Non solo Edward, la dinastia Weston
Cara Weston, «Mono Lake», 2012 © Cara Weston
Cultura

Non solo Edward, la dinastia Weston

Fotografia Al Brescia Photo Festival, una mostra su tutto il «clan». A cura di Filippo Maggia, con 40 immagini del capostipite e poi di figli e nipote

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 9 aprile 2022

In fotografia il concetto di tempo ha a che fare con l’esposizione, la posa, la durata ma include anche un elemento che non è prevedibile né quantificabile con esattezza: la proiezione in una dimensione che dovrebbe andare oltre la contemporaneità. Naturalmente, per far sì che ciò accada è determinante che ci sia un rapporto equilibrato tra linguaggio universale, valore estetico e contenuto. Suscitare emozione nell’osservatore: anche questo è un dato irrinunciabile.

LE FOTOGRAFIE di Edward Weston (Highland Park 1886 – Carmel 1958) ancora oggi rispondono a un senso di universalità che travalica i tempi, restituendo al presente quella bellezza e liricità che nasce dalla tensione in atto tra soggetto, autore dello scatto e osservatore. All’opera di questo indiscusso maestro della fotografia del XX secolo che sapeva «visualizzare la foto dentro di sé prima ancora di scattarla», insieme al patrimonio ereditario tramandato dal «clan Weston» è dedicata l’esposizione centrale della V edizione del Brescia Photo Festival (titolo, Le forme del ritratto) promossa da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei (l’istituzione presieduta da Francesca Bazoli e diretta da Stefano Karadjov ha prodotto l’intera manifestazione) in collaborazione con Ma.Co.f – Centro della fotografia italiana, con la curatela artistica di Renato Corsini.

Matthew, Cara e Davika Weston (ph Manuela De Leonardis)

NELLE SALE del Museo di Santa Giulia è allestita l’antologica Weston. Edward, Brett, Cole, Cara. Una dinastia di fotografi (fino al 24 luglio), a cura di Filippo Maggia (catalogo Skira) con quaranta fotografie del capostipite, grande rinnovatore del linguaggio del nudo, del paesaggio naturalistico e dello still-life con un anelito alla perfezione compositiva e tecnica sempre basata sulla sperimentazione: ci sono le stampe ai sali d’argento del suo primo viaggio in Messico nel 1923 insieme a Tina Modotti (di cui è presente un intenso ritratto), i nudi femminili e il gabinetto del ’25, le conchiglie del ’27, i peperoni, le uova con taglia-uovo del ’30 e altri capolavori.

PER LA PRIMA VOLTA sono riuniti insieme altrettanti lavori realizzati dai suoi figli Theodore Brett (1911-1993) e Cole (1919-2003), unico tra loro ad essersi espresso anche attraverso il colore: l’esposizione si chiude con le immagini della nipote Cara (1957) che dalla fotografia analogica è passata a quella digitale. La natura in tutta la sua maestosità silente è inquadrata da ciascuno degli autori con il proprio sguardo: la riserva naturale di Point Lobos, in California, oppure il lago alcalino Mono Lake, i deserti della Death Valley, la spiaggia di Garrapata così come i cactus in Arizona e le palme intrecciate alle Hawaii.

MA È SOPRATTUTTO CARMEL, nella penisola di Monterey con il vento e le onde increspate dell’oceano Pacifico, il luogo che lascerà in tutti loro una traccia indelebile: Edward vi si trasferì nel 1929 ed è lì che è venuto a mancare nella sua casa di Carmel Highland; Cole lo raggiunse nel 1946 e da allora, insieme al fratello Brett, è stato assistente del padre che a causa del Parkinson smise di lavorare nel ’48, dedicandosi negli ultimi dieci anni della sua vita alla stampa dei suoi negativi. Infine, Cara (figlia di Cole Weston e Helen Prosser) vi è nata, cresciuta e vive ancora lì. Anche la Weston Gallery è tuttora attiva a Carmel-By-The-Sea: non solo rappresenta il lavoro di Edward Weston e di Cara (che ne è stata direttrice per diversi anni), anche quello di un altro maestro come Ansel Adams, grande amico di Margaret (Maggi) Woodward, ex moglie di Cole e pioniera nel portare la fotografia nel mondo dell’arte, Aprì la galleria nel 1975 «con anima, cuore e risorse», come ha ricordato il figlio Matthew in occasione dell’inaugurazione della rassegna.

DA QUATTORDICI ANNI, di questo «family affair» – che oltre a organizzare mostre di autori quali Robert Frank, Josef Sudek, Michael Kenna, è agente di Yousuf Karsh, Wynn Bullock, Chip Hooper, Rod Dresser e Imogen Cunningham – si occupa Davika (Davi) la moglie di Matthew. La fotografia, quindi, è un vero e proprio marchio di famiglia: come ha dichiarato la stessa Cara che considera il processo fotografico un momento meditativo, soprattutto nella fase di stampa in camera oscura.
Prima ancora di dedicarsi al proprio lavoro autoriale, la fotografa statunitense è stata a lungo assistente del padre e dello zio Brett posando anche per i nudi subacquei (è esposto Nude del 1978).

«Mio padre non ci raccontava molti aneddoti, lo faceva soprattutto durante i workshop. Con me parlava di questioni tecniche, mi dava istruzioni sulla stampa dei negativi. Solo quando è morto ho detto ai miei fratelli che sarebbe stato bello se ci avesse narrato più storie, cosa che io oggi faccio con i miei figli». Lo ha affermato guardando il fratello Matthew (condividono solo il padre) che ha replicato: «abbiamo spesso incontrato studiosi che sanno della nostra famiglia molto più di quello che sappiamo noi. Diverse cose, poi, le abbiamo lette nel libro Laughing Eyes: A Book of Letters Between Edward and Cole Weston, 1923-1946 che raccoglie le lettere di papà con il suo di padre».

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