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“Noi non ci arrendiamo”: l’Uisp sulla riforma dello sport

“Noi non ci arrendiamo”: l’Uisp sulla riforma dello sport

Lettera aperta Tra qualche buona notizia, resiste invece una cultura sportiva che fa fatica ad aprirsi, a contaminarsi, ad ammodernarsi ed un sistema sportivo chiuso che non permette lo sviluppo di tutte le energie vitali che la cultura motoria e sportiva del nostro paese meriterebbe

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 27 novembre 2020

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta del presidente nazionale Uisp Vincenzo Manco, dopo l’approvazione dei cinque decreti in attuazione della legge delega 86/2019.

Oggi è un giorno buono per lo sport se pensiamo agli effetti che dispiegano i cinque decreti legislativi approvati dal Governo, in esame preliminare, di riforma dell’ordinamento sportivo, in attuazione di altrettanti articoli della legge delega 86/2019.

Interventi presentati oggi dal ministro per lo Sport e le Politiche giovanili Vincenzo Spadafora, sulle tutele per i lavoratori sportivi, sul professionismo femminile, sulla parità ed il contrasto alla violenza di genere, sulla tutela dei minori, sul riordino delle norme di sicurezza per la costruzione e l’ammodernamento di impianti sportivi, sull’accesso degli atleti paralimpici nei corpi militari e civili dello stato, sul superamento del vincolo sportivo, sulla sicurezza nelle discipline sportive invernali, sulla tenuta del registro delle associazioni e società sportive.

Sono tutte conquiste che sentiamo in parte nostre per le costanti battaglie che la Uisp porta avanti da sempre su questi temi. Anzi, sul lavoro siamo stati proprio noi i protagonisti principali che hanno consentito l’emersione del problema, presentando un emendamento nel decreto Cura Italia che ha permesso il riconoscimento dell’indennità anche agli istruttori e agli insegnanti e non solo ai collaboratori amministrativo gestionali. Su tutto questo, bene! Anche se ci sentiamo di dire al governo di metterci la massima attenzione per accompagnare con le risorse pubbliche necessarie il riconoscimento che è stato fatto sul piano lavorativo onde evitare il collasso dell’associazionismo di base, che invece va tenuto al sicuro!

Invece è tutt’altro che un buon giorno per la mancata approvazione del decreto “sulla governance” dello sport.

È come se nessuno avverta il senso di aver perso una grande occasione per ammodernare un sistema sportivo che mostra da lungo tempo forti limiti allo sviluppo della pratica e della cultura dello sport e del movimento nel nostro Paese. Ancora una volta “quella montagna” si è mostrata potente, granitica, insormontabile.

Abbiamo letto in questi mesi tanti interventi da parte di tutti gli attori in campo, spesso molto negativi nei confronti della riforma. Abbiamo assistito a petizioni, a raccolta firme, manifesti che si sono moltiplicati per gridare quanto lo sport e la cultura del benessere motorio sia centrale per le politiche pubbliche.

Quali saranno i commenti di costoro che sono ritornati nella propria comfort zone dove le disparità di trattamento sono sotto gli occhi di tutti? Invece c’è chi ha scritto che alla Uisp sono riconosciute risorse pari o maggiori rispetto ad alcune federazioni sportive come se fosse cosa di cui indignarsi. Semmai il problema va assolutamente ribaltato. Occorre chiedersi come mai fino ad oggi le risorse siano sempre state molto sbilanciate a favore delle federazioni quando i numeri dei tesserati sono a favore della Uisp o della promozione sportiva in generale, e spesso in un rapporto da 1 a 100.

Abbiamo avuto modo di leggere anche strane ricostruzioni che vedrebbero il nostro ente collaterale a partiti o altro, con letture dietrologiche che ormai appartengono ad un periodo giurassico della politica. Ad un mondo travolto dai lunghi anni nei quali la Uisp ha marcato la propria autonomia senza mai cedere sui propri valori di progresso, solidarietà e diritti che sono quelli scolpiti nella nostra Costituzione e praticati quotidianamente attraverso i nostri soci, le realtà sportive affiliate e i nostri Comitati nel territorio.

