Commenti

Non era un pacifista ma un uomo contro le guerre

Non era un pacifista ma un uomo contro le guerreGino Strada, fondatore di Emergecy

La sua eredità Molto spesso mi mandavano i saluti tramite amici comuni. La prima volta che ci siamo visti è stato quando sono rientrato in Italia, nel 2002. Abbiamo cominciato a lavorare insieme […]

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 15 agosto 2021

Molto spesso mi mandavano i saluti tramite amici comuni. La prima volta che ci siamo visti è stato quando sono rientrato in Italia, nel 2002. Abbiamo cominciato a lavorare insieme ed è nata una bella amicizia.

Era il momento della guerra in Iraq, partecipavamo alle manifestazioni di protesta, la più imponente a Roma. Gino sentiva l’imperativo di combattere contro tutti i conflitti. Non si definiva un pacifista ma un uomo contro le guerre e questo è importante per capire Gino. È arrivato a questa posizione perché aveva toccato con mano l’orrore che i conflitti producono, in particolare in Afghanistan dove è stato testimone dell’assurda crudeltà inflitta alla popolazione. Partendo dalle vittime ha detto basta.

Gino aveva capito che i conflitti servono a chi ha il potere a questo mondo, al 10% che consuma da solo il 90% dei beni della terra. Le guerre sono parte essenziale di chi gode da solo dei benefici e vuole continuare a vivere al di sopra delle proprie possibilità. Per questo era impegnato sul versante dell’ingiustizia sociale. Contrasto alle guerre e giustizia sociale sono due coordinate importanti del suo pensiero.

No alle guerre e alle spese in armamenti, sì a una sanità pubblica per tutti era l’altro fronte in cui era impegnato: in questo periodo di pandemia si è battuto chiarissimamente contro l’apartheid vaccinale e sanitaria a cui sono costretti tanti paesi e continenti. Gli faceva orrore così si è impegnato nella battaglia per aumentare la produzione e abbassare il prezzo dei vaccini cambiando le regole che tutelano la proprietà intellettuale. Si definiva convintamente ateo ma era vicino a uomini di chiesa come don Gallo, don Ciotti e il sottoscritto. Ci voleva davvero bene. La sua visione contro le guerre si avvicina a quella di Papa Francesco su molti fronti.

Nel 2018 ero a Riace, era un brutto momento per l’allora sindaco Mimmo Lucano, finito sotto indagine. Lucano aveva deciso di dare la cittadinanza onoraria a me e a Gino, mi chiese di chiamarlo per chiedergli se avesse voluto accettare. Gino fu felice ma non riuscì a venire, la cerimonia avvenne via Skype. A novembre l’avevo risentito, il governo lo voleva nominare commissario alla Sanità in Calabria, ci stava seriamente pensando ma il presidente Sprirlì dichiarò «non abbiamo bisogno di missionari africani». Gino si è impegnato lo stesso a Crotone, prima allestendo l’ospedale da campo in piena emergenza e poi organizzando il reparto Covid nell’edificio principale. Guerra alle guerre, giustizia sociale e sanità pubblica per tutti è il lavoro comune che dobbiamo continuare. Un’eredità pesante che lascia a tutti noi.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento