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«No ai brevetti», Msf contro il colosso Gilead

«No ai brevetti», Msf contro il colosso GileadIl quartier generale della Gilead a Foster City in California – Ap

Covid-19 L’Ong chiede che su medicinali, test e vaccini non si applichino i brevetti. Nel mirino l’azienda americana che vendeva un farmaco anti-epatite a 80mila dollari a trattamento. Il farmaco più promettente oggi è suo.

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 29 marzo 2020

Medici Senza Frontiere lancia un appello affinché i brevetti su farmaci, vaccini e test diagnostici utili nella lotta al Covid-19 non vengano applicati. I brevetti conferiscono il monopolio sulla produzione farmaceutica, fissando il prezzo delle medicine senza concorrenza. Se il prezzo fissato è troppo elevato, farmaci e test possono risultare fuori portata soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Un’altra pandemia, quella dell’Aids negli anni ‘90, portò le aziende farmaceutiche occidentali a un duro braccio di ferro contro il governo sudafricano, che alla fine la spuntò e poté importare i farmaci fuori dal regime dei brevetti.

L’obiettivo principale ora si chiama Gilead. È l’azienda che produce l’antivirale remdesivir, ritenuto al momento la terapia più promettente anche se i primi dati sulla sua sperimentazione arriveranno a aprile. Gilead è la stessa azienda che per un altro farmaco anti-virale, il sofosbuvir contro l’epatite C, chiedeva fino 80 mila dollari a trattamento sul mercato statunitense, e diverse migliaia di euro anche in Europa. Il prezzo esorbitante ha fatto sì che i sistemi sanitari pubblici come il nostro hanno dovuto scaglionare l’accesso alla cura per i malati. Msf intende evitare che le stesse barriere vengano poste per i farmaci e i vaccini anti-Covid-19.

La campagna di Msf ha già avuto qualche effetto. Canada, Germania, Cile ed Ecuador hanno già avviato le procedure per applicare le “licenze obbligatorie”, cioè la produzione nazionale dei farmaci senza pagare royalties ai proprietari dei brevetti. La stessa Gilead ha rinunciato a una speciale designazione da parte delle autorità sanitarie statunitensi che avrebbe assegnato agli Usa un diritto di prelazione ventennale sui suoi farmaci. Ma non ha ancora comunicato se intende applicare il brevetto sul remdesivir.

«La Gilead fisserà il prezzo sul remdesivir durante questa crisi sanitaria globale e per gli anni a venire», dice Dana Gill, responsabile statunitense della campagna per l’accesso alle cure di Msf. «È ancora più vergognoso se si considera l’enorme quantità di denaro dei contribuenti e le risorse pubbliche che hanno partecipato alla ricerca e allo sviluppo del remdesivir».

Nel mirino della Ong anche la Cepheid, che ha appena avuto l’autorizzazione a commercializzare un test rapido sul Covid-19 in grado di dare il risultato in 45 minuti. La disponibilità dei test è un fattore strategico per il contenimento sull’epidemia. «L’azienda ha annunciato che venderà il test a 19,80 dollari a kit nei paesi in via di sviluppo, dove si vive con due dollari al giorno», scrive Msf, mentre ricerche indipendenti dimostrano che produrre il kit costa solo tre dollari. La conclusione di Dana Gill è senza appello: «Anche in questa crisi globale, le aziende del settore farmaceutico e diagnostico hanno scelto di essere parte del problema e non della soluzione».

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