C’è chi ha addirittura scritto che la promozione sportiva deve restare una prerogativa delle federazioni perché altrimenti non si coltiverebbero i talenti. Vogliamo fare l’elenco di quanti campioni nelle varie discipline sportive hanno mosso i primi passi nella Uisp o in altri Enti di promozione sportiva?

Li vediamo già. Tutti pronti, nelle varie tavole rotonde, nel dibattito pubblico a difendere il grande valore sociale dello sport, lo sport delle periferie, lo sport di coloro che sono esclusi dalla selezione, dall’alta prestazione.

Queste sono le nostre medaglie sociali! Quelle dello sport di comunità, coesivo, inclusivo, educativo che garantisce benessere e salute.

Da cosa dipendono la percentuale più alta di sedentarietà e di persone inattive nel nostro paese, la fascia d’età che in modo costante riguarda l’abbandono della pratica, le risorse umane e finanziarie distribuite in modo iniquo se non da due ostacoli principali che come Uisp ci ostiniamo a sottolineare a futura memoria e al netto della retorica che continueremo ad ascoltare.

Una cultura sportiva che fa fatica ad aprirsi, a contaminarsi, ad ammodernarsi ed un sistema sportivo chiuso che non permette lo sviluppo di tutte le energie vitali che la cultura motoria e sportiva del nostro paese meriterebbe.

Sono due grandi questioni che rimangono aperte e che ancora una volta non si sono volute superare!

Ma non ci fermiamo, continueremo a lavorare perché la pari dignità della promozione sportiva sia una questione acquisita nel nostro paese.

Le forze politiche non si sottraggano, tengano il punto. Il sistema sportivo si apra ad una necessaria fase nuova che comunque questi decreti segnano e si superino le rendite di posizione e i privilegi da parte di tutti!

E nell’interpretare soprattutto la crisi sanitaria che ancora ci attanaglia in una chiave non solo emergenziale, ma soprattutto prospettica, vogliamo guardare oltre. Non abbiamo letto mai nulla sul pensiero lungo che occorre avere, né dalle istituzioni sportive, né dalle varie petizioni di improbabili comitati sportivi o documenti che abbiamo visto circolare.

Pertanto, diventa sempre più urgente: un Piano nazionale per ricostruire l’infrastrutturazione dell’associazionismo di base, che guardi ai prossimi anni con interventi strutturali a sostegno, agendo non solo su defiscalizzazione, detrazioni, credito, fondo perduto. Andando a prendere risorse dalla voce relativa agli investimenti per le politiche di prevenzione della salute e allocandole nella promozione dell’attività motoria. Interventi per progetti nel rapporto tra scuola ed extrascuola per saldare il valore sociale della pratica con le comunità territoriali.

Progetti nazionali da inserire nel documento sulla Next Generation che riguardino lo sport nell’ambito dell’inclusione e della transizione ecologica.

C’è una canzone di Luciano Ligabue, La linea sottile, che nel ritornello pone spesso la domanda “da che parte vuoi stare?”. E a tutti coloro che hanno impedito che il decreto sulla governance andasse in porto, ricordiamo una scena del film “Gli intoccabili”. Quella in cui uno dei protagonisti chiede all’altro: “adesso, che cosa sei disposto a fare?”

La Uisp a queste domande ha sempre risposto in modo chiaro: dalla parte di chi lo sport lo promuove davvero sul territorio e con mille difficoltà e mettendoci sempre la faccia, senza tatticismi e senza infingimenti, ma con coerenza, serietà e rispetto di tutti.

Noi non ci arrendiamo!

L’autore è il presidente nazionale UISP, Unione Italiana Sport per Tutti

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