Non c’è pace sul catasto. La delega slitta di nuovo
Fumata nera. L’ennesima. La delega fiscale, dopo essere rimasta per mesi in commissione aspettando un accordo mai arrivato, era passata nelle mani di Draghi un mese fa. Il presidente della commissione Finanze Marattin aveva gettato la spugna dopo una notte di tregenda: «Se ne occupi il governo». Che però non sortisce risultati migliori. Dopo essere slittato una prima volta il 19 aprile il sofferto approdo in aula, fissato per il 9 maggio, sfuma di nuovo. A chiedere più tempo, «per chiudere un pacchetto che tutti possano votare serenamente», è proprio il governo. «Il dubbio su dove stiamo andando mi viene», sbotta Marattin e prosegue ammettendo che «un minimo di preoccupazione di buttare a mare un anno e mezzo di lavoro condiviso ce l’ho».
Ma il punto è proprio che il lungo «lavoro condiviso» non ha smosso di un centimetro il problema, lo scoglio della riforma del catasto. Il governo ha assicurato in ogni modo che l’adeguamento dei valori catastali al reale valore di mercato non aumenterà il carico fiscale ma si tratta di una assicurazione poco credibile. L’ipotesi di continuare a pagare le stesse tasse per abitazioni di valore reale molto superiore a quello stimato nel 1989 è surreale. È vero che a occuparsene non sarà questo governo perché l’adeguamento non sarà completato prima del 2026, ma a quel punto una tassazione più adeguata sarà inevitabile.
Uno degli elementi che rendono il nodo indistricabile è proprio l’impossibilità di ammettere, e anzi di rivendicare, una misura di equità. La composizione della maggioranza obbliga invece a negare e nascondere l’evidenza, anche se quell’evidenza è volta a maggiore giustizia. L’altro elemento che complica tutto sono le elezioni imminenti: obbligano le opposte forze politiche della maggioranza a fare quadrato intorno alle loro bandiere e si sa che per Fi, ma anche per la Lega, non c’è bandiera che sventola più alta di quella del no alle tasse sulla casa. Inutilmente la delegazione al governo e lo stesso Gianni Letta hanno cercato di ammorbidire Berlusconi. Al solo sentir parlare di tasse sulla casa, non importa se giuste e giustificate, il Cavaliere vede rosso. Salvini, pressato dalla competizione senza quartiere con FdI non sta messo meglio.
In realtà col tempo la situazione invece di semplificarsi si è complicata, perché la destra della maggioranza considera inaccettabile anche l’introduzione della fiscalità duale che fissa una sola aliquota per tutti i redditi non Irpef. In questo modo, secondo Lega e Fi, sarebbero per forza aumentate sia l’aliquota sui titoli di Stato che quella sulle locazioni. Ed è anche questo un braccio di ferro ancora in corso.
La conferenza dei capigruppo deciderà ora una nuova data per l’avvio della discussione in aula. I 5S chiedono che, se si accertasse l’impossibilità di accordo, si vada comunque in aula e alla conta. La maggioranza ne uscirebbe a brandelli ma forse sarebbe anche un utile momento della verità dal momento che della maggioranza resta comunque ben poco.
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