Nomine Rai, la destra tira dritto. Schlein: «Prima la riforma»
Servizio pubblico Confermate le votazioni di domani in parlamento. I 5S pronti a eleggere il loro consigliere. No di Conte solo a Agnes presidente. Ma la leader del Pd insiste: insensato rinnovare ora il cda. Stasera assemblea Pd per decidere
Servizio pubblico Confermate le votazioni di domani in parlamento. I 5S pronti a eleggere il loro consigliere. No di Conte solo a Agnes presidente. Ma la leader del Pd insiste: insensato rinnovare ora il cda. Stasera assemblea Pd per decidere
Quando, all’ora di pranzo, tira ancora aria di ennesimo rinvio sulle nomine Rai, Maurizio Gasparri incrociando i cronisti in Transatlantico manda avvertimenti a destra e a manca: «Il presidente anziano non ha nessun potere, quindi possono candidare Matusalemme, e starà lì senza nessun potere». In questo caso il forzista lancia un altolà alla Lega: se, in mancanza di consenso su Simona Agnes, l’incarico di presidente del cda Rai verrà affidato al consigliere anziano – che nelle previsioni sarà quello indicato da Salvini, cioè Antonio Marano – la Lega agguanterà solo un pugno di mosche.
Per quanto riguarda invece le opposizioni, sappiano che «se non ci saranno i due terzi sul presidente, se non c’è un atteggiamento costruttivo, non si può pretendere di fare gli stati generali, la riforma».
NEL SUO MODO RUVIDO, Gasparri spiattella i termini di un possibile accordo. Le opposizioni e in particolare i 5 Stelle («stati generali» è la loro formula prediletta a proposito del confronto sulla riforma), sappiano che ogni intesa passa per il sì a Agnes, sul cui nome Fi non ha per ora nessuna intenzione di arretrare. Almeno fino al prossimo round.
Per eleggere la o il presidente di viale Mazzini serve infatti la maggioranza dei due terzi in commissione di vigilanza. Alla destra mancavano tre voti per il quorum e forse mancano ancora. Perché non è detto che Maria Stella Gelmini, dopo aver vergato comunicati ultimativi insieme agli altri partiti di opposizione sull’urgenza di una riforma Rai da anteporre al rinnovo dei vertici, una volta tornata in maggioranza se la senta di votare allegramente i nuovi vertici smentendo se stessa.
Negli ultimi giorni si sono fatte insistenti anche le voci di una possibile intesa con i 5 Stelle con vista Tg3 o Rainews. Ma Giuseppe Conte ha sostenuto pubblicamente che i pentastellati sarebbero disponibili solo su una presidenza «di garanzia» (circolano i nomi di Minoli e Di Bella, ma la destra non sembra prenderli in considerazione) e ancora ieri i 5S lo ripetevano in privato: sì a procedere con l’elezione dei consiglieri, dunque per quanto riguarda il Movimento a confermare in cda Alessandro Di Majo, no ad Agnes presidente.
Però il Pd, o almeno Elly Schlein, ancora fino a ieri provava invece a tenere il punto: no alle nomine, prima una riforma della governance in linea con il Media Freedom Act europeo.
La segretaria dem lo ha ripetuto ieri sera: «Noi sulla Rai abbiamo tenuto una linea chiarissima. Siccome è entrata in vigore una normativa europea che chiede finalmente di rendere la Rai indipendente dalla politica e dai partiti, noi vogliamo che si faccia subito questa riforma. Che senso ha rinnovare ora un cda che comunque sarebbe già a scadenza? Solo per spartirsi le poltrone?».
Messaggio che a questo punto sembra rivolto non solo alla maggioranza.
ANCORA NEL PRIMO pomeriggio di ieri il Pd puntava a appunto un nuovo rinvio della votazione sui consiglieri di amministrazione di nomina parlamentare (due scelti dalla camera, due dal senato), ma la conferenza dei capigruppo di palazzo Madama ha confermato che si procederà al voto domani. Da notare che uscendo dalla riunione il presidente dei senatori dem, Francesco Boccia, ai cronisti che gli chiedevano se il Pd parteciperà alla votazione aveva risposto: «Vedremo».
Insomma, il muro delle opposizioni che un mese fa sembrava compatto sulla linea «prima la riforma poi le nomine» si è sgretolato e lo stesso Pd, come spesso accade, è tutt’altro che monolitico.
Stasera si riunirà l’assemblea dei gruppi parlamentari dem per decidere la posizione. La segretaria – che ha sondato i leader di Avs Fratoianni e Bonelli, quest’ultimo a quanto pare più dubbioso sull’”Aventino” – tiene il punto ma il pressing perché trovi una via d’uscita è forte, e sul piatto c’è la spaccatura del futuribile campo largo.
OGGI SCHLEIN HA in programma un confronto anche con Conte. Al momento il fronte delle opposizioni resta se non altro unito sul no a Agnes.
L’uscita di scena della candidata di Tajani riaprirebbe le tensioni anche nel campo della destra. Perché dopo una sconfitta sulla presidenza Rai – tutt’altro che esclusa dalla premier, che starebbe già valutando un nome «di garanzia» – Forza Italia reclamerà una qualche contropartita. E la Lega non resterà a guardare.
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