Noa: «Il mio linguaggio, un ponte tra Est ed Ovest»
Musica Parla l'artista israeliana in concerto il 29 luglio in Puglia al Locomotive jazz festival
Musica Parla l'artista israeliana in concerto il 29 luglio in Puglia al Locomotive jazz festival
Il «Locomotive Jazz Festival» giunge alla sua dodicesima edizione. Dal quattordici luglio al primo agosto l’Associazione Locomotive con la direzione artistica del sassofonista Raffaele Casarano propone per quest’anno una tematica necessaria: «la musica che nasce dalle periferie» luogo d’incontro tra le diversità. Un viaggio di dieci giorni declinato in trenta appuntamenti e circa cento artisti ospiti dislocati in 18 luoghi scelti per l’occasione tra la provincia di Lecce ed il resto della Puglia. All’alba del 29 luglio Marina Serra di Tricase si esibirà Noa con il suo attuale progetto – Noa & Band Love Medicine (anche titolo del suo nuovo album), insieme a Gil Dor, Adam Benezra e Gadi Seri. «In questo concerto – spiega la cantante israeliana – accosterò una moltitudine di influenze musicali e sonorità differenti, poetica che contraddistingue la mia musica. Amo e credo nella diversità, il mio linguaggio musicale è sempre stato costruito come un ponte tra Est ed Ovest. Cerco sempre di toccare la mente e il cuore del pubblico, trasmettere emozioni forti: passione, gioia, senza dimenticare tematiche pregnanti, come ad esempio l’immigrazione, i diritti delle donne, la libertà e l’uguaglianza, la pace e la morte.
Il suo sodalizio musicale con Gil Dor perdura da molti anni, come nasce la vostra collaborazione?
Gil è un musicista incredibile, tra i migliori e più rilevanti in Israele. Ha fondato la scuola di musica di Rimon, ed è stato anche il mio insegnante. Ad ogni modo, quando decisi di abbandonare il percorso scolastico, la chimica musicale tra me e Gil era così forte che decidemmo di continuare a comporre e suonare insieme. Quando Pat Metheny accettò di produrre il nostro primo album, sapevamo che avevamo intrapreso un percorso nuovo. La nostra carriera ci ha accompagnati nei luoghi più sorprendenti, abbiamo incontrato persone incredibili suonando solo la musica che più amiamo.
Secondo lei in che modo la visione sociale può essere restituita in campo musicale?
Deve essere restituita ovunque, non solo nel campo musicale. È attraverso il sistema educativo che bisogna continuare a far crescere la solidarietà; l’unità familiare deve continuare ad alimentare questi valori attraverso l’amore. Il senso della nostra unicità e dell’umiltà deve essere perseguito in tutti i campi: nella politica, nel business, nel mondo della moda, nella scienza, in tutte le piattaforme multimediali, ovunque! Quando questi valori compenetreranno il cuore e l’identità delle genti, anche la musica a quel punto ne sarà completamente permeata.
Il suo ultimo progetto «Love Medicine» sembra ricreare un luogo ideale all’interno del quale diverse culture musicali coesistono. Penso all’apporto musicale di Pat Metheny, o all’influenze sonore afro-brasiliane di Joaquin Sabina e Gilberto Gil e alla presenza dei Solis String Quartet. Come nasce questa scelta?
Love Medicine è un fiume in piena. Non è solamente un’opera discografica, è un progetto musicale che vuole illuminare, restituire luce… anche se, quando illumini, corri il rischio di scorgere sempre il tuo riflesso sugli altri! Ho intitolato questo progetto Love Medicine perché credo che sia questo il senso più profondo a cui la musica può tendere. Il nostro mondo tanto malato ne ha davvero bisogno.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento