Landini a Camusso: «Non rinunciamo alle nostre ragioni»
Congresso Fiom Il leader delle tute blu parla dal palco e lancia dure critiche alle politiche sul lavoro del governo Renzi. Affondo sulla concertazione
Congresso Fiom Il leader delle tute blu parla dal palco e lancia dure critiche alle politiche sul lavoro del governo Renzi. Affondo sulla concertazione
«Hashtag, Matteo non stare sereno». Il tweet di Maurizio Landini dal congresso Fiom di Rimini è piuttosto polemico nei confronti del governo. «Noi alle nostre richieste non rinunciamo e non ce ne faremo una ragione», dice il segretario metalmeccanico, infiammando la platea delle tute blu. Il passo della relazione che fa il bilancio delle prime mosse dell’esecutivo, è sicuramente uno dei più attesi, e Landini lo sa bene. D’altronde, la presenza del premier aleggia sulla tre giorni romagnola degli operai Cgil: è stato invitato in quanto segretario del Pd, come tutti gli altri leader di partito, e nessuno qui può escludere con certezza che il presidente del consiglio non venga a fare una comparsata, sorprendendo tutti, come è sua abitudine. Certo, dovrebbe esporsi a un pubblico complesso, e in campagna elettorale è meglio non rischiare fischi.
Landini, invece, fa il pieno di applausi, i più fragorosi proprio quando parla del complicatissimo menage à trois con Camusso e Renzi, e poi quando tocca il nodo concertazione. «Il problema – dice – non è capire se Renzi sia di destra, di centro o di sinistra, e chi sta con lui o no: questa mi pare, per dirla con Fantozzi, una stronzata pazzesca. Il nodo è capire piuttosto che cosa fa la Cgil».
E qui l’affondo sulla concertazione: «A cosa è servita? – chiede Landini – Le pensioni sono peggiorate, l’articolo 18 è andato. L’articolo 8 ce lo siamo bevuto». Idem per le strategie contrattuali del sindacato, il bilancio è fallimentare, e il premier si rivela più sindacalista dei sindacalisti: «Io 80 euro con un solo rinnovo non sono mai riuscito a ottenerli: dovevamo aspettare Renzi?».
Insomma, il sindacato è chiamato a una forte autocritica, ma questo non vuol dire che debba spegnere la sua voce: anzi, al contrario, bisogna saper rilanciare. Accettare la sfida, anche entusiasmante se vogliamo, che il nuovo quadro politico e l’iperattivismo del premier lanciano ai lavoratori: «Noi ci siamo posti degli obiettivi, abbiamo un documento programmatico, che abbiamo scritto in forma di lettera aperta al governo, e sul quale non abbiamo avuto ancora risposte chiare e adeguate – dice Landini – Come porteremo a casa i risultati? Dobbiamo sostenere le nostre ragioni con le mobilitazioni e la lotta».
«Alcune misure annunciate dal governo sono positive – spiega il segretario Fiom – altre non le riteniamo accettabili. Bene gli 80 euro in busta paga, bene che si tassino le rendite finanziarie e si finanzino i contratti di solidarietà. Ma non si dà niente ai pensio
Un altro progetto del governo che non piace a Landini è l’annunciato piano di privatizzazioni: «E’ profondamente sbagliato che si scelga di vendere l’Ansaldo, che si privatizzino pezzi di Finmeccanica, Fincantieri. Come, tu hai dei gioielli, che potrebbero rilanciare lo sviluppo, e li vendi? Possiamo costruire treni, navi, aerei, potremmo creare un polo dei trasporti producendo anche autobus – e cito la Irisbus, che si è deciso di chiudere – e non usi queste possibilità?».
La Fiom chiede una nuova politica industriale pubblica: per i trasporti, appunto, ma anche per la siderurgia – sapendo che però «devi rispettare l’ambiente, per non creare nuove Ilva» – o per l’auto. L’invito di Landini alla ministra Guidi, e al governo, è di non lasciare andare via la Fiat: «Il presidente del consiglio parli al ministro dello Sviluppo e le dica che un ministro non può dire che un’azienda può fare quello che le pare. A maggio Marchionne dirà, da Detroit, cosa farà per il nostro Paese. Io dico che se si producono 6 milioni di auto, un milione di queste auto lo si dovrebbe fare in Italia».
Altre richieste Fiom sono il ritorno alle pensioni di anzianità, abbassando i limiti posti dalla riforma Fornero; reintrodurre il divieto di cumulo tra lavoro e pensioni più alte; abrogare l’articolo 8 varato da Sacconi su misura per la Fiat; approvare una legge sulla rappresentanza, che combinata con contratti validi erga omnes introdurrà di fatto un salario minimo; estendere a tutti la cig e un reddito minimo garantito; permettere al lavoratore di utilizzare subito, se gli serve, il tfr.
Infine, l’annuncio che la «Via maestra» continuerà la sua strada: «Stiamo pensando a una raccolta di firme per un referendum per togliere il pareggio di bilancio dalla Costituzione – dice Landini – E al Parlamento diciamo: siamo sicuri che gli eletti con il Porcellum siano legittimati a cambiare la Carta? Non dovremmo piuttosto eleggere una Assemblea costituente?».
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