Internazionale

«Non distruggeranno la nostra seconda indipendenza»

«Non distruggeranno la nostra seconda indipendenza»La deputata venezuelana Ana Elisa Osorio

Venezuela Intervista ad Ana Elisa Osorio, deputata al Parlatino

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 10 aprile 2015

“Con questo decreto assurdo ma pericoloso, Obama ci ha fatto un favore: ha ricompattato il Venezuela ben oltre il nostro partito e con tutte le istanze di progresso a livello internazionale”. Così dice al manifesto Ana Elisa Osorio, deputata al Parlamento latinoamericano per il Partido socialista unido del Venezuela (Psuv). Osorio, militante di sinistra e poi ministra a più riprese nel governo Chavez, fa parte dei 12 deputati del Parlatino, 7 chavisti e 5 di opposizione. Una lista votata direttamente dai cittadini in concomitanza di ogni elezione. Osorio è in Italia per partecipare al Secondo incontro nazionale della rete di solidarietà con il Venezuela, Caracas chiAma, che inizia oggi a Napoli.

Il VII Vertice delle Americhe discute di sviluppo, uguaglianza e cooperazione. Quali sono le aspettative?
Per noi, per i paesi che si richiamano al socialismo e per quelli progressisti che ci appoggiano, si tratta di consolidare un indirizzo costruito negli anni e che ha riconfigurato le relazioni del continente. Grazie al lavoro di Cuba e Venezuela, al contributo di Argentina e Brasile, 10 anni fa si è delineato il quadro di nuovi rapporti solidali che hanno fatto fallire i progetti neoliberisti prospettati dagli Stati uniti con l’Accordo di libero commercio per le Americhe (Alca). Oggi abbiamo rapporti di più stretta vicinanza politica nell’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America (con Ecuador, Bolivia, Nicaragua…), ma anche relazioni forti in consessi più ampi come la Celac, la Comunità degli stati latinoamericani e caraibici che comprende tutte le Americhe tranne Usa e Canada: un blocco in cui vi sono governi di destra, ma che ha assunto lo spirito dei nostri padri dell’indipendenza, esigendo rapporti di rispetto e reciprocità. Un quadro che non piace agli Stati uniti. Obama si è recato in Giamaica per concludere accordi commerciali e di sicurezza militare con Caricom e ridurre l’influenza del Venezuela nei Caraibi: per offrire prestiti e petrolio alle condizioni del Fondo monetario e della Banca mondiale. Ma questa volta non finirà come nel Congreso Anfictionico, convocato da Bolivar a Panama nel 1826: gli Stati uniti non riusciranno a mandare a monte la nostra seconda indipendenza.

Le sanzioni Usa al Venezuela sono un forte punto di frizione nel Vertice. Oltre 10 milioni di firme raccolte cambieranno qualcosa?
In questi giorni, vi sono state dichiarazioni che fanno pensare a un ammorbidimento del decreto. Definire il Venezuela una minaccia eccezionale è evidentemente un’affermazione grottesca: non abbiamo e non vogliamo avere armi nucleari, non aggrediamo nessuno, abbiamo dichiarato l’America latina territorio di pace… Il decreto, però, è sufficientemente insidioso per ricordare che anche paesi piccolissimi sono stati invasi o messi in ginocchio dalla superpotenza Usa. Per questo è molto importante la solidarietà che i popoli e i governi ci hanno dimostrato. Obama ha detto che al vertice non c’è spazio per discutere di problemi bilaterali. Ma questo è un problema di tutto il continente, di tutti i governi progressisti.

Secondo l’opposizione, gli Stati uniti hanno punito funzionari corrotti che hanno violato i diritti umani. Circolano liste di nomi.
Abbiamo avuto 43 morti e oltre 800 feriti per le proteste violente dell’opposizione. I funzionari che hanno beni non giustificabili devono rendere conto. Io ho fatto parte di un comitato anticorruzione, abbiamo tirato fuori diversi casi, anche di magistrati che poi sono passati all’opposizione. La corruzione esiste, purtroppo, a tutte le latitudini e in tutte le forme e va combattuta con leggi severe. Al riguardo, ne abbiamo una che deve essere discussa in parlamento. E bisogna farla finita con il nepotismo. E però, anche lo stato ha conti all’estero e già una volta abbiamo subito sanzioni alla Cigto, la raffineria di capitale venezuelano negli Stati uniti che rifornisce 10.000 stazioni di servizio.

Com’è la situazione in Venezuela in vista delle parlamentari di quest’anno?
Siamo stati sotto assedio fin dall’inizio: il golpe dell’11 aprile 2002, la serrata petrolifera, e questa guerra economica che fa scomparire i prodotti per esasperare le persone. Lo si è visto anche di fronte alle sanzioni, che hanno ricompattato il paese, ben oltre il chavismo e in questo Obama ci ha fatto un favore. A differenza dell’opposizione che litiga per scegliere i propri rappresentanti, noi siamo uniti e penso che, nelle parlamentari di dicembre, ce la faremo ancora una volta.

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