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«Non svendiamo i gioielli», Atene ferma la privatizzazione della luce

«Non svendiamo i gioielli», Atene ferma la privatizzazione della luceAlexis Tsipras – Reuters

Governo L’annuncio dei ministri Lafazanis e Varoufakis: bloccata la privatizzazione della compagnia elettrica

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 26 febbraio 2015

Il vero atto di coraggio di Alexis Tsipras, nella giornata di ieri, è stato quello di sospendere il campionato di calcio dopo l’invasione di campo, domenica scorsa, dei tifosi del Panathinaikos nel derby ad alta tensione con i cugini dell’Olimpiakos, la squadra del Pireo. Un provvedimento che in Italia e nel resto d’Europa (vedi Roma-Feyenoord della scorsa settimana) sarebbe stato inimmaginabile.

Ma il gesto politico più importante, a nemmeno ventiquattrore dall’accordo con l’Eurogruppo, è l’annuncio del ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis che la Grecia non privatizzerà la compagnia elettrica. L’offerta per Admie, l’operatore della rete elettrica, «non andrà avanti», ha spiegato Lafazanis, «perché non sono state presentate offerte vincolati, quindi non sarà completata. Lo stesso vale per Ppc», la società pubblica dell’elettricità. È ancora presto per prevedere quali conseguenze provocherà l’annuncio e se esso sarà effettivamente mantenuto, però quello che arriva da Atene è un segnale chiaro: al governo Syriza-Anel le privatizzazioni non piacciono e, nonostante i compromessi, non si vuole svendere il patrimonio pubblico ellenico.

La notizia va di pari passo con l’annuncio di un’altra grana in arrivo per l’ex troika. Ad annunciarla è stato il ministro delle Finanze Yannis Varoufakis, che la Grecia avrà «problemi nel ripagare le rate a Fmi ora e alla Bce in luglio». Poco male. Da qui all’estate scadranno i quattro mesi supplementari concessi dalle istituzioni internazionali e l’annuncio della possibile mancanza di liquidità può essere interpretato come preliminare all’inizio della trattativa vera e propria per rinegoziare il debito. Varoufakis, che ha assicurato che «non svenderemo i gioielli di famiglia», ha dichiarato che l’accordo ponte dà alla Grecia tempo per fare nuovi accordi con i creditori.

Di tutto ciò pare consapevole pure la Germania, dove si dicono convinti che la Grecia avrà bisogno di un terzo pacchetto di aiuti, da luglio, per un ammontare di almeno 20 miliardi di euro. Ne pare convinto pure il falco Wolfgang Schauble, che ne ha parlato ieri ai parlamentari del suo gruppo, sostenendo che quest’ultimi saranno vincolati al «rispetto del programma». La partita a scacchi tra la Grecia e l’Ue, insomma, è appena cominciata.

C’è poi il fronte interno, non meno rilevante. Tsipras si trova a dover convincere il suo partito, più riluttante, e l’opinione pubblica, propensa a concedergli maggiore fiducia, che la strategia adottata è la migliore. Ieri il premier greco ha parlato ai deputati di Syriza, esortandoli a a sostenere la lista di riforme presentata ai partner dell’eurozona per ottenere l’estensione di quattro mesi degli aiuti internazionali. «Dobbiamo portare avanti riforme rapide, perché la Grecia riacquisti la sua credibilità», ha detto. La base per ora è dalla sua parte: c’è molto pragmatismo e consapevolezza che la partita in gioco è enorme e che si tratta di una sfida ad armi impari, ma allo stesso tempo tutti si attendono che il governo dia qualche risposta alla crisi umanitaria. Tsipras e compagni giocano su questo crinale e ben presto dovranno rintuzzare gli attacchi degli armatori e di tutti quelli che saranno colpiti dalle misure antievasione e anticorruzione annunciate.

Ieri ad Atene si è aperto il processo contro l’ex ministro greco delle Finanze George Papacostantinou, accusato di aver insabbiato la «lista Lagarde» con i nomi degli evasori fiscali ellenici con un conto in Svizzera. Titolare delle Finanze fra l’ottobre 2009 e il giugno 2011, il socialista Papacostantinou è accusato di falsificazione di documenti e di abuso di fiducia. Mentre era in carica, l’esponente del Pasok ricevette nel 2010 una lista con duemila nomi di greci che avevano depositi segreti, per un totale di 6 miliardi di euro nella banca svizzera Hsbc, inviata dalla collega francese Christine Lagarde (oggi presidente del Fmi). Secondo l’accusa, Papacostantinou non solo decise di non consegnare la lista alla Sdoe, la Finanza greca, ma cancellò anche i nomi di tre suoi familiari. In quanto ex politico, Papacostantinou è processato davanti a una Corte speciale composta da 14 magistrati del Consiglio di Stato e della Corte suprema. Comparso in aula, l’ex ministro si è detto innocente e ha respinto tutte le accuse. Il suo caso ha provocato grande scandalo in Grecia, dove l’esistenza della lista Lagarde fu rivelata solo nel 2012 grazie ad una inchiesta giornalistica.

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