Visioni

Nomadi 1965-1979, canzoni per un amico

Nomadi 1965-1979, canzoni per un amicoBeppe Carletti e Augusto Daolio

Note sparse Un box in otto cd, un libro con foto celebra il rapporto artistico fra Augusto Daolio e Beppe Carletti. Nel cofanetto un intero album con materiale inedito ritrovato negli archivi

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 30 novembre 2016

Amici per sempre. Beppe Carletti e Augusto Daolio si conoscevano fin da piccoli, una frequentazione che con il passare degli anni assume carattere anche professionale. Oggi Beppe Carletti rende omaggio all’amico scomparso con un documento definitivo, I Nomadi 1965/1979 Diario di viaggio di Augusto e Beppe (Universal), un box contenente 8 cd e un libro con tante fotografie e qualche ricordo: «Come quella volta che riuscimmo a trovare un ingaggio da parte di un locale di Riccione, ci sembrava di toccare il cielo con un dito. Capimmo che potevamo guadagnarci da vivere senza dover andare a lavorare in fabbrica».

Anche negli anni di maggior successo il legame con la propria terra è rimasto immutato, tanto che ancora oggi Carletti continua a viverci. Oltretutto sua figlia Elena è diventata sindaco di Novellara dal maggio 2014 affrontando i problemi che ogni sindaco deve cercare di risolvere. «Per niente facile» avvisa papà Beppe «me ne parla e gli argomenti che la tengono sveglia sono i più vari, ma soprattutto è la richiesta di lavoro che gli arriva da più parti. Dalle nostre parti ci sono molti indiani dediti al lavoro della terra e delle stalle, con loro l’integrazione si sta realizzando, meno facile invece con pakistani e marocchini. Il problema poi è quello di reperire le risorse per le spese e in proposito a Novellara c’è un inceneritore che serve una vasta zona e il comune ne riceve degli introiti, ma purtroppo sono destinati a finire perché tra due anni verrà chiuso». Il megabox si apre su  Io vagabondo, la loro canzone più conosciuta uscita originariamente nel 1972. E proprio di quegli anni è stato ritrovato del materiale inedito negli archivi discografici, da formare un intero cd. «Mi hanno chiamato per farmelo sentire» – informa Carletti – «In effetti c’erano canzoni da salvare, tra queste Uomo di sole, Amore grande mio e Vento caldo, inoltre abbiamo aggiunto versioni alternative di Se restiamo ancora qui, Gli occhi tuoi e Balla Piero». Quest’ultima entra di diritto nelle canzoni più impegnate, insieme a Mamma giustizia e molte altre.

I Nomadi però non hanno mai fatto parte della schiera di gruppi che frequentavano i cosiddetti festival pop negli anni ’70. «Qualcuno lo abbiamo fatto» precisa Carletti «Le contestazioni le abbiamo subite anche noi. Una volta a Reggio Emilia gli anarchici ci hanno impedito di proseguire, a Catania durante il Cantagiro ci arrivarono dei sassi sul palco, noi cantavamo Dio è morto e ad Avellino ricordo che un signore mi si avvicinò appena scesi dal palco e mi disse aspramente che Dio non era morto». Il cofanetto contiene ben due cd con le canzoni di Guccini, uno  I Nomadi cantano e interpretano Guccini e Album Concerto,un live dei Nomadi insieme a Guccini, un grande successo. E chissà, a distanza di anni, cosa sarebbero stati i Nomadi ancora con Augusto, difficile pensarlo, certamente Beppe e Augusto sarebbero rimasti ancora insieme. «Avremmo fatto solo teatri» – immagina oggi Beppe – «perché Augusto aveva doti di narratore e sapeva catturare l’attenzione del pubblico». Augusto stava di nuovo entrando nel pieno della creatività, subito spezzata pochi mesi dopo l’uscita di Gente come noi del 1991.

Momenti dolorosi che oggi Beppe non vuole ricordare, lui che per omaggiare l’amico si è anche buttato a esplorare mondi lontani, per portare un po’ di serenità a chi ne aveva bisogno, aiutato dai proventi raccolti con alcune operazioni chiamate Tributo ad Augusto. «Ho cominciato nel ’94 andando a Cuba con una raccolta di matite e quaderni destinate ai bambini, ho poi proseguito il viaggio andando in India, Palestina, Cambogia, Laos e Vietnam per costruire case accoglienza per ex baby prostitute» Nonostante questo, ancora oggi i Nomadi hanno minimi accessi alla tv e nelle radio, a dispetto di un’attività live coronata da continui successi live. «Certo, ci farebbe comodo frequentare maggiormente i canali televisivi e radiofonici, ci faciliterebbe il percorso per mettere in cantiere altri progetti, ma non posso lamentarmi. Siamo stati al Festival di Sanremo nel 1971 e ci siamo tornati trentacinque anni dopo. E per la prossima edizione una canzone pronta l’abbiamo…, vedremo».

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