Avanti come un panzer: Giorgia Meloni e Alfredo Mantovano, coppia di ferro, sbaragliano le resistenze, impongono l’accordo su Andrea De Gennaro alla guida della Guardia di finanza. Non ancora la nomina, almeno la forma deve essere salva e dunque per ufficializzare bisogna aspettare il ritorno di Giorgetti dal Giappone. Ma palazzo Chigi si perita comunque di far sapere che la casella è definita senza appello e il Mef conferma.

PER CAPIRE QUANTO sia pesante il colpo inflitto al ministro dell’Economia basta ricordare che meno di due giorni prima, nella cerimonia di avvicendamento tra il comandante uscente Zafarana e il vice De Gennaro allora solo comandante ad interim, Giorgetti aveva detto chiaramente che la scelta sarebbe stata lunga e complessa, sottolineando che l’indicazione del nome spettava a lui. Infatti ieri le nomine non se le aspettava nessuno e del resto la voce non figurava neppure all’odg. La replica della premier e dell’onnipotente sottosegretario è arrivata ieri, affidata ai fatti e non alle parole.

Stesso discorso sul fronte Rai: palazzo Chigi senza perdere tempo ha piazzato nel cda Rai Roberto Sergio, destinato a sostituire Fuortes nel ruolo di ad. Sul suo nome non c’erano contenziosi ma anche in questo caso la coppia pigliatutto ha bruciato sul tempo il leghista indicando di fatto l’ad senza aspettare che lo facesse il ministro delegato, Giorgetti appunto. Il superpoliziotto Vittorio Pisani sostituisce come capo della Polizia Lamberto Giannini, che come ampiamente previsto avrà come premio di consolazione la prefettura di Roma.

LA RIMOZIONE di Giannini, considerato troppo vicino a Draghi e al predecessore Franco Gabrielli era uno degli obiettivi a cui mirava Salvini, che proprio per questo aveva travolto, senza troppo sforzo, le resistenze del ministro degli Interni: Piantedosi avrebbe preferito attendere la scadenza del mandato. Secondo alcune voci proprio la sostituzione di Giannini sarebbe stata la carta adoperata dalla premier, in uno scambio piuttosto teso in sede di cdm, per vincere le resistenze del leader leghista: la testa di Giannini in cambio del semaforo verde per De Gennaro. Se è andata davvero così, si è trattato di un mercanteggiamento per finta o di un bluff. A liberarsi di un capo della Polizia considerato non abbastanza affidabile la premier e Mantovano ci tenevano quanto Salvini.

IL MINISTRO DELLA DIFESA Crosetto, che aveva spalleggiato e forse addirittura spinto Giorgetti a puntare i piedi sulla Guardia di Finanza, incassa la nomina del suo candidato, il vicecomandante dei Carabinieri Riccardo Galletta, alla guida dell’Arma. Ma se la partita di potere reale all’interno del governo aveva per posta in gioco il ridimensionamento di Mantovano, e probabilmente è proprio così, Crosetto, come Giorgetti, esce dalla sfida messo al tappeto.

La Lega cercherà e probabilmente riuscirà in parte a rivalersi con le nomine ancora in ballo: prima di tutto quella della presidenza di Rete Ferroviaria Italiana, con 24 miliardi di fondi stanziati dal Pnrr. Il braccio di ferro, intorno a quella ricchissima poltrona, è tra Salvini e Fitto: uno scontro non solo tra partiti ma anche e forse soprattutto tra ministri che mirano a moltiplicare il proprio personale potere. Poi c’è la Rai: la premier ha già prenotato la direzione generale per Giampaolo Rossi, ma le scintille arriveranno con le nomine alle testate e ai generi. Sul Tg1 non si discute: sarà di Fdi con Gian Marco Chiocci o con Nicola Rao. Mentre il Tg2, ora diretto da Rao, con Antonio Preziosi andrebbe in area forzista e non leghista.

NON SARÀ UNA PARTITA facile, ma del resto quando si tratta di Rai non lo è mai stata. Per ora la vittoria della premier e della sua eminenza grigia Mantovano è netta, anche se pagata con un crescente malumore sia tra i leghisti che tra gli azzurri per metodi che definire spicci è poco e per un decisionismo quasi brutale. «Decidono che fare e ci informano», sintetizza un dirigente azzurro. Ma la premier non è la sola ad aver trionfato ieri. Senza muovere un dito l’ex capo della polizia e dei servizi Gianni De Gennaro si ritrova con il fratello alla guida della Gdf e un fedelissimo come Pisani a quella della polizia.