Non trasformiamo una idiosincrasia  in teoria
Luigi Ontani, «BebeBete, (violet)», 2007
Alias Domenica

Non trasformiamo una idiosincrasia in teoria

Quinta puntata di un dibattito: qualche consiglio in forma di elenco per evitare di assuefarsi allo status quo, e reagire allo stereotipo della crisi
Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 20 maggio 2018
«Crisi della critica» è una delle formule più fortunate mai prodotte dalla critica letteraria. Basta sillabarla per rimanerne affascinati: cri-si-del-la-cri-ti-ca. Figura etimologica (crisi e critica, si sa, hanno la stessa origine) e ridondanza sonora contribuiscono a rendere l’espressione memorabile, come una formula appunto. E, in quanto tale, applicabile e ripetibile in diversi contesti. Impossibile non riconoscerne l’efficacia, difficile resistere alla tentazione di trasformare quell’efficacia in credito. Infatti, in Italia, il tema del tramonto accompagna ogni dibattito e bilancio sulla critica letteraria. In alcuni casi, si tratta di riflessioni che contribuiscono a mettere in luce questioni e prospettive essenziali; in altri, nasce...
Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi