No Tav ferita al volto: «È stato un lacrimogeno». La Questura nega
Valsusa La donna ricoverata sarà sottoposta a un intervento chirurgico
Valsusa La donna ricoverata sarà sottoposta a un intervento chirurgico
Giovanna Saraceno, l’attivista No Tav ferita gravemente al volto sabato sera a San Didero (Valsusa), si trova ancora ricoverata all’ospedale Molinette di Torino. Ieri i medici hanno confermato l’intervento maxillo-facciale programmato per giovedì mattina, perché la frattura più brutta è quella alla parte inferiore dell’orbita oculare, oltre quelle allo zigomo e al naso. Il movimento No Tav denuncia l’operato delle forze dell’ordine, per il fitto lancio di lacrimogeni ad altezza uomo, e come queste stiano «tentando di sviare dalle proprie responsabilità nel ferimento di Giovanna».
Fonti della Questura di Torino sostengono che è invece «impossibile» che le ferite riportate dall’attivista siano state provocate dal getto di un lacrimogeno. «Gli operatori delle forze dell’ordine – spiegano – stazionavano dietro una recinzione alta 4 metri e un lancio orizzontale non è proprio possibile. Il tipo di lacrimogeni utilizzato ha una gittata massima di 40 metri con tiro a parabola e si limita a disperdere 5 piccoli dischi che producono il gas».
Una posizione smontata dai No Tav. «La tesi cardine della polizia è che Giovanna Saraceno avrebbe dichiarato in ospedale di essere stata colpita da un corpo contundente, quindi, non potrebbe essere stata ferita da un lacrimogeno. Questo è totalmente falso – sottolineano su notav.info – Giovanna non ha mai dichiarato una cosa del genere, diverso sarebbe dire che sulla cartella clinica risulta diagnosticato un trauma cranico da corpo contundente. Questa è la prassi con cui viene catalogata qualsiasi ferita di questo genere dai medici di pronto soccorso, che sia stata generata da un lacrimogeno, da un bastone o da qualsiasi altro oggetto. La Questura non ha né le competenze, né il ruolo di determinare quale tipo di corpo abbia causato il trauma. Gli unici che potrebbero determinarlo sono i medici legali. A quanto ci risulta, Giovanna non è stata visitata da nessun medico legale fino a oggi».
Mentre le proteste contro il nuovo autoporto di San Didero continuano, ieri il movimento ha diffuso alcuni filmati in cui, durante le tensioni degli scorsi giorni, vengono sparati dalle forze dell’ordine lacrimogeni ad altezza uomo: «Il ferimento di Giovanna non è una fatalità ma una tragedia annunciata. Non era questione di se, bensì di quando». Rifondazione, con il segretario torinese Ezio Locatelli, chiede «una inchiesta autonoma sull’operato inconsulto delle forze dell’ordine».
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