Cultura

Noi figli dei libri che abbiamo letto

José Saramago nella metropolitana di New York, 1996 foto Getty ImagesJosé Saramago nella metropolitana di New York, 1996 foto Getty Images

Scaffale «José Saramago, i suoi nomi: un album fotografico. Un ricchissimo repertorio di immagini, materiale documentale e testi raccolti da Alejandro García Schnetzer e Ricardo Viel, edito in Italia da Feltrinelli, a cura di Roberto Francavilla

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 20 dicembre 2022

La biografia è sempre un tentativo, spesso si muove nel campo delle ipotesi e si imbatte in angoli ciechi, nei quali non si riflette l’immagine del biografato. Si ha la sensazione che qualcosa sia rimasto diluito nel silenzio e questo non fa che ingrandire la dimensione della leggenda». Sebbene queste parole della scrittrice spagnola Marta Rebón trovino conferma nella maggior parte dei racconti biografici, alcuni tentativi sembrano andare oltre l’opacità delle vite altrui: è il caso del volume José Saramago, i suoi nomi: un album fotografico, ricchissimo repertorio di immagini, materiale documentale e testi raccolti da Alejandro García Schnetzer e Ricardo Viel, edito in Italia da Feltrinelli, a cura di Roberto Francavilla (p. 345, euro 39,00). Pubblicata in occasione del centenario dalla nascita, la fotobiografia di José Saramago sembra voler illuminare gli angoli ciechi, interrogare i vuoti, e riempire i silenzi impliciti in ogni narrazione biografica, mettendo a fuoco i momenti più significativi della vita e della traiettoria letteraria dello scrittore portoghese.
Organizzata in quattro sezioni – spazi/luoghi; letture/sensi; scritture/creazioni; legami/persone – e in buona parte inedita, la vasta collezione fotografica è accompagnata da brani tratti da opere, articoli di carattere politico, frammenti di diari, corrispondenza privata e altri testi, che non si limitano a fungere da mero corredo didascalico, perché anzi costituiscono l’essenza di un racconto capace di dare corpo e figura alla parola di Saramago.

LE VICENDE PERSONALI, la militanza politica, le amicizie con illustri figure del mondo della letteratura, della musica, dell’arte, della cultura lato sensu, e i personaggi della finzione letteraria si intrecciano con la Storia attraverso un quadro che acquisisce carattere di universalità ripercorrendo zone del passato che si riverberano sul nostro presente, poiché – scrive António Guterres nella prefazione – «una fotobiografia di José Saramago è, per condizione necessaria, anche un ritratto universale della storia dell’ultimo secolo, dei momenti, degli autori, delle correnti di pensiero, dei dibattiti che ancora oggi ci plasmano, sia noi che gli siamo contemporanei sia coloro che gli sono succeduti».
A partire dalla breve nota autobiografia, il racconto fotografico visita i luoghi attraversati e abitati dall’autore di Cecità, annodando spazio e tempo, geografia e memoria, vita e opera. La prima sezione, spazi/luoghi, disegna un itinerario di scoperta e formazione che comincia in «quel paese povero e rustico», la natia Azinhaga, la «culla dove si completò la mia gestazione, la sacca in cui il piccolo marsupiale si rannicchiò per fare della sua persona, nel bene e forse nel male, ciò che solo da se stessa, taciturna, segreta, solitaria, poteva essere fatto». Il percorso prosegue poi verso Lisbona, quella «della gente del poco avere e del molto sentire», una piccola città dentro la città, scenario di infanzia e adolescenza difficili, che rimarrà indelebilmente impressa nei ricordi di José Saramago perché «fisicamente, abitiamo uno spazio, ma, sentimentalmente, siamo abitati da una memoria»; mantre la cornice letterario si popola dei protagonisti dei diversi romanzi dell’autore portoghese: «quando mi è toccato ricreare lo spazio e il tempo di Lisbona dove Ricardo Reis avrebbe vissuto il suo ultimo anno, sapevo in anticipo che le due nozioni di tempo e di luogo non sarebbero state coincidenti: quella dell’adolescente timido che sono stato, chiuso nella sua condizione sociale, e quella del poeta lucido e geniale che frequentava le più elevate regioni dello spirito».

ATTRAVERSANDO L’EUROPA, l’Asia, l’Africa e le Americhe si arriva alla tappa finale del viaggio, l’isola di Lanzarote che «pur non essendo la mia terra, è terra mia», alla quale è intimamente e intrinsecamente legata, nelle parole di Pilar del Río, l’ultima parte dell’opera di Saramago, a cominciare da Cecità . Senza quel vento, quei crateri, i vulcani, non avrebbe scritto quei libri». Ed è proprio nelle due sezioni centrali del volume: letture/sensi e scritture/creazioni che si esplora la genealogia dello scrittore e le prime idee dalle quali sono nate le sue opere e i suoi personaggi. «Tutti gli scrittori – secondo Saramago – sono figli di ciò che hanno letto e di se stessi. Quelli sono i loro veri genitori»: da qui la presenza, tra le sue pagine, delle molte figure di riferimento della letteratura portoghese, da Luís Vaz de Camões a Padre António Vieira, da Eça de Queirós a Fernando Pessoa, accompagnate dai grandi nomi della letteratura mondiale, Kafka, Borges, Flaubert, Proust, Cervantes, il cui mosaico di letture e influenze hanno contribuito a formare la fisionomia letteraria di Saramago.

MA I SUOI INTERESSI e le sue fonti non si esauriscono nell’ambito della letteratura, si estendono all’arte e al cinema con Fellini e Almodóvar passando per la musica, la danza e l’architettura fino all’immersione nelle pagine di Marx; tutto confluisce nell’universo di Saramago, dove si alternano realtà e finzione, Storia e singole storie dando conto di un’umanità che «non è un’astrazione retorica, è carne sofferente e spirito ansioso, ed è anche un’inesauribile speranza».
L’ultima sezione, legami/persone, si apre al mondo privato degli affetti, delle amicizie, degli incontri significativi e delle affinità intellettuali, disegnando una geografia sentimentale i cui progenitori sono i nonni materni Josefa e Jerónimo, «due pastori, entrambi analfabeti e intelligenti, brave persone, che sapevano poco, ma sapevano tutto quello di cui avevano bisogno» e il punto di approdo è l’incontro con il grande amore della vita, la giornalista Pilar del Río.

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