Cultura

Nobel fisica, premiati gli scienziati che hanno messo a punto la «luce brevissima

Nobel fisica, premiati gli scienziati che hanno messo a punto la «luce brevissima

Assegnato dall'Accademia reale svedese delle scienze Il premio è andato ieri al franco-statunitense Pierre Agostini, all’ungherese Ferenc Frausz e alla francese Anne L’Huillier che hanno sviluppato la tecnologia con cui produrre lampi laser della durata di poche decine di «attosecondi»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 4 ottobre 2023

Il premio Nobel per la fisica è stato assegnato ieri al franco-statunitense Pierre Agostini, all’ungherese Ferenc Frausz e alla francese Anne L’Huillier «per i metodi sperimentali con cui si generano impulsi di luce della durata di attosecondi per lo studio della dinamica degli elettroni nella materia». I tre scienziati, che si divideranno in parti uguali poco meno di un milione di euro, hanno sviluppato la tecnologia con cui produrre lampi laser della durata di poche decine di «attosecondi» (un attosecondo equivale a un miliardesimo di un miliardesimo di un secondo).

La scoperta rivoluzionaria ha aperto nuovi orizzonti di ricerca nel campo della fisica su piccolissima scala. Il principio assomiglia a quello della fotografia: per ottenere un’immagine nitida di un soggetto in rapido movimento è necessario usare un tempo di esposizione alla luce altrettanto breve. Analogamente, grazie a impulsi così brevi gli scienziati riescono a visualizzare atomi e molecole con un dettaglio a lungo considerato inarrivabile.

L’idea originaria risale al 1987, quando L’Huillier dimostrò che la luce a bassa frequenza provoca l’emissione di luce ad alta frequenza attraversando un gas nobile come l’elio, il neon o l’argon. Negli anni successivi, Agostini e Krausz perfezionarono il meccanismo per ottenere «pacchetti» di luce molto brevi, con cui è possibile rilevare la velocità di un elettrone in fuga da un atomo o identificare le molecole.

L’Huillier è solo la quinta donna (contro 218 uomini) a vincere il Nobel per la fisica. Quando il comitato svedese l’ha chiamata per raccogliere la sua prima reazione alla notizia, ha sorpreso tutti definendosi «un po’ occupata». Ma poi ha sottolineato il coronamento di un percorso di ricerca durato decenni: «ancora oggi, a trent’anni dalla scoperta, stiamo ancora imparando cose nuove».

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