Commenti

Non dimentichiamo le motivazioni dei «greenpasser»

Non dimentichiamo le motivazioni dei «greenpasser»Centro vaccini – LaPresse

La testimonianza Esiste nel nostro Paese, nei cittadini, una visione molto più ampia ed inclusiva, responsabile ed anche gioiosa, dell’impegno ad ottenere il Green pass che per molti, decine di milioni, significa non liberismo ma vera libertà

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 29 luglio 2021

Marco Revelli, in un commento sul manifesto, ha cercato di comprendere le ragioni della multiforme ondata contro in Green pass . Per per completare l’analisi del quadro, penso sia utile anche valorizzare quella che possiamo definire la polarità opposta.

E cioè il popolo dei Green passer (quelli del Green pass), più in generale, dei milioni di cittadini che sono venuti a farsi vaccinare con una idea molto precisa della salute. Evoco questa parte di popolo italiano , perché di questo si tratta, dalla visuale di medico vaccinatore, impegnato come tanti altri colleghi medici e paramedici, ma anche volontari della Protezione Civile, delle Pubbliche assistenza, della Croce Rossa, nella quotidiana battaglia per raggiungere l’immunità di massa ( pessima espressione «di gregge»), l’unica che possa assicurare la fuoriuscita dall’abbraccio mortale della pandemia.

Fa specie che la stampa si occupi pochissimo di questi cittadini che non solo si fanno vaccinare per se stessi ma, nella maggior parte dei casi, esprimendo una motivazione sociale fortissima e lucidissima: la salute come Bene Comune. Cosa dicono? Che si sono resi conto che ognuno di noi può, e dunque deve, fare la differenza rispetto alla società, che vaccinarsi è un dovere oltre che un diritto, e che se vogliamo ripartire dobbiamo farlo. Può sembrare scontato, un gesto semplice, ma dietro c’è anche, e forse soprattutto, la volontà di vincere resistenze e paure, ragionare in termini di società, di affidamento al Sistema Sanitario Nazionale che ha dimostrato, nell’emergenza, di marciare sulle gambe di persone motivate eticamente ancor prima che tecnicamente.

Eroici sono stati i vegliardi della prima fase, che si sedevano sulla sedia vaccinale forse per la loro ultima battaglia civile dopo le devastazioni della guerra, e le speranze della ricostruzione. Alcuni la toccavano e la sistemavano, come fosse una sedia di casa loro. Affrontavano la sfida della pandemia con gli stessi valori che hanno, quelli si, fondato l’Italia del secondo dopo guerra, altro che i ragazzotti senza storia di Casa Pound! Ti mostrano le ferite che hanno subito nei luoghi di lavoro, spesso le mutilazioni, ridendo, quando gli chiedi se hanno paura dell’ago. Poi all’estremità opposta ci sono i ragazzi che vogliono vaccinarsi perché vogliono fare l’amore senza patemi: «Doc, uso già il preservativo, ma la mascherina non la voglio».

E poi le camionate, nel vero senso della parola, perché arrivano in gruppo sui bus aziendali, dei giovani operai ed operaie, tatuati che neanche uno Yakuza giapponese, anche loro beffardi di fronte alla possibilità di due linee di febbre ed un po’ di dolore al braccio. “Io dopo la prima dose ho continuato a lavorare, quelli che non si vogliono vaccinare sono degli scansafatiche” . Anche questi sono Italiani, ragazzi e ragazze orgogliosi di lavorare per la loro indipendenza e per il bene del Paese.

In trasparenza, dalle storie raccolte dall’anamnesi, anche l’Italia del welfare di prossimità, del volontariato diffuso: i nonni che si vaccinano per poter continuare a stare vicino ai nipoti mentre i figli lavorano, quelli che si occupano dei pasti caldi ai senza fissa dimora, o degli asili notturni, e ancora chi redige sotto il sole i pezzi di carta negli Hub vaccinali per quelli che non ce la fanno da soli a rispondere alle tante domande. Anni or sono, nei gloriosi ’70 del secolo scorso, chi scrive, studente in medicina ma già collaboratore de il manifesto, spesso viaggiava verso luoghi sconosciuti, di notte, con la nebbia e quant’altro, per consegnare le copie del giornale. Ora, mutatis mutandis, quanti sanno che rischi corrono alcuni corrieri che consegnano il vaccino dovendo rispettare la catena del freddo e rigide tempistiche?

Parlando la mattina con alcuni di loro ho ritrovato lo stesso spirito civico, non l’ideologia, ma qualcosa di più accomunante, l’ideale.
Ecco, infine , ciò che ho cercato, non di analizzare, ma di porre in evidenza attraverso esempi concreti: esiste nel nostro Paese, nei nostri cittadini , negli Italiani, una visione molto più ampia ed inclusiva, responsabile ed anche gioiosa, dell’impegno ad ottenere il Green pass che per molti, decine di milioni, significa non liberismo ma vera libertà, quella che nasce dal rispetto degli altri e soprattutto di se stessi, delle proprie convinzioni di appartenere ad una comunità di destino, non a schegge irrisolte che macinano paure profonde condotti alla morte dai Pifferai di Hamelin della estrema destra mortuaria. E non regaliamo questa passione civile a Draghi, che è la destra vera che fa paura.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento