Nomine Rai, è scontro preventivo
Viale Mazzini Fico: «No blitz autoritari per il sì». I dem: «Da lui e Freccero pretese da prima Repubblica»
Viale Mazzini Fico: «No blitz autoritari per il sì». I dem: «Da lui e Freccero pretese da prima Repubblica»
Il muro preventivo sulle nuove nomine ai Tg Rai scatena una tempesta, eppure potrebbe non aver fermato la macchina degli incarichi di Viale Mazzini. Per il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto ieri è stata una giornata di incontri di consultazioni: ha visto la direttrice uscente del Tg3 Bianca Berlinguer, ma anche i consiglieri Franco Siddi e Paolo Messa. Altri hanno ricevuto telefonate. Tutto questo per verificare la tenuta della maggioranza in consiglio di amministrazione, quella che servirà per far approvare, forse giù mercoledì 3 agosto il piano dell’informazione e di seguito la conferma al Tg1 di Mario Orfeo e le nomine di Ida Colucci al Tg2 e Antonio Di Bella al Tg3. Le consultazioni del dg qualche effetto l’hanno sortito se in serata Siddi ammette che «lo sviluppo del piano dell’informazione» può «comprendere anche eventuali avvicendamenti, nel rispetto dei principi di piano di cui il cda è titolare». «A me no, non mi ha cercato nessuno», puntiglia il consigliere Carlo Freccero, quello che ha fatto esplodere il caso «comunicando» al presidente della Vigilanza Roberto Fico (M5S) le voci di imminenti nomine di tre direttoti «tutti schierati sul sì al referendum».
Fico, dopo aver presieduto in maniera british le due sedute della commissione di mercoledì e giovedì, ieri ha scritto un post di fuoco su facebook. «In vista di una campagna referendaria cruciale per la democrazia non si proceda a nominare direttori di testata schierati per l’uno o per l’altro campo. Fino a oggi i dati parlano chiaro, il Sì è dilagante. Dobbiamo scongiurare qualsiasi tentativo di blitz autoritario». E ha convocato via social il premier Renzi e il ministro Padoan in Vigilanza in quanto «unici responsabili » del mancato rispetto del tetto dei 240 euro annui lordi in Rai. Più sbrigativo Alessandro Di Battista: «Questi “squadristelli” pensano di sostituire dalla Tv pubblica i non renziani. Solo così pensano di poter far vincere i sì al referendum».
Dal Pd, dopo un primo imbarazzo per la fuga di notizie sulle nomine, parte la contraerea. «Fico farnetica» a proposito della campagna per il sì, «si rilegga i dati, e potrà verificare l’equilibrio tra le forze politiche nell’informazione Rai», attacca Francesco Verducci, «e soprattutto la smetta di intromettersi nelle nomine, che spetta alla Rai fare in autonomia e non certo a lui». Per il ’giovane turco’ vicepresidente della Vigilanza Fico ricorda un «’capataz’ della prima repubblica». Ove le nomine dovessero arrivare, basta che le persone vengano scelte «sulla base dei progetti e dei piani».
Ecco il punto. Il piano dell’offerta informativa del direttore Carlo Verdelli ancora non c’è. Ne sono solo state presentate le linee generali in consiglio. Ma guarda caso ieri da viale Mazzini si ’fa sapere’ che nella riunione di cda convocata per mercoledì 3 agosto Verdelli illustrerà i dettagli del suo piano, «articolato in due parti, la prima dedicata a tg e radio, la seconda al digitale». Uno dei modelli possibili, viene spiegato, «è la traversalità dell’approccio messa in campo con successo nell’ultimo mese, dalla Brexit all’attacco di Dacca fino alla strage di Nizza e al tentato golpe in Turchia: fronti sui quali l’informazione Rai ha realizzato centinaia di ore di diretta, con il massimo impegno e coordinamento di tutte le risorse e ascolti ritenuti molto soddisfacenti». Un modo per annunciare una qualche riunione fra Tg3 e Rainews sotto la stessa direzione di Di Bella, attuale direttore della rete all news e in predicato di riassumere la direzione dell’ex Telekabul.
Ma la polemica politica non si ferma. Il Pd è spaccato, la minoranza mette in guardia dalle ’epurazioni’ e chiede che ci si fermi prima di scrivere «una brutta pagina della storia della Rai».
E invece il renzianissimo Michele Anzaldi, recordman di attacchi al Tg3, stavolta lo ’difende’ dall’«etichetta» di essere schierato per il no attribuitagli da Carlo Freccero. «Perché la testata, la direzione e la redazione non annunciano querela nei confronti del consigliere Rai?». Replica Nicola Fratoianni (Si): «Ci fa piacere scoprire che Anzaldi che ha passato gli ultimi mesi ad invocare interventi censori nei confronti del Tg3, reo a suo dire di non volersi allineare al nuovo corso renziano del Pd, oggi ne rivendichi l’autonomia contro Freccero». A questo punto interviene la redazione del Tg3: sono «infelici ed inaccettabili» le parole «di chiunque attribuisca alla nostra redazione una scelta di parte. Siamo e resteremo equidistanti, questo ci chiede la deontologia professionale e ancor più il nostro ruolo di giornalisti del servizio pubblico».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento