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«Non ci faremo chiudere in casa: in piazza contro l’apartheid degli anziani»

«Non ci faremo chiudere in casa: in piazza contro l’apartheid degli anziani»Un'anziana ricorda le vittime nelle Rsa

Intervista a Ivan Pedretti Il segretario dello Spi Cgil: la proposta degli economisti è un'idiozia, non tiene conto della dignità delle persone, ci mobiliteremo

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 1 novembre 2020

Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil, gli economisti Carlo Favero, Andrea Ichino e Aldo Rustichini propongono sostanzialmente di isolare gli anziani per diminuire i costi sociali ed economici della pandemia da Covid. Da segretario del sindacato cui sono iscritti 2,5 milioni di pensionati cosa ne pensa?
Mi sembra francamente un’idiozia. Come sempre si guarda ad altro invece di risolvere problemi complessi. Si accorgono adesso che la nostra società è invecchiata? Serviva farlo 20 anni fa rimodulando tutto il welfare, a partire da una sanità di prossimità sul territorio. E invece veniamo da 20 anni di tagli alla sanità pubblica che oggi paghiamo davanti alla pandemia. Scegliere scappatoie all’ultimo minuto non ha senso. L’emergenza si affronta assumendo medici e infermieri, spostandoli sul territorio.

La proposta di una «apartheid anagrafica» ha avuto molte critiche ma non sono pochi i commentatori che la ritengono perseguibile per «la tutela della salute».
Chi lo pensa non si rende conto che stiamo parlando di milioni di persone, non vuoti a perdere. Gli anziani sono ormai un terzo della società e sono già i più colpiti dalla pandemia: persone che hanno liste di attese lunghissime nella sanità per tutte le patologie e molti dei quali non si curano più perché hanno paura proprio del Covid. Questa è la vera emergenza: l’aver consegnato buona parte del nostro territorio, specie in Lombardia, alla sanità privata. Gli economisti che hanno lanciato questa proposta ragionano senza tener conto della realtà, della vita quotidiana di milioni di persone.

Il segretario generale dello Spi Cgil Ivan Pedretti

Voi difatti state pensando addirittura ad una mobilitazione nazionale per far sentire la vostra voce. Come pensate di organizzarla?
L’abbiamo decisa unitariamente con Fnp Cisl e Uilp per fine novembre per ribadire le nostre priorità di intervento. Dalla sanità territoriale all’assistenza sociale costruendo nuove tipologie di strutture come le Case della salute che possano aiutare gli anziani vicino casa. Senza dimenticare la Legge nazionale sull’autosufficienza che non è ancora stata implementata. Per fare tutto questo serve un intervento finanziario cospicuo e noi siamo favorevoli ad usare anche il Mes. In più, pur apprezzando l’intervento del governo sul blocco dei licenziamenti fino a fine emergenza, pensiamo che lo Stato deve puntare ora forte sulla sanità pubblica come priorità della legge di bilancio.

[do action=”citazione”]Un’idiozia separarci dai giovani. L’emergenza è dovuta a 20 anni di tagli alla sanità. Noi parti civili nei processi sui morti nelle Rsa. Ci faremo sentire a fine novembre per avere risposte[/do]

La pandemia come ha impattato e come impatta nella vita di una grande organizzazione come lo Spi che faceva leva sulla partecipazione diretta della cosiddetta terza età che voi definite «liberetà»?
Abbiamo dovuto attrezzarci usando il più possibile la tecnologia. Durante la prima ondata abbiamo contattato il maggior numero di persone possibili per sentire se stavano bene e se avessero necessità di aiuto, organizzandoci per fornirlo. Poi abbiamo ricostruito il legame con le persone facendo assemblee in videoconferenze, che a volte sono state più partecipate che in presenza. Alla lunga però l’elemento fisico, sociale è necessario e per questo torneremo a mobilitarci. Credo che gli economisti si sbaglino se pensano che chiudendoci in casa si risparmia. Anzi, isolando le persone sole si rischia di aggravarne la situazione e di dover spendere più in assistenza e sanità.

E qui veniamo al grande scandalo delle Rsa, le residenze sanitarie assistenziali nelle quali durante la prima ondata sono morti migliaia di anziani e che ora, denuncia l’Fp Cgil, sono state svuotate di medici e infermieri.
Sì, noi ci costituiremo parte civile in molti processi che stanno partendo in Lombardia. Inoltre stiamo portando avanti delle ricerche per valutare non solo gli effetti sui malati ma anche sull’isolamento a cui sono stati sottoposti centinaia di migliaia di anziani ospiti delle Rsa nel nostro paese. La cosa grave è che ci risulta che anche in questi giorni si pensa di rifare come a marzo e di spostare gli anziani positivi al Covid dagli ospedali alle Rsa: una cosa gravissima e inaccettabile. Meglio dichiarare che non si vogliono più curare gli anziani come hanno fatto gli svizzeri. Invece stiamo facendo passi indietro nel rispetto della dignità delle persone.

Cerchiamo di chiudere con un po’ di ottimismo: nonostante tutto la vostra mobilitazione dimostra che gli anziani hanno la forza di reagire a questo incubo della pandemia.
Con tutte le cautele del caso, non bisogna farsi scoraggiare. Pensare al dopo e intanto teniamo unito il paese, come ha chiesto il presidente Mattarella. Per questo noi stiamo già preparando delle iniziative come i nostri Campi della legalità che in estate riporteranno giovani e anziani nei luoghi sottratti alla malavita e iniziative culturali per avvicinare giovani e anziani: i giovani ci insegneranno ad usare la tecnologia, noi insegneremo loro l’importanza della memoria.

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