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«Vanessa e Greta non sono nella mani dell’Isis»

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Siria Il governo smentisce che Vanessa Marzullo e Greta Ravelli siano prigioniere degli jihadisti. Avviata una trattativa con i rapitori. Ma resta il rischio che possano venderle alle truppe di al Baghdadi

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 23 agosto 2014

A più di venti giorni dal rapimento, l’unica cosa certa che si sa di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli è rappresentata dall’alternarsi snervante di notizie sulla loro sorte. Ieri il sottosegretario agli Esteri Mario Giro ha smentito le rivelazioni fatte due giorni fa dal quotidiano inglese Guardian secondo il quale le due volontarie italiane, rapite il 31 luglio scorso alla periferia di Aleppo, in Siria, sarebbero nella mani dell’Isis. «Non ci risulta», ha detto seccamente Giro, che ancora una volta ha chiesto di mantenere il massimo riserbo sulla vicenda.
Parole, quelle del sottosegretario, che avrebbero dovuto rappresentare un segnale positivo, specie dopo la barbara esecuzione del reporter americano James Foley da parte dei terroristi dell’Isis. Ma che sono state accolte con estrema prudenza da Salvatore Marzullo, il papà di Vanessa. «Il fatto che non siano in mano all’Isis per noi non è una smentita, perché mai avevamo avuto conferme ufficiali che lo fossero: dalla Farnesina – ha proseguito – l’unica cosa che continuano a ripeterci è che dobbiamo avere tanta pazienza».
Su dove si trovino e come stiano le due ragazze, circolano varie ipotesi. Una trattativa per il loro rilascio sarebbe già stata avviata grazie a un intermediatore in contatto con i sequestratori. Il problema è che chi in questi giorni sta conducendo la mediazione non sarebbe ancora in grado di stabilire con certezza se la persona con la quale si sta discutendo di un eventuale riscatto sia un interlocutore affidabile o meno. Secondo alcune fonti Vanessa e Greta sarebbero state rapite da un gruppo vicino al Sirian Army, l’esercito di ribelli che si oppone al regime di Bashar al-Assad e che le terrebbe prigioniere nel nord della Siria. L’area però è una di quelle in cui le truppe di al Baghdadi stanno conducendo la loro avanzata e non è escluso che le due ragazze possano essere vendute agli jihadisti o addirittura che questi possano «conquistarle» a chi oggi le tiene prigioniere.
Ma c’è anche un’altra ipotesi. In Siria operano bande criminali che nulla hanno a che vedere né con la religione né con la politica e il cui unico interesse sono i soldi. Le due cooperanti potrebbero essere state rapite da uno di questi gruppi intenzionato a rivenderle. Chi propende per questa ipotesi fa però notare un particolare non certo secondario: tra le strutture ancora in piedi del regime di Assad figurano l’esercito, fedele allo Stato, e i servizi segreti, ancora attivi ed efficaci. Al punto che saprebbero benissimo dove si trovano le ragazze italiane. Chi le ha rapite sa quindi di avere il fiato sul collo e quindi cerca di liberarsi degli ostaggi il più in fretta possibile. Da qui il passaggio di mano da un gruppo all’altro di cui le ragazze sarebbero state oggetto, senza per questo finire ancora nelle mani dello Stato islamico. Circostanza, quest’ultima, confermata anche dal quotidiano panarabo edito a Londra al Quds al-Arabi, secondo il quale le ragazze starebbero bene.
E qui entrano in gioco i nostri 007. I questi tre anni di guerra civile siriana la politica del governo italiano non si è mai spinta fino al punto da compromettere definitivamente i rapporti con Damasco. Questo avrebbe consentito di lasciare aperto un canale di dialogo che i nostri servizi hanno attivato e che avrebbe portato all’individuazione di un possibile mediatore e all’avvio di una trattativa che, per forza di cose, potrebbe richiedere tempi molto lunghi. Per questo la Farnesina chiede alle famiglie di aspettare, nella speranza di riportare presto Vanessa e Greta a casa.

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