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Nier Replicant, dipinto come nuovo

Nier Replicant, dipinto come nuovo

Nuova veste Torna il videogioco che fu sviluppato nel 2010 dal misterioso Yoko Taro in Giappone

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 15 maggio 2021

C’è una luce abbacinante, che non cessa mai di illuminare la disperazione di un mondo quasi defunto, dove rari sopravvissuti si estinguono oscurati a causa di un morbo metafisico incurabile e per le aggressioni letali di ombre mostruose ed evanescenti. Una luce crudele, inquisitrice, che arde sugli orrori e sulla quieta, stanca bellezza di una natura inerte, disinteressata.

Tornano la malinconia straziante e la tristezza esistenzialista di Nier Replicant, capolavoro incompreso per la sua ricercata, umana imperfezione, sviluppato nel 2010 dal geniale e misterioso Yoko Taro, e oggi ridipinto e restaurato in una versione aggiornata per le piattaforme Playstation 4, Xbox e Pc.

Nuovo protagonista
Si tratta di una quasi-novità per l’occidente, perché è il rifacimento del la versione di Nier uscita all’epoca solo in Giappone, pensato con un protagonista diverso: il fratello adolescente della giovane e malata Yonah invece del maturo padre di lei. L’esperienza non cambia in maniera drastica, salvo qualche variazione nei rapporti tra i personaggi, ma questa desolante, magnifica avventura risulta così più fresca per chi lo giocò allora, persino nuova, non solo per i miglioramenti ludici ed estetici che sono stati apportati all’originale.

Nier è ancor oggi un gioco lento, ripetitivo ma solo in una maniera illusoria, restituendo invece l’idea e la sensazione della fatica quotidiana e dolore del protagonista, che si strugge per trovare una medicina per la sorella e per aiutare gli abitanti del suo verde villaggio afflitto e degli altri avamposti.

Ovunque c’è sofferenza e motivi di nuova angoscia, mentre si compone un racconto magistrale e corale, una rapsodia di piccoli e grandi drammi, perché la morte è ovunque: un cane ucciso mentre cerca le erbe curative per il suo anziano padrone che nel frattempo perisce prima di sapere della morte dell’animale, una principessa straziata da un lupo durante il giorno delle nozze, vedove che piangono i loro compagni, bambini che perdono madri e fratelli maggiori e altre innumerevoli storie di miseria e di sconforto.

Così viaggiamo, combattiamo e dialoghiamo, in un gioco di ruolo e d’azione post-apocalittico che è elegiaco più che epico, ermetico e complesso con i suoi simbolismi e le sue allusioni non solo al passato storico della saga di Drakengard, dal quale Nier deriva, ma alla letteratura, al cinema, alla filosofia e alla mistica, oltre che alla storia del videogioco.

Perché non solo con la spada e la magia Nier ci fa giocare, ma con altri diversi generi ludici, spiazzandoci e sconvolgendo le nostre certezze: c’è una magione che esploriamo come quella dei primi Resident Evil, coltiviamo un orto e peschiamo, ci sono segmenti durante i quali ci muoviamo come in un «platform» bidimensionale e dei lunghi momenti nei quali possiamo solo leggere, come in un’antica avventura testuale, così che l’esperienza diviene pura letteratura interattiva.

Grimorio, Kainé
Nel corso degli anni in cui si dipana l’intreccio – il protagonista adolescente diventerà un giovane uomo – saremo accompagnati da personaggi straordinari: il Grimorio Weiss, che è un logorroico e saggio libro senziente; la meravigliosa, scurrile Kainé vestita solo con una succinta «lingerie»; il piccolo Emil, condannato a pietrificare chiunque con il suo sguardo e che assumerà in seguito la forma di un pupazzo sinistro e ghignante il cui eterno sorriso di metallo stride, in maniera struggente e poetica, con l’animo luttuoso del bambino.
All’arte della narrazione e dell’illustrazione di Nier Replicant si aggiunge quella della monumentale colonna sonora composta da Keiichi Okabe, musica sinfonica, corale o per voce solista in una partitura dalla mole immensa, melodie inscindibili dalla narrazione e dagli spazi del gioco, un panorama sonoro ed emozionale sconvolgente quanto gli eventi che stiamo esperendo.

Non finito
Nier Replicant, secondo una tradizione di Yoko Taro, è lungi dal finire quando giungerete ai titoli di coda perché ci sono infatti cinque conclusioni differenti, da non considerare alternative ma come i componenti di un affresco per comprendere appieno la storia. Una volta giunti al primo finale non dovremo comunque rigiocare da capo, ma dal momento in cui il protagonista è cresciuto, considerando che ci saranno ogni volta sostanziali variazioni e novità.
Magnifico malgrado sia talvolta spossante, forse anche per questo, Nier Replicant è dunque risorto, emancipato dalle incomprensioni di tanta critica che accompagnarono il suo primo lancio, scintillante e lancinante come allora, ancora di più; un trattato ludico-filosofico sulle domande angosciose dell’uomo a proposito della fine e sul coraggio di cercare delle risposte malgrado la paura.

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