Italia

«Non ci sono prove di un’aggressione a Della Gatta»

L'avvocato del giovane migrante I gestori del centro si inventavano delle irregolarità da parte dei migranti per non dargli pocket money e costringerli a lavorare

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 19 novembre 2017

Gli avvocati Hillary Sedu e Antonella Marfella assistono Alagiee Bobb. Sono stati loro a rintracciare il fratello che vive in Italia, mentre un altro è in attesa di asilo in Germania. «Molti cittadini di Gricignano – raccontano i legali – ci stanno chiamando per esprimere la loro vicinanza ad Alagiee. Qualcuno si è offerto di aiutarlo a sostenere le spese mediche, i danni che ha subito sono molto gravi, ci vorrà un equipe medica fatta da molti specialisti per cercare di riparare alla devastazione prodotta dai due spari».

Avvocato Sedu, Della Gatta dice che è stata legittima difesa, era stato colpito con un sasso.

Della Gatta aveva il permesso per detenere l’arma non quello per portarla e comunque non poteva portarla nella struttura. Le modalità poi non configurano la legittima difesa: le prove sommarie portano a pensare che ci sia stata premeditazione. Non risultano testimonianza o evidenze che sia stato colpito da un sasso. Con la chiusura delle indagini vedremo quali prove a supporto ci sono, se ci sono. Anzi a noi risulta che il primo a colpire sia stato Della Gatta con il calcio della pistola.

Si punta il dito contro Alagiee, dipinto come un soggetto instabile, al punto da provare a incendiare il Cas.

Si tratta di un equivoco: gli amici di Alagiee non hanno mai avuto lezioni di italiano, nelle lingue che conoscono hanno solo provato a spiegare che il loro amico soffriva di mal di testa. Voleva andare in ospedale e nessuno l’ascoltava. E poi, rispetto all’incendio, non c’è stato nessun rogo tanto è vero che non sono intervenuti i pompieri.

Alagiee avrebbe potuto chiedere aiuto al fratello Abubakar, che è in un Cas a Reggio Emilia?

Il regolamento dei Centri di accoglienza prevede che non ci si possa allontanare per più di tre giorni, pena l’espulsione dal circuito dell’accoglienza. Il motivo è che ci si preoccupa di governare i ragazzi alloggiati ma non si considera che ci possono essere delle motivazioni importanti, come nel caso di familiari in difficoltà ospiti in altre città.

Alagiee andava a lavorare nei campi anche se aveva forti dolori alle ossa, esasperando le sue condizioni

È arrivato in Italia già molto provato dalle violenze e dalle torture subite in Libia, aveva contusioni e fratture agli arti superiori e inferiori non curate. Avrebbe dovuto ricevere il pocket money ma i gestori, per massimizzare i profitti, avevano inventato un sistema: dicevano ai ragazzi che avevano commesso delle trasgressioni e dovevano subire una punizione disciplinare che consisteva nel requisire il pocket money. Così finivano a lavorare in nero. Nel Cas non c’era assistenza legale né medica, né mediazione culturale e neppure lezioni di italiano. Nel centro, ubicato in aperta campagna, faceva freddo, non c’era acqua calda, il vitto non era buono, i richiedenti asilo erano stipati in spazi non adeguati al numero. La legge parla di 15 metri quadrati a migrante, loro si dividevano 1,5 metri quadrati a testa. Sono tutte violazioni che rendevano il centro non conforme al bando della prefettura di Caserta.

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