Lavoro

No al «Reddito», licenziati Fca chiedono incontro a Di Maio

No al «Reddito», licenziati Fca chiedono incontro a Di MaioI due operai del reparto confino di Nola sul campanile per protestare per non aver avuto il reddito di cittadinanza

Proteste Operaie Ancora sul campanile, non riesce la mediazione di Tridico che propone un decreto ad hoc. Secondo giorno di protesta a Napoli. I due operai non possono avere cibo e alcun aiuto

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 24 aprile 2019

«O la modifica alla legge sul Reddito di cittadinanza oppure da qui non si scende, anzi si sale fino alla punta del campanile»: ore 17 di ieri, l’incontro alla sede Inps di Napoli è appena iniziato, Mimmo Mignano e Marco Cusano dal campanile della chiesa del Carmine diramano con il cellulare un breve comunicato per ribadire la loro posizione, la protesta continua se non ci sarà un impegno per allargare la platea dei percettori a tutti quelli che hanno perso il lavoro nello scorso anno. Mimmo e Marco sono stati licenziati da Fca nel 2014 insieme a tre colleghi, Massimo Napolitano, Antonio Montella e Roberto Fabbricatore, per aver protestato contro l’azienda che li aveva spediti nel reparto confino di Nola, in cassa integrazione a zero ore, insieme a 300 operai considerati troppo sindacalizzati o con Ridotte capacità lavorative. Due dei dipendenti dislocati a Nola si tolsero la vita. Loro cinque decisero di inscenare il suicidio dell’allora ad Sergio Marchionne. Hanno vinto in Appello nel 2017 e perso definitivamente in Cassazione nel 2018. La documentazione per l’Rdc richiede i redditi di due anni prima e così le loro domande sono state scartate.

«CI SONO TANTI LAVORATORI che hanno perso il posto oppure hanno smesso di percepire gli ammortizzatori sociali ma due anni fa avevano ancora un reddito – spiega Antonio Barbati del Si cobas -. Senza la lotta di Mimmo e Marco questo vulnus nella legge non sarebbe stato conosciuto né riconosciuto». Barbati, con una rappresentanza del Si cobas e di operai, ha partecipato al tavolo di ieri pomeriggio, che ha prodotto dei passi avanti. I cinque potranno ripresentare la domando per l’Rdc allegando la sentenza della Cassazione. Ma questo non basta a far scendere Mimmo e Marco. Il commissario dell’Inps Pasquale Tridico, via telefono, ha spiegato che è pronto un decreto ministeriale per correggere la normativa, in modo da consentire la presentazione di una certificazione dei redditi relativa all’anno precedente ma, ha anche spigato, i tempi dipendono dal governo. Resta da valutare la richiesta della delegazione di considerare, al fine dell’erogazione, il reddito individuale e non familiare.

LA PALLA, QUINDI, PASSA all’esecutivo: la delegazione ha rifiutato un secondo incontro con i vertici Inps e ha chiesto, invece, un tavolo con il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. «La nostra battaglia è per l’allargamento della platea sociale ammessa all’Rdc e per la rimozione dei paletti che impediscono l’accesso ad ampie fasce del disagio sociale», hanno spiegato Barbati e Montella. In serata è lo stesso Tridico a confermare: «A maggio sarà emanato un decreto che introduce l’Isee precompilato con il quale vale il reddito attuale. Così si risolverà la situazione di tutti coloro che si trovano in una situazione di attuale difficoltà economica. Manca ancora un passaggio con il Garante ma Di Maio mi ha garantito che sarà emanato a maggio. Agli ex Fca chiedo di scendere e ripresentare la domanda».

MIMMO E MARCO RESTANO sospesi su piazza del Carmine. Da venerdì notte sono sulle impalcature che circondano il campanile di fra’ Nuvolo, che svetta per 75 metri. Ieri sono saliti fino alla guglia. La questura impedisce qualsiasi approvvigionamento, il vento talmente forte da rendere difficile ascoltarli al telefono: «Chiediamo un incontro urgente con Di Maio per discutere delle difficoltà dei licenziati, siamo disposti anche a scendere se ci incontrerà. Rappresentiamo quelli che vivevano di salario e, dopo il licenziamento, devono patire la fame, faccia un passo verso i veri poveri». La speranza è che in serata o stamattina decidano di tornare giù.

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