Italia

Niente «manifesto» in biblioteca per la sindaca leghista è un «capriccio»

Monfalcone Andata a vuoto l’ennesima iniziativa per riportare manifesto e Avvenire a disposizione dei lettori della biblioteca comunale di Monfalcone. Poco dopo la sua elezione a sindaca la leghista Anna Cisint, […]

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 9 luglio 2020

Andata a vuoto l’ennesima iniziativa per riportare manifesto e Avvenire a disposizione dei lettori della biblioteca comunale di Monfalcone. Poco dopo la sua elezione a sindaca la leghista Anna Cisint, infatti, aveva bloccato gli abbonamenti ai due quotidiani che, per anni, erano stati disponibili nella sala di lettura assieme ad altri quotidiani. A Monfalcone la scelta aveva fatto scalpore, era partita una sottoscrizione, si erano fatte riunioni e assemblee finché l’amministrazione era stata costretta ad accettare un nuovo abbonamento al manifesto come «donazione da privati». La copia del quotidiano, però, era stata destinata … alla Casa di Riposo di Monfalcone. Nuove polemiche, nuove risposte stizzite da parte di Anna Cisint. Poi, finalmente, il manifesto aveva ripreso la strada della biblioteca. Ci si sarebbe aspettati di trovarlo a disposizione del pubblico come prima e al pari degli altri giornali, invece no. Il manifesto presente ma non sui banchi della sala di lettura. Qualcuno vuole leggerlo? Lo chieda. Sì, certo, bastava chiedere e, soprattutto, bastava poi restituirlo perché venisse riposto nello sgabuzzino del retro bancone.
A dicembre ennesimo step: un consigliere comunale aveva presentato una interrogazione alla sindaca per conoscere le motivazioni di tale trattamento «differenziato».

E’ di fine giugno la risposta: «La spesa di un ente pubblico deve obbligatoriamente rispondere ad un interesse generale, non può essere legittimata da un capriccio personale o da una desiderata di pochi intimi o per ragioni ideologiche di parte». Così la sindaca, poco disponibile alle ideologie se non quando si tratta di ospitare i labari della X Mas per ricordare la dannunziana marcia su Roma, o quando si proclama che il giorno della liberazione di Gorizia non è stato il primo maggio 1945 ma il 12 giugno quando i partigiani jugoslavi se ne erano andati (sostituiti dall’amministrazione anglo-americana). Dopo tutto è la stessa sindaca che annuncia liste di proscrizione per gli insegnanti che professino pericolose idee di sinistra così indottrinando le giovani menti indifese. E poi le querele che fioccano contro chiunque la contesti o, ultimamente, per fantomatici «assembramenti» mentre proprio lei auspica si riempia la piazza contro il governo. Sì, non c’è dubbio che tagliare l’abbonamento al manifesto sia stata una scelta puramente economica, quasi quasi la sindaca non avrebbe dovuto nemmeno ripeterlo tanto è reso credibile dal suo agire quotidiano. «La biblioteca è un servizio pubblico» ha seguitato la Cisint nella risposta, e non «una cassetta postale dove infilare ogni tipo di corrispondenza alla ricerca dello scontro ideologico».

Insomma, l’indirizzo politico della sua amministrazione è «quello di rispondere con correttezza all’interesse generale, senza le forzature ideologiche che hanno prevalso, specie nel campo culturale, nella precedente giunta». Bene così. Viene comunque da pensare che se questa battaglia per il manifesto sta tenendo banco da ormai tre anni, magari… chi la dura la vince.

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