No nuke, no fossili, no ponte. L’agenda di Legambiente
Ambiente Il flashmob di protesta contro politiche non incisive e che non puntano realmente a contrastare la crisi energetica è andato in scena in piazza Duomo a Milano.
Ambiente Il flashmob di protesta contro politiche non incisive e che non puntano realmente a contrastare la crisi energetica è andato in scena in piazza Duomo a Milano.
«Più solare zero nucleare» c’era scritto sullo striscione srotolato ieri mattina dagli attivisti di Legambiente Lombardia in piazza Duomo a Milano. Il flashmob di protesta contro politiche non incisive e che non puntano realmente a contrastare la crisi energetica è andato in scena mentre a Roma l’associazione presentava ai partiti l’Agenda per la prossima legislatura, 100 proposte di riforme e interventi per la prossima legislatura su 20 temi, tra cui spiccano ovviamente la lotta alla crisi climatica, l’innovazione tecnologica, il lavoro e l’inclusione sociale.
L’elenco contempla nuove leggi da approvare, come ad esempio quelle sull’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, sul consumo di suolo, sul riordino dei bonus edilizi e per rendere più efficace la lotta alla gestione illecita dei rifiuti e alle illegalità lungo le filiere agroalimentari, per la tutela della fauna e della flora protette. È importante, però, anche semplificare e velocizzare gli iter autorizzativi non dei rigassificatori ma degli impianti a fonti rinnovabili e dell’economia circolare. Servono anche quelle azioni poco appariscenti, come l’approvazione dei decreti attuativi mancanti sull’«end of waste», per favorire il riciclo, sull’agricoltura biologica o sui controlli del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente.
E poi, tra gli altri interventi da mettere in campo, uno spostamento di risorse pubbliche dai settori più inquinanti a quelli più innovativi e con minor impatto ambientale, intervenendo sui sussidi ambientalmente dannosi; il potenziamento in organico e competenze degli uffici centrali e territoriali preposti al rilascio delle valutazioni di impatto ambientale, delle autorizzazioni e ai controlli; investimenti in nuove infrastrutture green, a partire – secondo l’organizzazione ambientalista – «da impianti eolici a terra e mare, fotovoltaici sui tetti, agrivoltaici, impianti industriali dell’economia circolare, quelli per smaltire l’amianto, mobilità urbana a zero emissioni», e ancora acquedotti, depuratori, riqualificazione degli edifici scolastici.
Ciò che Legambiente non vuole è riassunto in due esempi: il ritorno al nucleare e il Ponte sullo Stretto di Messina, temi che hanno animato in modo surreale una parte della campagna elettorale. Varrebbe la pena invece parlare della riconversione ecologica del tessuto produttivo, «che può garantire milioni di nuovi posti di lavoro». Alla presentazione erano presenti Fratelli D’Italia, Pd, Lega, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Azione, Italia Viva, Europa Verde, Sinistra Italiana, Impegno Civico, Unione Popolare, Facciamo Eco.
A loro si è rivolto Stefano Ciafani, presidente di Legambiente: «Il nuovo esecutivo non potrà permettersi gli errori commessi dal governo Draghi, nato sotto l’egida di una auspicata transizione ecologica e che invece si è caratterizzato per una narrazione in negativo della “rivoluzione green” paragonata ad un bagno di sangue, per le politiche orientate alla diversificazione dei paesi da cui ci approvvigioniamo di gas e non per quelle finalizzate alla riduzione delle bollette e della nostra dipendenza dall’estero».
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