Cultura

Non desiderare la donna d’altri, un tabù infranto

Non desiderare la donna  d’altri, un tabù infranto

NARRATIVA Il nuovo romanzo di Giordano Tedoldi che torna in libreria per tunuè

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 26 luglio 2017

A quattro anni da I segnalati (Fazi) e a uno dalla ristampa della raccolta di racconti Io odio John Updike (sempre per Fazi, nel 2006, e riproposta nel 2016 da minimum fax), Giordano Tedoldi torna in libreria con un romanzo complesso e ambizioso: Tabù (tunuè, pp. 361, euro 14,90).

SULLA SOGLIA, già il titolo – come il capitolo iniziale – ci prepara alla temperatura emotiva del libro, agitato, più che da una torsione filosofica, da un vero e proprio rovello antropologico; l’attacco è diretto, le intenzioni di Piero Origo – uno dei protagonisti, quello intorno cui ruotano tutti gli altri – dichiarate, il primo tabù da infrangere svelato: non desiderare la donna d’altri. Perché è proprio questo, infatti, che desidera Piero: lui vuole Emilia, la moglie insicura del suo miglior amico, Domenico, narciso accademico. Pure, non si tratta solo di questo. Non è questo il solo tabù. C’è poi Dolores, detta Dolly, vero e proprio deus ex machina del romanzo, e ci sono Marco e Giuliana a agitare cappe scarlatte davanti agli occhi di Piero. E Antonia e Barbara, Danilo e Eva.

NELLA COMITIVA di persone che frequenta, ama, tollera e disprezza (comitiva che poi diventerà comune), Origo agisce come un virus per scompaginare dinamiche prestabilite e convenzioni condivise; mosso da un’inquietudine radicata e irrisolvibile, sperimenta il grado di sopportazione della tolleranza alzando di continuo l’asticella di resistenza etica dei rapporti umani. E lo fa esponendo prima di tutto se stesso agli effetti potenzialmente distruttivi delle sue azioni, come un martire laico e illuminista: la cerchia di amici, il clan – da sempre osservatorio privilegiato di Tedoldi – si apre a nuovi ingressi, fissa regole, le tradisce, perde pezzi, si sfalda e si ricompone, ma tutto questo non è senza conseguenze: alla geometria dei rapporti – che sono quasi sempre legami di sangue – si sovrappone, quasi ne fosse la cartina di tornasole, la medicina dei corpi.

L’AUDACIA, l’ambizione, il coraggio e la spregiudicatezza di Piero – per il quale non esiste pensiero se non in atto – producono scorie di senso e di materia. Nulla sembra basti alla sua sete di conoscenza e nessuno, se non un’anima affine alla sua, la più inaspettata, la più inattesa, dimostra di essere in grado di tenere il suo passo tragico e vitale. Sarà quest’anima, questa persona di cui è impossibile svelare qui l’identità senza corrompere l’effetto sorprendente della struttura romanzesca di Tabù (una struttura che alterna registri, progredisce e regredisce sconvolgendo il tempo lineare del racconto in favore di quello ellittico della narrazione); sarà questo deuteragonista, dicevo, ad accompagnare il progress di Piero verso il suo inevitabile epilogo. E oltre.
Nell’eterno-ritorno della fraîcheur des premières impressions, «ovvero la tentazione della tentazione».

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