Visioni

«Noi siamo cosa facciamo, cosa guardiamo e così guarderemo i film»

«Noi siamo cosa facciamo, cosa guardiamo e così guarderemo i film»Steven Spielberg

Incontro Steven Spielberg, il presidente di giuria della sessantaseiesima edizione, si presenta sulla Croisette

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 16 maggio 2013

La volta che ricorda con più piacere è stata tanti anni fa, nel 1982, quando Steven Spielberg è planato sulla Croisette con quella tenera creaturina che conosceva soltanto due parole di lingua terrestre, e rispondeva al nome di Et. Il festival lo aveva voluto come film di chiusura, eppure nessuno, gli studios in particolare, credevano a un possibile successo del film: «Lo consideravano un piccolo film d’autore» ricorda in un’intervista al settimanale francese Telerama l’autore di Lincoln. Spielberg era «già» il regista di 1941 Allarme a Hollywood, Lo Squalo o I predatori dell’Arca perduta, aveva vinto il Gran premio per la sceneggiatura a Cannes per Sugarland Express, eppure sembrava non bastare. Invece quel «piccolo film» fu un successo planetario; Spielberg ricorda ancora l’ovazione con cui il pubblico di Cannes lo accolse: «Mi rivedo là, sommerso dagli applausi, è stato un momento magico, mi sembrava di essere sospeso in una specie di nebbia rosa e piena di felicità».

Da quel giorno ha fatto ancora moltissima strada, girato moltissimi film, mutato il sistema dell’immaginario. Cinefilo, amato da industria e cinephiles, Spielberg appare come il perfetto presidente della giuria di un grande festival. Difatti il curatore artistico Thierry Frémaux lo ha inseguito a lungo, e con pazienza, e finalmente è riuscito a averlo. Steven Spielberg è sulla Croisette, presidente della 66a giuria insieme a Nicole Kidman, Ang Lee, Daniel Auteil, Lynne Ramsay, Vidya Balan, Cristian Mungiu, Naomi Kawase, Christoph Waltz.

«È dal 1976 che non faccio parte di una giuria, sono un po’ arrugginito, l’ultima volta è stato a Avoriaz dove abbiamo premiato Carrie di Brian de Palma» ha dichiarato il Presidente che non ha perso il gusto del cinema – «Il fine settimana vedo anche tre o quattro film per recuperare quelli che ho perduto, figuriamoci se mi spaventa vederne due al giorno a Cannes!». La macchina festivaliera si è dovuta assoggettare alle sue regole. Aereo privato, villa, un gruppo di persone nutrito tra familiari e collaboratori – Spielberg si paga tutto da sé – pochissime interviste concesse tutte molto controllate cosa che ha fatto un po’ arrabbiare qualche quotidiano (Liberation).

Questione di metodo professionale, e scelta di indipendenza, perché poi Spielberg non ha nulla dell’inarrivabile «maudit» anzi: appare concreto, deciso: pochi giri di parole. «Non siamo qui a fare una campagna elettorale o qualcosa di simile. Noi siamo cosa facciamo, cosa guardiamo, e così guarderemo questi film». Il rituale della conferenza stampa di inizio festival con i giurati è brevissimo. Sorrisi, affermazioni di «è un grande onore», il testimone passa da Nicole Kidman, a Ang Lee, il più cerimonioso. Lui invece il presidente taglia corto: «Sarò un presidente democratico» dice.E se non troveranno un accordo? «Vorrà dire che farò un remake di La parola ai giurati (film del 1957 di Sidney Lumet con Henry Fonda determinato a convincere i giurati di un processo). Ci tiene però a ribadire le sue posizioni sulla pirateria: [do action=”citazione”]«Piratare i film è come tagliarsi una vena. Purtroppo è un problema di lunga data, è sempre stato abbastanza semplice entrare in una cabina di proiezione però cred che la tecnologia ci aiuterà in questa lotta, già adesso negli Stati uniti le cose sono migliorate».[/do]

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