Italia

«No al lavoro festivo nei centri commerciali»

Oggi la protesta dell'Usb «L’8 dicembre io lotto», questo lo slogan della giornata di mobilitazione indetta dall’Usb del commercio contro lo sfruttamento nei centri commerciali e il lavoro festivo. «Il commercio è la dimostrazione […]

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 7 dicembre 2013

«L’8 dicembre io lotto», questo lo slogan della giornata di mobilitazione indetta dall’Usb del commercio contro lo sfruttamento nei centri commerciali e il lavoro festivo. «Il commercio è la dimostrazione che anche l’esistenza di un contratto nazionale di settore non basta più a tutelare chi lavora – spiega Francesco Iacopone responsabile servizi e commercio dell’Usb – Dal pacchetto Treu in poi abbiamo visto una continua deregolamentazione e precarizzazione anche del lavoro contrattualizzato: diffusione di contratti a progetto, part time forzati ecc con una conseguente flessione anche dei livelli salariali, dei diritti e della capacità di contrattazione di ogni singolo lavoratore. Con il decreto salva Italia di Monti poi è arrivata anche la liberalizzazione dell’orario di apertura, che ha dato il colpo di grazia, obbligando spesso al lavoro festivo e a turni insostenibili, o accettare per forza turni straordinari per arrotondare contratti part-time imposti».
Problemi particolarmente sentiti nei grandi spazi della distribuzione, aperti spesso fino a tardi e quasi sempre sette giorni su sette. Quei centri commerciali sorti negli ultimi vent’anni come funghi ai margini delle città e che rappresentano alcuni dei luoghi di maggiore concentrazione della forza lavoro: «Sono vere fabbriche della precarietà, con i grandi marchi che impongono disciplina e pretendono la massima flessibilità e disponibilità – racconta ancora Iacopone – Non sono pochi i casi in cui si arriva al mobbing e all’esplicito ricatto, per non parlare dell’ostilità verso chi si rivolge al sindacato». Nuovi luoghi della concentrazione del lavoro centri commerciali e outlet, a differenze delle fabbriche vedono la segmentazione per aziende diverse e con decine di forme contrattuali. Quello che servirebbe per il sindacato di base sarebbero proprio «delle Rsu per rappresentare tutti i lavoratori di un centro commerciale, per dare ai lavoratori la possibilità di contrattare con più forza su orari e aperture, tanto quando sulle condizioni di lavoro, per interrompere la competizione al ribasso».
Lavoratori e lavoratrici raccontano storie di soprusi e ricatti quotidiani. Stefania Trevisan, cassiera della Coop che con altre colleghe sollevò un putiferio scrivendo una lettera alla testimonial del marchio Luciano Littizzetto per denunciare le condizioni di lavoro: «Io la mia battaglia l’ho vinta, ma è stata dura, durissima reggere il clima d’intimidazione. In questi ambienti di lavoro poi c’è una doppia ricattabilità per le donne, sottoposte ad un mobbing che ho visto arrivare alle molestie sessuali e considerate lavoratori di serie b, sottoposte al ricatto del licenziamento in caso di maternità». O come la storia di un lavoratore che racconta come è stato costretto «ad accettare un part-time verticale per non perdere il lavoro. Cinque mesi l’anno mi alzo e vado a lavorare. il resto del tempo aspetto la chiamata per uno straordinario o per una sostituzione, senza poter mai dire di no perché i soldi non bastano».
Nel giorno in cui gli incassi per i padroni delle grandi catene commerciali sono i più alti di tutto l’anno da nord al sud presidi e cortei interni ai grandi centri della distribuzione e del commercio: da Roma a Bari, da Milano a Catanzaro, da Bologna a Salerno. Con i lavoratori anche realtà sociali dei vari territori, come a Roma, dove l’appuntamento è al centro commerciale di Roma Est, a cui parteciperanno anche le Camere del Lavoro Autonomo e Precario, collettivi studenteschi e movimenti per l’abitare.

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