenziati dalla Fca. E poi la delegazione istituzionale con i parlamentari di Sinistra Italiana Arturo Scotto e Peppe De Cristofaro, i consiglieri comunali partenopei, il presidente della Decima Municipalità, Diego Civitillo, l’assessore Carmine Piscopo, il vicesindaco Raffaele Del Giudice e il sindaco, Luigi de Magistris, che è intervenuto: «E’ una tappa per la lotta in difesa della costituzione, della sovranità popolare, dei diritti. Diciamo sì alla collaborazione istituzionale, no a commissariamenti che cancellano la costituzione e producono prevaricazioni. A Napoli decidono i napoletani, le iniziative popolari si fermeranno quando termineranno gli abusi».
In coda la stoccata al premier: «C’è chi ha poteri assoluti. Decidono tutto loro, noi siamo meri soggetti da consultare. Sono due anni che non riesco a incontrare Renzi, non pretendiamo un confronto sulle opinioni politiche ma la democrazia insegna che le nostre istituzioni devono dialogare tra loro». Nella frattura prova a inserirsi il governatore Vincenzo De Luca per guadagnare spazio. Più che una mediazione, c’è il ricatto del ritiro dei fondi per la città. Renzi ha messo sul tavolo i 300 milioni del Patto per Napoli, De Luca gli impegni di spesa per la bonifica: «Meno male che c’è la regione a tutelare Napoli. A Bagnoli la colmata, la bonifica, la spiaggia, con quali risorse? Ci impegneremo a portare questi 400 per completare questo anello».
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